Siracusa, culla della grecità
        
              Le tappe del percorso:
              Brucoli,
                Siracusa, Sortino,
                 Porta di Pantalica,  
              Palazzolo Acreide, Buscemi, 
              Grammichele,
                Caltagirone, Mineo,
                Palagonia, Scordia,
                
                 Lentini
		
        
               BRUCOLI
BRUCOLI
        Borgo di pescatori attestato su un porto-canale di splendida
        bellezza, la sua formazione risale all'epoca medievale. È presidiato
        dalla Torre bastionata, dal Castello posto all'estremità della
        penisola, costruito tra il 1462 ed il 1467 dal Governatore della Camera
        Reginale Giovanni Cabastida. L'edifìcio è stato recentemente
        restaurato.
        Al centro della collina della Gisira, vicino alla costa, sì erge il
        Santuario della Madonna Adonai, sorto alla fine del XVII sec. su un
        oratorio rupestre del II sec. d.C.. Per lungo tempo abbandonato, è
        stato riaperto al culto e il 5 agosto se ne celebra la festa.
        
        
         SIRACUSA
SIRACUSA
        Le origini greche della città sono databili al 734 a.C. e già nel V
        sec. a.C. Siracusa estende la sua influenza politico-militare un po'
        dovunqe nel Mediterraneo in cui da origine a numerose città come Akre,
        Casmene, Kamarìna, Ancona, Lissa e Corcira. Per secoli costituirà
        un poderoso baluardo della grecita contri i Cartaginesi, gli Etruschi e
        i Romani che solo con l'inganno potranno espugnarla nel 212 a.C. Gli
        artisti siracusani Evénetoe Cimone coniarono le più belle
        monete del mondo antico, i decadrammi. Siracusa fu la patria di Epicarmo,
        l'inventore della commedia; di Agàtocle che per primo tentò
        l'unificazione delle regioni meridionali d'Italia e fu anche la patria
        del grande Archimede, Con gli Arabi perderà per sempre (878 d.C.) la
        sua funzione di capitale dell'Isola ma continuerà a dare validi
        contributi alla cultura europea con il più grande poeta arabo in
        Sicilia, Ibn Hamdis. Il nucleo della vecchia città sorge
        sull'isola di Ortigia collegata, oggi, alla terraferma da un ponte che
        delimita due insenature, il Porto Pìccolo e il Porto Grande.
        Da visitare: Isola di Ortigia, le rovine del Tempio di Apollo,
        il Duomo, le Catacombe, il Museo Nazionale, la Fontana Aretusa, il Teatro Greco, le
        Latomie, l'Ara di Gerone,
        il Castello di Eurialo (a 8 km. da Siracusa).
        Il Fiume Ciane ed il Papiro.   
		Ciane, ninfa di Siracusa, tentò invano
        d'impedire il rapimento di Proserpina da parte di Fiutone, signore dell'Ade.
        Come punizione fu trasformata in fiume...; ma qualcuno afferma che
        fossero le lacrime della sconsolata Ciane a formare il corso d'acqua.
        Lungo le sponde del Ciane, nei dintorni di Siracusa, cresce ancora
        spontaneamente il papiro, con i suoi cespi alti fino a 3-4 metri e
        altrove ormai estinto. Il Ciane è un breve fiume le cui acque sgorgano
        dalle sorgenti di Fisima e Pìsimotta e sfocia dopo soli otto chilometri
        nel porto di Siracusa. In passato tutta questa area era acquitrinosa;
        qui si estendevano le paludi di Lisimelie che dopo opere dì bonìfica
        han-nao ceduto il posto a fertili zone agricole. Dell'area, visitabile a
        piedi o in barca, fanno parte anche le vecchie saline oggi abbandonate.
        Le saline. Le saline di Siracusa si estendono per circa 50 ettari;
        furono installate all'inizio del '600 e da allora hanno prodotto sale
        marino fino al loro abbandono ai primi degli anni '80. Oggi è previsto
        il loro parziale riprìstino per conservare, anche se a solo scopo
        didattico, una testimonianza di una tìpica tradizione siciliana ormai
        quasi scomparsa. Le saline sì osservano bene dall'area antistante il
        faro: l'acqua che le riempie è, ormai, solo quella piovana e nei mesi
        estivi la zona è spesso totalmente asciutta. In detto periodo si
        possono osservare il reticolo di argini in pietra o in terra ed i canali
        con i resti delle vecchie chiuse in legno che mettevano in comunicazione
        fra loro i diversi ambienti, permettendo la distribuzione dell'acqua
        marina ai diversi settori della salina fino alle cosiddette casedde,
        le vasche quadrate vicino al mare. Qui il sale veniva raccolto e
        conservato in cumuli protetti da tegole o custodito nel vasto magazzino
        a pochi metri dal faro. Oggi le saline sono, soprattutto, un
        luogo privilegiato per l'osservazione degli uccelli acquatici. Dalla
        punta rocciosa su cui sorge il Faro e lungo il percorso indicato si
        possono osservare facilmente, soprattutto d'inverno, da novembre a
        marzo, gli uccelli presenti quali folaghe, anatre, fenicotteri, cigni
        reali, falchi di palude, cormorani e gabbiani mentre in primavera si
        possono ammirare gli aironi cenerini, le bianchissime garzette, le
        curiose spatole dal becco a cucchiaio, l'ibis mignattaio nonché il cavaliere
        d'Italia nel mese di aprile.
        
        
         SORTINO
SORTINO
        Porta di Pantalica. Fra i Monti Iblei, adagiata sul colle
        Aita
        (438 m) e circondata da profonde vallate, si trova Sortino,
        tesoro di storia, bellezze naturali ed architettoniche, nel cui
        territorio insistono la Valle dell'Anapo, del Calcinara e la necropoli
        di Pantalica (XIII-VIII sec. a.C.).
        Nei registri angioini, all'anno 1277 si trova la prima menzione
        storica di Sortino, indicato come casale appartenente a Giovanni de
        Lentino. Divenuto feudo intorno al XIV secolo, venne assegnato alla
        famìglia Modica e, successivamente, agli Eredia. Questi ultimi nel 1477
        vendettero la baronìa al mercante pisano Guidone Caetano che la tenne
        fino al 1822. L'antico centro sorgeva nella valle del fiume Cicciosa
        era diviso in sei quartieri con abitazioni ricavate da aperture naturali
        delle rocce a cui si aggiungeva una parte anteriore in muratura. Il
        terremoto del 1693 distrus-se totalmente l'antico sito. Alla
        ricostruzione, più a monte, contribuì generosamente la famiglia
        Caetano. Il forte sentimento religioso spinse i sorti-nesi ad awiare
        numerose opere di costruzione e ristrutturazione di chiese e conventi
        secondo lo stile dell'epoca, il Barocco che rimane, ancora oggi, la
        caratteristica dominante del patrimonio architettonico di Sortino.
        Da visitare:   
		chiesa di S. Sofia (XV sec.), Chiesa Madre,
        Chiesa
        della Natività di Maria e Monastero di Montevergine, Convento e
        Chiesa dei PP. Cappuccini, Chiesa di S. Pietro, Chiesa del Purgatorio, i
        Palazzi Rigazzi Leopoldo, Parlato Tartaglia, Municipale, Musco, Rigazzi
        Mariano, Mariano Matera Valguarnera, Valguarnera, Sortìno-Serges.
        Da visitare nei dintorni: Pantalica e la Valle
        dell'Anapo
        Pantalica. Lantica Erbesso, o Hybla secondo alcuni, costituisce una
        eccezionale testimonianza dell'Età del Bronzo sviluppatasi dal XIII
        alI'VIII sec. a.C., serrata tra le Valli dell'Anapo e del Calcinara. Sorge a pochi chilometri da
        Sortino in un'area di eccezionale
        bellezza e
        di grande interesse naturalistico, storico ed archeologico. È come uno
        scrigno aperto che conserva, ancora, straordinarie testimonianze del
        passato. Isolata dalle alture vicine per mezzo di profonde vallate
        determinate dalle acque dei fiumi Calcinara e Anapo, è collegata
        ai monti circostanti dalla Sella di Filiporto. L'insediamento umano si
        ebbe intorno al XIII sec. a.C. quando gli abitanti della costa
        orientale, pressati dall'invasione di siculi ed ausoni, si ritirarono
        verso l'interno su alture accidentate ed inaccessibili.
        Dell'insediamento rupestre restano circa 7000 tombe a grotticella
        scavate nella roccia delle quali alcune (circa 5000) sono vere e proprie
        tombe preistoriche mentre quelle più grandi, i cosiddetti cameroni,
        sono abitazioni di età bizantina. La cultura di Pantalica
        risentì largamente dell'influsso egeo-miceneo come è riscontrabile nei
        vari oggetti ritrovati nelle tombe (oggetti custoditi presso il museo di
        Sìracusa) e nei resti dell'unico edificio riportato finora alla luce, YAnaktoron
        o Palazzo del Principe, posto in posizione particolarmente
        favorevole, sul settore meridionale dell'altopiano. Ledificio, di cui si
        conservano soltanto due filari, fu costruito con tecnica megalitica, con
        grossi massi sovrapposti secondo lo stile miceneo. Al periodo bizantino
        risalgono i resti di quattro villaggi rupestri e di tré chiesette. Il
        primo villaggio è caratterizzato dalla Grotta dell'Oratorio del
        Crocifisso in cui è possibile vedere i resti dì affreschi
        raffiguranti la Crocifissione e San Nicola; il secondo villaggio si
        trova all'inizio della necropoli di Gavetta, nel lato est
        dell'altipiano, e presenta 350 tombe e 70 abitazioni; il terzo villaggio
        si trova a sud di Pantalica ed ha per centro religioso i'Oratorìodi
        San Nicolicchio realizzato utilizzando ambienti preesistenti
        abbelliti di affreschi e scritte, di cui sono visibili soltanto
        frammenti di figure identifìcabili in Sant'Elena e S. Stefano; il
        quarto villaggio, il principale, si trova all'estremità occidentale
        presso l'ingresso di Filiporto ed è composto da più di 150 abitazioni
        a più stanze e da una chie-setta denominata S. Micidiario, ricca
        al suo interno di affreschi deteriorati dal tempo.
        La Valle dell'Anapo. Riserva naturale di grande interesse,
        costituisce l'espressione di un fenomeno carsico prodotto dalla lenta
        erosione delle acque di fiumi e torrenti che nel corso di varie ere
        geologiche hanno formato queste profonde gole o cave. Percorrere la
        Valle a piedi è una esperienza che vale la pena di effettuare per
        godersi al meglio lo spettacolo offerto dalle bellezze naturali che la
        contrassegnano in un percorso che si sviluppa per circa 13 chilometri
        tra i tipici platani orientali, pioppi neri e bianchi, salici ed un
        ricco ed odoroso sottobosco. Ma è possibile percorrerla anche con i
        pulmini che fanno la spola tra il bivio Càssaro-Ferla e Fusco, sulla
        strada che da Solarino porta a Sortine. La Valle rimase incontaminata
        fino al 1915 quando iniziarono i lavori per la costruzione del tracciato
        ferroviario Siracusa-Ragusa-Vizzìni. Disattivata nel 1956, di essa
        rimangono le stazioni, i caselli e sporadici caseggiati rurali ben
        integrati nel paesaggio che, col tempo, è ritornato al suo status
        primitivo riacquistando l'originario equilibrio ambientale. Merita una
        visita la stazione di Pantalica e, in particolar modo, la grande Masseria
        Specchi, tipica costruzione rurale. Percorrere la Valle dell'Anapo
        è come compiere un viaggio indietro nel tempo immersi in una natura
        incontaminata, in un magico silenzio rotto solo dal canto dell'acqua che
        scorre nel fiume. Numerosi apiari rustici, impiantati da epoca
        immemorabile nella valle, hanno consentito lo sviluppo dell'apicultura
        con una notevole produzione di ottimo miele.
        
        
         PALAZZOLO ACREIDE
PALAZZOLO ACREIDE
        Palazzolo Acreide/Akral. Subcolonia
        siracusana, fu fondata come
        avamposto militare nel 664 a.C. sulla sommità di un'alta collina del
        monte Lauro. Dopo la sua fondazione Akrai fu coinvolta nelle guerre
        siracusane e decadde sotto i Romani. Prima della fondazione della
        città, la zona fu abitata durante il paleolitico superiore (fino a
        20.000-10.000 anni a.C.). I resti monumentali più importanti sono il
        Teatro (III sec. a.C.), il Bouleuterion (luogo di riunione del
        Consiglio), due latomie ad est del Teatro, i Santoni (12 sculture
        rupestri). Le prime notizie dell'attuale centro si risalgono al XII
        secolo quando comparve con il nome dì Placeolum in una bolla
        papale del 1169. Semidistrutta dal terremoto del 1693 che sconvolse la
        Sicilia orientale, venne subito ricostruita trovando nello stile barocco
        l'omogeneità architettonica più significativa.
        Da visitare:   
		la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, la Chiesa di
        S. Sebastiano, la Chiesa di S. Paolo. Particolarmente interessante è la
        Casa-Museo fondata da Antonino Uccello; in essa sono raccolti i vecchi
        attrezzi e gli utensili della vita contadina, Museo Macina del Grano.
        Il Mulino ad acqua di S. Lucia (Museo della Macina del Grano) Ubicato
        nella Valle dei Mulini è il quarto di una serie di mulini che
        venivano messi in movimento dalle acque del torrente Purbella. La sua
        presenza viene attestata fin dal XVI sec. Si conserva ancora integro
        nelle sue parti, immerso in una valle incontaminata adombrata da querce
        e noci, animata solo dallo scorrere delle acque del torrente che lo
        lambiscono e dalla fauna che popola il suo territorio. Nei suoi ambienti
        è stato allestito, per consentire una lettura tecnica e storica del
        mulino ad acqua, il Museo della Macina del Grano in cui viene
        illustrata l'evoluzione avvenuta nella tecnica di macinazione dei
        cereali (dalla preistoria fino alla utilizzazione dell'energia
        idraulica), il lavoro e la maestria dei mugnai. Il documentario "Mulino
        ad acqua in Sicilia. Tecnica e lavoro", consente ai visitatori di
        avere una chiara comprensione degli elementi tecnici, facendoli vedere
        nella loro funzionalità, e dei lavori inerenti l'attività molitoria.
        
        
         BUSCEMI
BUSCEMI
        È un piccolo paese dell'Altipiano Ibleo, situato a 761 metri
        slm.
        Abbarbicato su una collinetta, si configura come un grande teatro
        naturale che domina la Valle dell'Anapo, circondato dalle testimonianze
        dell'antica Akrai, di Casmene e della Necropoli di Pantalica. Le radici
        stori-che di Buscemi affondano nella preistoria della civiltà umana.
        Dalla tarda età del bronzo fino al V-VI sec. d.C.non si sa nulla del
        primitivo agglomerato. Può solo dirsi che le tracce della presenza
        umana, nei siti archeologici che lo circondano, non vanno oltre il
        periodo bizantino e cioè oltre il periodo in cui si ha il formarsi di
        un grosso agglomerato trogloditico sul versante dov'è situata l'odierna
        Buscemi, determinando l'origine del sito. Le prime notizie storiche si hanno
        nel periodo arabo con il nome di dal' at Abi Samah.
        Successivamente lo si trova citato con il nome di Buxema, Bussema e
        Buscema. Il processo di ricostruzione dopo il terremoto del 1693,
        avvenuto nello stesso sito, segnò l'inizio della Buscami contemporanea
        con gli interessanti esempi dì architettura barocca, religiosa e
        civile.
        Buscemi, paese-Museo. A Buscemi, a differenza di tantissimi altri
        paesi, il legame con il passato e la cultura popolare non si è spezzato
        grazie alla realizzazione nel 1988 di un itinerario etnoantropologico
        nel centro dell'abitato che gli ha conferito la singolare e importante
        immagine di paese-museo. Il Museo, concepito fin dal suo nascere come
        testimonianza diretta e concreta della vita e del mondo del lavoro delle
        genti iblee, attraverso la riproposìzione delle autentiche strutture
        abitative e di lavoro musealizzate nello stesso luogo, costituisce
        museograficamente, un esempio unico in Sicilia.
        Da visitare: una statua dell'Addolorata di F. Quattrocchi (1732)
        nella Chiesa Madre, la chiesa di S. Antonio da Padova, la chiesa di S.
        Giacomo, i ruderi della città greca di Casmene, l'Eremo dì Fra'
        Giuseppe, la chiesa rupestre di S. Pietro (V sec. d.C.).
        
        
         GRAMMICHELE
GRAMMICHELE
        La città fu fondata dopo il terremoto del 1693 quando gli abitanti
        della vicina Occhiala, distrutta dal sisma, si trasferirono su
        questo altopiano dei Monti Caronia, a 521 m. s.l.m. A ricostruire
        l'abitato con l'attuale denominazione, sulla collina Piano degli
        Asfodeli, prowide il principe Carlo Maria Carafa Branciforte di
        Bufera e di Roccella. Una lapide sul frontone del Municipio
        ricorda il disastroso evento sismico: Nel 1693 i rimasti della terra d'OchuIa questo altipiano vennero ad abitare. La pianta a forma
        esagonale era stata disegnata dall'architetto Michele da Feria per
        volontà del principe di Bufera. Loriginale forma trae ispirazione dallo
        schema geometrico della Fortezza di Palmanova del Friuli. Al
        centro si trova una grande piazza attraversata da tré strade principali
        che creano sei settori e sei piazze più piccole. Le altre vie si
        sviluppano seguendo un sistema radiale concentrico che conferisce la
        forma esagonale all'intero abitato. Per questa sua caratteristica è
        fatta oggetto di studio presso numerose facoltà di architettura del
        mondo. Le radici storiche di Grammichele affondano nell'era neolitica e
        proseguono nelle successive epoche sicula, greco-arcaica, romana,
        bizantina e medievale. L'antica Eketla è stata trovata ai piedi
        del comlesso collinare Terravecchia-Occhiolà-Poggio dell'Aquila,
        a nord dell'attuale Grammichele. Gli scavi finora condotti hanno portato
        alla luce una necropoli siculo-greca in contrada Poggio dell'Aquila e un
        sito greco-indigeno in contrada Terravecchia oltre alla necropoli del Mulino
        della Badia.
        Da visitare: la Chiesa Madre, il Crocifisso ligneo del '600, a
        grandezza naturale, proveniente dalla distrutta Occhiolà e
        conservato nella chiesa di S. Leonardo; il Santuario della Madonna
        del Piano. Le zone archeologiche da visitare si trovano al Poggio
        dell'Aquila e in contrada Terravecchia; quest'ultima custodisce la
        necropoli del Mulino della Badia ed i resti della misteriosa
        città di Eketla.
        
        
         CALTAGIRONE
CALTAGIRONE 
        Città di origine preistorica, fu interamente distrutta dal terremoto
        del 1693. La ricostruzione le diede un nuovo volto d'ispirazione
        barocca. Caratteristica di Calfagirone è la tipica produzione di ceramiche artistiche, un'attività già fiorente nel periodo
        arabo grazie allo sfruttamento delle abbondanti argille locali. Dal 1965
        è sede del Museo Regionale della Ceramica. Una produzione
        artigianale
        molto antica è costituita dai fischietti in terracotta con
        calchi e tecniche vecchie dì più generazioni. Coloratissimi davanti e
        bianchi sul retro, sono a forma di soldati, preti, cavalieri, madonne e
        animali mitologici. Uno dei più divertenti è quello a forma d'uccello
        contenuto in una vaschetta. Riempitela d'acqua e soffiateci dentro: ne
        uscirà il canto purissimo dell'usignolo.
        Da visitare: Chiesa di Santa Maria del Monte con facciata di
        linea tardo-cinquecentesca, situata al termine dell'omonima Scala
        che, composta da 143 gradini con alzata rivestita in piastrelle in
        maiolica decorata, ogni anno, per la festa dì S. Giacomo (24 luglio),
        viene illuminata da 4.000 lumiere disposte lungo i gradini
        creando uno spettacolo di straordinaria suggestione; Chiesa di S.
        Francesco d'Assisi in forme festosamente barocche; Chiesa di S.
        Pietro con facciata goti-cheggiante stretta fra due campanili e
        rivestita in maiolica azzurra, verde e gialla; Chiesa di S. Giorgio
        che conserva il più antico dipinto fiammingo presente in Sicilia,
        rappresentante il Mistero della Trinità attribuito a Roger van
        der Weyden; Chiesa di S. Giacomo con all'interno un elegante portale
        policromo con sovrastante medaglione in marmo WAnnunciazione,
        opera del Gaginì: S. Maria del Gesù con statua della Madonna
        della Catena, squisita opera di A. Gagini; la Chiesa di S.
        Bonaventura; il Ponte di S. Francesco (1626/1666); i Musei
        Civici; la Villa Favitta in stile liberty, Villa
        Chiarandà-Jacona della Motta con elegante scalone d'ingresso a
        doppia rampa, Villa Gravina in stile liberty con torre-belvedere,
        le Necropoli del territorio, il Cimitero monumentale in
        stile neogotico, l'edificio delle Officine Elettriche
        dell'architetto Ernesto Basile, costituisce un compiuto esempio di
        architettura industriale di questo secolo.
        
        
         MINEO
MINEO 
        Città-presepe, Mineo è un piccolo gioiello adagiato su due colline
        che dominano una pianura odorosa di zagara. Il centro urbano,
        dall'impianto medievale, è attraversato da stradine e vicoli che ne
        ricamano il tessuto aprendosi, come per incanto, a suggestivi cortili
        interni impreziositi da artìstici ballatoi.
        Le sue origini sono antichissime come dimostra il ritrovamento, in
        località Palikè, di strumenti litici risalenti al X millennio a.C. Ma
        le numerose stazioni archeologiche rinvenute nel suo territorio
        dimostrano che il sito fu abitato anche nei secoli successivi. Durante
        la colonizzazione greca Mineo prese il nome di Menanion
        divenendo, per essere al centro di comunicazione e di commercio tra le
        zone di Catania e di Gela, la capitale della Lega Sicilia di Ducezio che
        comprendeva, oltre agli stanziamenti sul colle di Mineo, sul Monte
        Catalfaro, sul Piano del Bosco, anche i centri di Trinakrie, Erice,
        Palikè, Machalla, Maktorion, Murgentium, Rocca, Gatto, etc... Mineo
        diede i natali al siculo Ducezio che regnò nella cosiddetta Valle
        dei Margi. Per difendersi dall'egemonia greca di Siracusa questi
        fortificò la città dotandola dì mura di cinta di cui restano
        imponenti ruderi. I greci vi innalzarono un tempio al dio sole mentre
        nel periodo romano, nel 261 d.C., vi giunsero le spoglie dì
        Sant'Agrippina, patrona di Mineo. Gli arabi vi introdussero la coltura
        degli agrumi; i normanni trasformarono il ridotto fortificato voluto da
        Ducezio in un castello. Il sisma del 1693 danneggiò gravemente la
        città la cui ricostruzione impegnò più di cento anni.
        Da visitare: il centro storico, la chiesa di S. Maria Maggiore, la
        chiesa di Santa Agrippina, la chiesa di S. Pietro, la chiesa e Badia di
        S. Maria degli Angeli.
        
        
         PALAGONIA
PALAGONIA 
        Ridente e laboriosa cittadina della Piana di Catania, Palagonia fonda
        gran parte della sua economia sulla coltivazione degli agrumi. Le
        coltivazioni di queste piante caratterizzano anche il paesaggio ed i
        dintorni del paese. La città, di origine normanna, sorge su un sito
        abitato sin da epoche più remote come si evince dai ritrovamenti
        archeologici della zona. Non lontano dal centro abitato sorge
        l'interessante Eremo di Santa Febronìa, protettrice del paese. La
        costruzione di natura rupestre risale al VI-VII secolo. L'edificio è
        costituito da un vano di m. 9x6 con le pareti ricavate dalla roccia.
        All'interno, nell'abside, si trova un interessante affresco bizantino.
        Altri affreschi si possono osservare lungo altre pareti ma sono
        difficilmente distinguibili a causa dello stato di abbandono dell'Eremo.
        Da visitare: il centro storico, la Chiesa Madre dedicata a S.
        Febronia.
        
        
         SCORDIA
SCORDIA 
        Benvenuti a Scordia città delle più dolci arance del mondo.
        Così recitava un vecchio cartello posto all'ingresso del paese. Scordia
        è una cittadina della provincia catanese immersa nel verde degli
        aranceti dell'estremità meridionale della Piana di Catania, alle falde
        settentrionali dei Monti Iblei. E solo in questa zona compresa dal
        quadrilatero Scordia, Palagonia, Lentini, Francofonte maturano le
        dolcissime arance a polpa rossa vanto ed orgoglio dell'agricoltura
        siciliana.
        Il paese, già abitato in età preistorica ed in epoca romana, deve
        la sua fondazione al prìncipe Antonio Branciforte di Trabia che nel
        1628, ricevuto in dote dalla moglie Giuseppina Campulo il Casale di
        Scordia Sottana, ne incrementa l'economia e lo sviluppo civile e
        sociale mentre, per volere del rè di Spagna Filippo IV, viene nominato
        1° principe di Scordia.
        Le origini preistoriche del sito sono documentate dalla presenza di
        antichissimi insediamenti siculi (IX-VIII sec. a.C.) e dalla presenza di
        numerose grotte artificiali nella zona Cava (fra tutte spicca la
        caratteristica Grotta del Drago costituita da due piani collegati
        da una scala interna scavata nella roccia).
        Da visitare: la Chiesa Madre, la chiesa di S. Antonio da Padova, la
        chiesa di S. Maria Maggiore.
        
        
         LENTINI
LENTINI 
        Abitata dai siculi della mitica Xuthia fondata, secondo
        Diodoro Siculo, da Xuthos discendente dal rè Liparo, Lentini fu
        costruita da una colonia di calcidesi di Naxos, nel 729 a.C., sul Monte
        San Mauro dove in precedenza esisteva un villaggio sìculo.
        Successivamente, risultando la zona troppo angusta, fu allargata fino
        a comprendere la Meta Piccola e la Vallata con la conseguenza della
        edificazione di una nuova cinta muraria. Famosa nell'antichità per la ricchezza della produzione cerealicola,
        fu sconfitta da Siracusa (nel 415-413 a.C.) dopo una secolare lotta
        nonostante l'intervento degli ateniesi chiamati dal filosofo Gorgia. Occupata dai romani nel 214 a.C. entrò in crisi per poi risorgere
        nel medioevo quando fu una delle più importanti città demaniali.
        Distrutta dal terremoto del 1693 e successivamente ricostruita è, oggi,
        uno dei più importanti centri produttori di agrumi.
        Da visitare: la chiesa di S. Maria La Cava e Sant'Alfio, Palazzo
        Scammacca, il quartiere medievale dì San Paolo, i ruderi del
        Castellacelo, le Grotte del Crocifisso, i ruderi di Leontinoi.
        Il Parco archeologico di Leontinoi
        
        Individuato nella Valle di San Mauro nel 11200, si trova fuori
        dall'odierno abitato. A meno dì 500 si può visitare la parte sud
        dell'importante colonia greca da cui si dipartono le imponenti muraglie
        dell'acropoli con uno sviluppo a tenaglia (VII, V, III sec. a.C.).
        Appena fuori la Porta di Siracusa sì notano una serie di tombe
        monumentali a forma piramidale del perìodo ellenistico.
        Degne di essere visitate all'interno della cinta muraria sono le
        cosiddette Grotte di San Mauro dove ancora esiste nelle pareti
        qualche affresco bizantino. La presenza della stirpe sicula è
        testimoniata dalle tracce di capanne preistoriche e di grotte nel colle
        della Metapiccola.