Una delle aree archeologiche
finora individuate consiste in una fascia di terra di una
estensione mediamente non superiore ai 150 metri che, a partire
dal Baglio Carini (baglio dei pescatori), si estende per circa
un chilometro verso sud-ovest, costeggiando nel primo tratto la
riva del mare e poi proseguendo nell'entroterra fin presso le
grotte di Carburangeli.
In una serie di tombe a fossa,
esistenti fino ad alcuni anni fa proprio sulla roccia delle
grotte di Carburangeli e oggi distrutte per la costruzione di
alcuni edifici, sono stati rinvenuti reperti che rivelano una
occupazione del luogo sin dal III sec. a. C. Parte di essi sono
conservati presso il Museo Nazionale di Palermo. Si tratta di
fondi di anfore, macine in pietra lavica, frammenti di lucerne,
anse e manici di anfore, e ancora del frammento di una base di
colonna in marmo di epoca tardo-romana.
Nella contrada San Nicola
(nell'entroterra di Carburangeli), da cui dista circa 2 Km, sono
stati ritrovati importanti reperti di epoca romana e bizantina,
fra i quali uno splendido mosaico basilicale, successivamente
trasferito a Palermo. Nella medesima zona è stata rinvenuta, fra
le altre, una moneta bizantina dell'età di Giustiniano. Al di là
della contrada di San Nicola, individuata come la possibile sede
della Hyccara descritta da Tucidide, nella costa ad est di
Carburangeli è stata scoperta una zona ricca di ceramica a
vernice nera del V sec. a. C. Presso la collina di Moscala si
ritrovano segni di un insediamento urbano: frammenti di ceramica
del V, IV e III sec a. C, tracce di muri, massi di tufo
lavorato, pesi da telaio tronco-piramidali, punte di frecce in
bronzo, frammenti di anfore, ecc.
Ancor prima della scoperta
della Moscala è da collocare il ritrovamento di una necropoli
romana vicino al mare ad oriente del fiume di Milioti, nella
contrada Cupolone; mentre la necropoli Manico di Quarara ci ha
lasciato rare testimonianze della civiltà Elima.
Al confine tra Carini e Capaci
si estende la vasta necropoli di Ciachea con tombe a
forno, risalente all'Eneolitico. Il Salinas nel 1877 vi ritrovò
ceramica bruna dipinta a linee bianche. Una tomba interamente
espiantata è conservata nel cortile del Museo Regionale
Archeologico di Palermo. Tra le ceramiche ritrovate vi è il
cosiddetto "bicchiere di Carini", che è stato accostato
stilisticamente al vaso campaniforme dell'Eneolitico tardo
(4.000 a.C).
Catacombe per una estensione
di mq. 3500, rinvenute nella zona Villagrazia, confermerebbero
l'esistenza di una vasta comunità cristiana e, probabilmente,
anche di una sede vescovile. Fra i resti, una lapide funeraria è
conservata presso la Biblioteca Comunale di Carini;
dall'iscrizione si evince l'esistenza di una famigliola composta
da una madre greca, da un padre probabilmente romano e da un
bambino morto all'età di quattro anni.
Di notevole interesse sono
numerose grotte distribuite in tutto il territorio.
La grotta di Maccagnone,
situata alle pendici di Montagna Longa (m. 175 sul mare) ha una
estensione di m. 20 ed è parte di un'area più vasta, nella quale
nella metà dell'800 sono stati rinvenuti da Falconer resti di
fauna preistorica.
La grotta di "Fra Diavolo",
alle pendici settentrionali dei pizzi Corvo e Cerina, è di
origine tettonica. Il ritrovamento di alcuni reperti fittili al
suo interno, rivela il suo ruolo di necropoli rupestre.
La varietà dei reperti e dei
siti archeologici che il territorio di Carini offre al
visitatore sono, dunque, la testimonianza visiva di tanta
civiltà antica, in parte ancora da esplorare.