L’ascesa al monte (l’acchianata), nella notte tra il 3 e il 4 settembre, era definibile un viaggio vero e proprio, tale era la fatica che i fedeli sostenevano per recarsi in pellegrinaggio dalla “Santuzza” Santa Rosalia patrona della città, al Monte Pellegrino (Piddirinu) !

Testi © Carlo Di Franco

Una volta si affrontava la salita anche a piedi scalzi, perfino trascinandosi sulle ginocchia nude nell’ultimo tratto, per sciogliere un voto promesso per grazia ricevuta.

Si saliva a piedi per la strada acciottolata, la cosiddetta “scala vecchia”, o per la strada carrozzabile, con carretti e “motolapa”, stracolmi di vettovaglie. In tal caso il viaggio veniva inframmezzato da soste, spuntini e foto-ricordo.

Dopo la visita alla grotta, la spianata e il bosco limitrofo si trasformavano in aree attrezzate di tutto punto per un’allegra scampagnata.

Dal viaggio si ritornava con qualche ricordino: amuleti, “quartareddi”, souvenir e la tipica “bandierina di Santa Rosalia”, molto ambita dai ragazzi, che non vedevano l’ora di tornare a casa per legarla alla forcella della bicicletta e scorrazzare per le vie del rione come tanti generali con la bandiera sventolante.

 

Una sorta di ventaglio, utile anche a cacciare le mosche e ventilarsi per procurarsi refrigerio. Un semplice rettangolo di cartone incorniciato da frange di rafia colorata e attaccato, a mo’ di bandiera, ad un bastone di canna a sua volta rivestito da strisce di carta a colori. Semplice, ma di importante valore.

Al centro del rettangolo, su entrambi i lati, un santino devozionale, ricavato da vecchie stampe, dal disegno essenziale in bianco e nero: l’immagine della Santa in abito monacale da un lato e dall’altro la Santa nella famosa apparizione al cacciatore.

Gli ultimi a crearli sono stati alcuni artigiani del Borgo Vecchio, ma hanno estinto la loro produzione da tempo.

Ne fabbricavano di tutte le dimensioni e per tutte le tasche e ne smerciavano una notevole quantità nel periodo del pellegrinaggio, che dura praticamente tutto il mese di settembre.

Qualche tempo fa una coppia di artigiani del “ponticello”, Antonietta e Masino, ne hanno prodotti alcuni, basandosi sull’antico modello, per richiamare l’attenzione sulla vecchia tradizione. A questo ventaglio, una volta ricevuta la benedizione durante la Santa Messa al Santuario, sono attribuiti i poteri taumaturgici di Santa Rosalia e gli si ascrivono anche funzioni apotropaiche.

Appeso al capezzale del letto o posto sull’altarino domestico, si metteva in uso durante gravissime malattie per cacciare le mosche, ossia gli spiriti nefasti del male, ed ottenere la sospirata guarigione.

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