Da Terravecchia a New York
(testo a cura dell'Amministrazione Comunale *)
Il paese di Caltavuturo si estende ai piedi
della rocca di Sciara, conosciuta anche come rocca di
Caltavuturo. E' raggiungibile dalla autostrada A19 Palermo-Catania
svincolando all'uscita per Scillato e imboccando la SP24.
L'insediamento urbano originario sorgeva su un
terrazzo calcareo, dove si trovava la cittadina di Terravecchia.
Caltavuturo ha probabilmente origini arabe, il toponimo
deriva, forse, da Kalat Abu-Thur nome del condottiero arabo che
nel suo territorio, nell'882, sconfisse i bizantini. Altri
sostengono che derivi da Kalaat e Vuturu che significherebbe "Rocca
dell'avvoltoio". Si pensa, che all'arrivo degli arabi
esistesse sulla rupe già una fortezza bizantina.
Caltavuturo conserva un patrimonio artistico di
un certo valore, la chiesa Madre ,
tardo-rinascimentale conserva un organo barocco riccamente
decorato attribuito a Raffaele La Valle, una "Vergine con
Bambino con transito della Vergine" attribuita a Giuliano
Mancino, una tela di scuola fiamminga "l'Adorazione dei Magi"
e una statua della Vergine di Domenico Gagini. La
settecentesca chiesa di Santa Maria la Nuova, conserva
all'interno della propria struttura, ad unica navata, dei vivaci
stucchi sette-ottocenteschi, una Vergine con bambino attribuita
alla bottega di Antonello Gagini ed un tabernacolo marmoreo datato
1516, nel quale sono rintracciabili influssi del Laurana.
Presso la chiesa di San Francesco dei
Padri Riformati è custodito un Crocifisso ligneo di "Fra'Umile
Pintorno da Petralia. Caltavuturo fu conquistata
dai normanni nel 992 dopo un accanita resistenza degli Arabi.
Divenne feudo della Contessa Adelasia, nipote di Re Ruggero.
Rimase proprietà demaniale per parecchi secoli finché fu
acquistata da Enrico il Rosso nel secolo XV. L'attuale paese sorse
nel secolo XV, fu dei Conti Luna, dei Toledo, dei Ventimiglia, dei
Ferrandina, e infine dei Moncada.
E' d'obbligo la risalita alla parte più antica
dell'abitato attraverso le strette e tortuose viuzze, qui, a 739
metri s.l.m., sorgeva il castello saraceno di Kalat-Abu-fhur (sec.lX),
ricordato dal geografo Arabo Al-ldrisi come "forte e popolato".
Ancora rintracciabili sono i resti dell'antico insediamento
urbano, abbandonato alla fine del 1500, da qui il paesaggio si
apre sulla sottostante vallata, la rocca di Sclafani monte
Riparato. Verso nord alle falde di Terravecchia svettano a
strapiombo sulla vallata i resti della chiesa del Casale,
risalenti probabilmente al XII secolo. In paese, ancora, da
ammirare è un marcato agro-pastorale, posto tra la rocca e
l'abitato.
L' Amministrazione Comunale di Caltavuturo ha
messo in cantiere un fitto programma di interventi ai suoi beni
culturali, capace di attrarre i visitatori e di dare sbocchi
occupazionali ai giovani. In effetti, Caltavuturo ha tutte le
carte in regola per «sfondare» nel comparto del "turismo
culturale", specie se andranno in porto i massicci interventi
in direzione della valorizzazione di monte Riparato, un'area
archeologica di rilevante interesse. Sul monte, inaccessibile da
tre lati, sono stati individuati un antico centro abitato molto
importante dal punto di vista strategico-militare, due necropoli e le
tracce di un antica strada. Nel sito
sono previsti il completamento della via d'accesso all'area
archeologica che sorge lungo il corso del fiume Himera, a circa 2
chilometri dal paese; il proseguimento della campagna di scavi,
condotta dalla Soprintendenza di Palermo; la costituzione del
museo archeologico.
Ma il comune pensa anche di intervenire nella
zona storica-archeologica di Terravecchia, attraverso il
restauro del castello, la creazione di servizi, l'impianto di
illuminazione monumentale, la piantumazione di alberi per
mimetizzare i muri in cemento, la sistemazione, dei reperti
rinvenuti nella zona dell'antiquarium della Chiesa del
Casale. Anche la zona Mandrie sarà oggetto di
attenzione, mediante il restauro e la riqualificazione degli ovili
in pietra di contrada "Portella" e una convenzione con le
aziende pastorizie per svolgere attività dimostrative e
turistico-promozionale. Il recupero e restauro del Ponte
Vecchio, a valle del Monte Riparato, è un'altro obiettivo
dell'Amministrazione, con lo scopo di conservare la memoria degli
scambi tra le popolazioni delle basse Madonie e della valle del
Torto.
Attenzione anche nei confronti delle chiese
di San Gaetano, San Ciro, per le quali si prevede il
ripristino e la ristrutturazione, nonché l'installazione di
targhette storico-informative. Per la chiesa Madre sono previsti
il restauro delle tele e delle statue, il censimento delle, opere
gaginiane per inserirle nel catalogo dei lavori della scuola
gaginiana delle Madonie Non sono trascurate nemmeno le antiche
masserie e i mulini ad acqua. Le prime rappresentano veri e propri
monumenti della civiltà contadina, di cui é costellato l'intero
territorio agricolo. Per valorizzarle, sono previste convenzioni
con i proprietari per consentirne la fruizione in particolari
periodi dell'anno, legati al ciclo produttivo agrario; per i
secondi, invece, si pensa alla ristrutturazione e alla rimessa in
funzione dei mulini di Gazzara. Infine, sono previsti interventi
di restauro della chiesa del Casale, situata ai margini
dell'abitato di Caltavuturo, con contestuale istituzione di un
antiquarium con reperti di Terravecchia; la valorizzazione dell'
Eremo posto sulla rocca di Sciara; e l'acquisto di palazzo Modaro,
palazzo Oddo, palazzo Di Marco e di altri palazzi storici per
ristrutturarli e adibirli a beni da fruire turisticamente. E
intanto una bella notizia é arrivata, alla fine del "97, da New
York. Il giudice Barbara Jones ha assegnato la custodia temporanea
del piatto d'oro del 450 a.C, noto come «Phiale mesomphalo»,
al Dipartimento per le tradizioni, in attesa di restituirlo
all'Italia e al comune di Caltavuturo, dove é stato rinvenuto
negli anni 70 ed esportato illegalmente negli USA. Caltavuturo
potrà così fregiarsi di un reperto archeologico di notevole valore
storico-culturale, che andrà ad arricchire il patrimonio
dell'istituendo museo civico.
La processione del Corpus Domini è tra le
più belle a cui si può assistere visitando Caltavuturo; è
tradizione radicata addobbare le strade con ghirlande di edera e
tappeti variopinti, allestire altarini, ornare balconi e finestre
con drappi ricamati. In una processione un uso così abbondante di
fiori e di profumi, che si confondono con la continua profusione
di incenso che si alza ad ogni angolo di strada, è da ricercarsi
indietro nei tempi, nelle antiche tradizioni orientali. Prima
della riforma liturgica la festa si svolgeva per un intera
settimana, detta appunto l'ottava del Corpus Domini, ora invece si
svolge attraverso tappe che comprendono due domeniche di giugno ed
il giovedì intermedio. All'organizzazione del rito provvede ogni
anno la Confraternita del SS. Sacramento che si fa carico di
predisporre e di attuare tuffo il necessario per la riuscita della
festa. Dopo che gli altarini sono stati oggetto di visita comincia
la vera processione che si snoda per le vie del paese; le sacre
specie vengono trasportate sotto un baldacchino riccamente
ricamato in broccato d'oro e retto da sei confrati, sempre secondo
l'uso orientale. Si comincia con la sfilata di tutte le
confraternite, dalla più recente alla più antica, seguite dai
bambini vestiti di bianco che spargono petali di fiori per tutto
il percorso della processione con sosta davanti agli altarini,
dove il sacerdote poggia l'ostensorio con il SS. Sacramento. Il
rito si conclude a tarda sera.
La domenica successiva al 18 giugno (festa
liturgica), si svolgono in contemporanea due manifestazioni
correlate tra loro: la processione in onore di San Calogero e la
sagra del Pane. Si tratta di due riti religiosi nati per onorare
il Santo eremita e contemporaneamente rendergli omaggio per le
grazie ricevute o per propiziarsene il favore, plasmando la pasta
del pane in forme appositamente lavorate, riproducenti
raffigurazioni antropomorfe. L'Amministrazione Comunale intende
valorizzare questa tradizione approfondendo oltre al valore
religioso delle sagra anche l'aspetto etno-antropologico
intrinseco nel rituale della festa, rappresentando l'intero ciclo
del pane che inizia con la semina e si conclude con il prodotto
realizzato nelle suddette caratteristiche forme.
Il 10 settembre in occasione della festa della
patrona Maria SS. del Soccorso si svolge una pittoresca mostra
mercato di artigianato e prodotti tipici.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo