Sul piano urbanistico Carini
presenta due assetti perfettamente contigui:
quello medievale e quello moderno.
Il primo ha come riferimento
centrale il Castello, attorno al quale si estende l'antico borgo
con la Chiesa di San Giuliano, i magazzini del barone, lo stesso
edificio municipale. Il tutto, era circondato, verosimilmente,
da una cinta muraria, di cui la porta a sesto acuto antistante
il Convento di San Vincenzo è testimonianza, probabilmente
riferibile all'epoca normanna. Si tratta di un complesso di
grande suggestione, determinato primariamente dalla bella mole
del Castello, ma ben assecondato dall'articolato inanellarsi del
borgo, dove è facile immaginare l'antica vivacità delle botteghe
artigiane e dei depositi circostanti. Un agglomerato di casolari
presentava, al suo interno, piccoli cortili, di cui rimangono
ancora significative testimonianze.
Nel secolo XV cominciano a
sorgere alcune costruzioni presso il piano dei "Cardoni",
l'attuale Piazza Duomo, cosiddetto per la preesistente
coltivazione dei carciofi. Nelle vicinanze sorgeva l'antico
monastero Domenicano di San Mercurio, successivamente
abbandonato (1599) per il pericolo causato dalle acque del
torrente "Fiumarello", apportatrici di malaria.
Il vero, consistente processo
di inurbamento di Carini inizia nel XVI secolo, in coincidenza
con il risveglio dell'economia, soprattutto agricola, del
territorio e con l'impulso dato in particolare da Vincenzo II La
Grua all'immagine del feudo e del suo Castello. Sorgono palazzi
gentilizi, chiese e conventi, vengono effettuate le prime
lottizzazioni destinate ad abitazioni civili.
La regolarizzazione
cinquecentesca dell'impianto urbano porta alla prima definizione
di assi portanti e del grande piano antistante il Duomo, inteso
come centro della "croce delle strade". Uno degli assi
principali di Carini diventa così una lunga via che, partendo
dalla cascata di "Passo d'Acqua", scende giù per la Via Rosolino
Pilo, interseca la piazza del Duomo e prosegue per l'attuale Via
San Giuseppe. Altri assi di espansione si dipartono ad est della
grande piazza. Nel rione San Giuseppe, sorgono case gentilizie,
per lo più vicine alla cinta del Castello e nella piazza del
Municipio (Palazzo Sanches), nell'area dove oggi sorge l'ex
monastero di San Vincenzo. Altre case gentilizie vengono
costruite nella zona di San Lorenzo (Palazzo d'Afflitto e
Palazzo Ventimiglia) e nel rione Manganelli (Palazzo Marchese,
Vernagallo, Ondes).
Fra le costruzioni
settecentesche una menzione particolare merita il Palazzo
Cutietta. Con la facciata decorata a stucco, presenta al suo
interno soffitti a volta affrescati con scene mitologiche e di
ispirazione religiosa, opera di Giuseppe Brusca (1765),
l'artista che lavorò per la chiesa del Carmine. I pregevoli
stucchi sono invece di Gregorio Lombardo.
Nel 1745 viene tracciato un
altro asse portante, la Via Lunga, poi chiamata Corso Garibaldi,
che diventa la principale arteria di Carini. Soltanto
nell'Ottocento viene segnata la grande via del Corso Umberto,
vero e proprio asse di parata lungo la quale sorgono palazzi,
secondo una linea regolare e continua.
E' così che si configura una
straordinaria combinazione fra città e paesaggio. Due poli
perfettamente simbiotici e al tempo stesso tipologicamente
contrapposti, delimitano, infatti, questo asse. Da un lato, il
polo esterno, con la stupenda lunga prospettiva sul verdeggiante
pendio coperto di giardini di limoni, che guarda verso il mare,
vera e propria terrazza sul Mediterraneo; dall'altro, il polo
interno, costituito dalla grande piazza con la centrale fontana
monumentale, prospiciente la Chiesa Madre.
Una perfetta complementarietà
consente di passare, lungo un'unica verticale paesaggistica, dal
mare alla pianura verdeggiante tipica della macchia mediterranea
alle alture collinari premontane: una suggestiva sintesi
dell'immagine della Sicilia, specificamente connotata dalla
"memoria" del mito. Il "volo" della leggenda di Icaro, figlio di
Dedalo, non avrebbe potuto trovare memoria più adatta che in
questo meraviglioso territorio, dove si respira ancora l'aria
antica dei pescatori di Hyccara; dove la mole del Castello
comunica al visitatore dimensioni lontane fra Medioevo e
Rinascenza; dove ancora il profumo dei limoni si mescola con le
suggestioni di tanta arte figurativa distribuita nelle non
lontane chiese del centro storico di Carini.