Villabate sorge nella parte terminale della valle dell’Eleuterio, un fiume che fino al IV secolo a.C era navigabile fino a Marineo.

Le prime tracce di insediamenti umani lungo le sue sponde risalgono al periodo preistorico, come testimonia la splendida grotta della Cannita, paragonabile per importanza – secondo il Caracausi – alla famosa grotta dell’Addaura. Si trova a qualche chilometro del paese, anche se non è compresa nel suo territorio.

Il cozzo della Cannita ha quattro vette, dove nel XVII e XVIII secolo furono ritrovati reperti archeologici preistorici e classici. L’ipotesi più attendibile è che le frequentazioni umane del sito iniziarono all’epoca dell’arrivo dei fenici in Sicilia. Questo è dimostrato anche dal nome del vicino fiume Eleuterio, che ha lo stesso nome di un altro fiume “Eleutheros” che scorre nella fenicia. Si pensa che i ruderi di un edificio vicino alla grotta possano essere i resti di un tempio dedicato al dio Kronos.

A Pomara, frazione di Villabate, vi sono ancora i resti di una Torre spagnola. Altre due si trovano in contrada “Varese” e in contrada “Favara”. Si tratta di costruzioni che avevano lo scopo di difendere la costa dai pirati turchi, che all’epoca l’infestavano.

Nonostante non vi siano monumenti di rilevanza storico-architettonica, il paese può vantare origini di tutto rispetto. Come borgata di Palermo, è nata nel 1700, col nome di “Abbate”, in onore all’Abate Antonino Agnello, che possedeva queste terre fu egli a fare costruire una cappella con una “Cosina” e, attorno ad esse, altre case per le famiglie dei suoi dipendenti attorno a questo nucleo originario si sviluppo l’odierna Villabate. Poi, il salto di qualità: il Primo Maggio 1816 il borgo si rende autonomo dalla città di Palermo e venne nominato sindaco Ignazio Pitarresi.

Le lotte antiborboniche per l’Unità d’Italia videro Villabate tra i principali protagonisti. Basti pensare al concentramento di volontari sul colle di Gibilrossa, agli scontri del 29 gennaio 1848, al contributo dato allo scontro con le truppe regie del 4 ottobre 1859. Di quest’ epoca storica restano in paese alcune ville dell’aristocrazia locale e della borghesia emergente, come l’antica “Casina dell’Abate Agnello” del 1700, il palazzo Auria con il prospetto e i balconi in stile barocco, e il palazzo Migliaccio (o Palazzo Termine) del 1800; la Chiesa Madre, dedicata a Sant’Agata, l’ex chiesa di Sant’Antonio da Padova, nonché le ville Giannone e Varese, e la contemporanea chiesa di San Giuseppe.

Uno dei settori in cui già oggi Villabate eccelle è quello sportivo, non solo perché ha “sfornato” campioni come Zarcone, Sciortino e Di Chiara, ma anche per la fitta rete di infrastrutture sportive, pubbliche e private, che può offrire ai suoi cittadini. A Villabate si può giocare a calcio in campi attrezzati di tutto punto, compresa illuminazione notturna; si può giocare a calcetto, a tennis, a pallavolo, a pallacanestro, a bocce, si può fare nuoto in una delle migliori piscine dell’isola, si può praticare pattinaggio.

L’avere sottoscritto l’impegno con altri sette comuni del Coordinamento dei sindaci della “Conca d’Oro” per realizzare i progetti inseriti nel “Patto Territoriale” fa parte di questa strategia dello sviluppo programmato, che l’Amministrazione porta avanti, d’intesa con imprenditori, sindacati e banche

testo di Dino Paternostro tratto dall’opuscolo turistico della Provincia di Palermo

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