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La musica popolare siciliana: i canti di lavoro

I canti dei Carrettieri


Dipinto di Gioacchino Cappello

Profonde trasformazioni socioculturali hanno determinato la crisi irreversibile che ha investito la cultura tradizionale siciliana.

Il carretto è un mezzo di lavoro ormai in disuso: è quasi scomparso così come scomparsi sono i suggestivi, elaborati ed arcaici canti che accompagnavano il duro lavoro del carrettiere.

Fino a non molti decenni fa le merci venivano trasportate con il carretto: prodotti per la campagna, per l’edilizia, il concime, il carbone, il sale, lunghi percorsi attraverso trazzere, "stratuna" in solitudine, a volte per diversi giorni, con l’unica compagnia il cavallo... e le canzoni, fino ai "fondaci", luoghi dove fermarsi per riposare, bere, condividendo con altri carrettieri la fatica comune di un duro mestiere. E non solo: nel fondaco i carrettieri si sfidavano a chi sapesse il canto più bello, a chi aveva la migliore "carenzia" cadenza, una perfetta emissione vocale, il rispetto per il modello musicale tradizionale, riscuotendo il rispetto dei compagni e la consacrazione naturale.

I cantanti, tra l’entusiamo generale completavano il loro brano con le "chiamate" invitando altri a continuare il canto fra un bicchiere di vino e "favi a cunigghiu", un invito amichevole o anche provocatorio. Canti che venivano trasmessi per generazioni di padre in figlio, da zio a nipote.
Motivo di vanto era a chi avesse il cavallo più potente ed abile, da qui le gare, l’ostentazione di qualche superiorità, durante le fiere, pellegrinaggi, feste.
I contenuti dei canti l’amore, le pene, la gelosia, lo sdegno etc…

Elementi di competizione erano la tecnica del canto, la resistenza fisica, la capacita di mangiare abbondantemente...
Tutto il repertorio dei canti alla carrittera è complesso e raffinato nelle trame melismatiche.

Oggi non ci sono più i carrettieri ma i loro canti costituiscono una delle espressioni più importanti della musica etnica siciliana.

Primo esempio Secondo esempio

Un ni lu fazzu cchiù lu carritteri
Non lo faccio più il carrettiere
Chi lu cavaddu un voli caminari
il mio cavallo non vuole camminare
Nta la scinnuta di Musulumeli
nella discesa di Misilmeri
Si rumpi suttapanza e pitturali.
si ruppe sottopancia e pettorali.
(Corpus Favara)

Gigghiu di novi pampini si natu
Giglio di nove foglie sei nato
Gigghiu adorni la pirsuna mia
giglio che adorni la mia persona
Catina chi mi teni ncatinatu
catena che mi tiene incatenata
Catina chi ncatini l’arma mia.
catena che incatena l'anima mia;
Beni ti vogghiu cchiù di lu mè ciatu
bene ti voglio più che il mio respiro
Accussì criu chi vò beni a mia
così credo tu voglia bene a me;
Lu sonnu di la notti m’ha rubatu
il sonno della notte mi hai rubato
Ti lu purtasti a dormiri cu tia. 
te lo sei portato a dormire con te.
(Corpus Favara)

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