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PANORMUS - GASTRONOMIA PALERMITANA

IL FRUTTO COLOR MATTONE, IL KAKI

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Le specie coltivate in Italia e che hanno un’importanza commerciale sono tre, in Sicilia ed a Misilmeri in particolare si coltiva il Diospyrus Kaki per la produzione di frutti eduli.

Considerato l’albero dalle sette caratteristiche qualitative, è molto longevo per la sua lunga vita, è molto ombroso, non accetta estranei (gli uccelli non nidificano), il suo legno non fa tarli, le sue foglie si possono utilizzare sia per accendere un fuoco che per preparare covili, ultima peculiarità di utilizzare le foglie per concimare.


L’inizio della coltura del Kaki a Misilmeri e la consequenziale commercializzazione dei suoi frutti si presume che risalga al periodo che va dal 1925 al 1930 con poche piante impiantate in alcuni frutteti familiari, che in concomitanza alla morte di piante di agrumi, dovuta molto probabilmente alla imposizione del terreno.

Trovato il suo habitat favorevole, successivamente tra il 1935 e 1940 gli agricoltori pensarono bene di estendere tale coltivazione ad una più ampia superficie.

La coltura si cominciò ad espandere rapidamente tanto che nell’arco di un ventennio giunse ad occupare una superficie ben consistente divenendo quasi uniforme.

I terreni su cui tale coltura si è insediata, sono ascrivibili a due particolari associazioni di suoli: regosuoli da rocce argillose e suoli rossi mediterranei.

I primi risultano più diffusi nella zona orientale del paese dove è presente un contenuto medio di argilla con presenza elevate riserve di potassio e quasi prive di azoto e sostanze organiche.

I secondi che interessano la parte occidentale del paese, sono di un colore rosso vivo, con la presenza argilloso-sabbioso dove si evidenziano i carbonati che sono assenti nei primi, entrambi danno la possibilità di drenare l’acqua che in realtà potrebbe essere dannosa e procurare fradiciume alla coltura.

La varietà più ragguardevole è coltivata a Misilmeri ed è quella di vaniglia, la sua raccolta avviene comunemente nel seme di ottobre quando ancora la polpa è verdastra, con una tecnica manuale particolare dove i frutti raccolti quasi immaturi vengono strappati ai rami, ancora verdi, appesi ad essi da un ridotto e vigoroso pedicello che si diparte dal calice del fiore che lo ha generato.

Il frutto così raccolto viene immesso in un cassone “cascuni” foderato di carta robusta (tipo adatta per i sacchi di frumento) e coperto, dove deve avvenire la cosiddetta “ammanzimento”, cioè deve perdere la “allappatura”, il frutto acerbo inizia il suo mutamento dalla buccia sottile ed ancora giallognola al colore arancio-mattone, qui si perde il tipico effetto astringente al palato provocato dall’elevato contenuto di tannino che maturando fa aumentare gli zuccheri e da al frutto una platina di polvere bianca e molto gradevoli al gusto.

Ma è soprattutto la presenza dell’acetilene che posta in ogni cassone avvolta in mezzo ad un foglio di carta che sprigionando calore fa maturare il frutto evitando di rompersi durante la raccolta.

Anche in casa comunemente per accelerare la loro maturazione si possono lasciare vicino a frutti che sprigionano etilene, come mele e pere.

Frutto dalle qualità organolettiche copiose, contiene beta-carotene, vitamina C e potassio, raggiungendo la piena maturazione è molto energetico per le sue fonti zuccherine allo stato di glucosio, ha poco potere calorifero, carico di fibre e mostra proprietà diuretiche perché ricco di calcio e potassio ed è un buon depuratore per il fegato.

Da alcuni anni a Misilmeri si cerca di valorizzare questo frutto, vengono organizzati dei convegni e sagre dove si cerca di intraprendere una nuova strada per poterlo sfruttare al di fuori del consumo come frutta fresca.

La locale associazione “Circolo cultura ed ambiente” ha già promosso dall’anno passato la prima edizione della “rassegna culturale e enogastronomia della valle dell’Eleuterio”, dove è inserita la sagra del Kakì, affiancata da quella dell’Olio e della Salsiccia, altri due prodotti di cui Misilmeri vanta una ragguardevole produzione.

La manifestazione viene contornata da spettacoli folcloristici e di altro genere e di un percorso enogastronomico, dove è inserita una gara di cucina popolare per valorizzare i già citati prodotti in alcune ricette antiche.

Contornano la manifestazione dei percossi urbanistici atti a valorizzare il patrimonio artistico di Misilmeri epicentro della valle dell’Eleuterio e dei suoi limitrofi comuni: Bolognetta, Villabate, Casteldaccia, Bagheria, Marineo, Santa Flavia e Ficarazzi che hanno reso una consistente collaborazione.

Molto sensibili sono state le varie Amministrazioni tra cui l’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana, l’assessorato della provincia Regionale di Palermo, dall’AAPIT di Palermo, la Camera di Commercio di Palermo e il comune di Misilmeri che l’hanno patrocinata.

Fonte Bibliografica: Nicolosi Emanuele – La coltivazione del Kaki nella zona di Misilmeri.
Tesi di laurea del 80/81- Palermo.


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