Le prime forme dell'economia
dell'antica Hyccara sono collegate alla presenza del mare. Di
questa civiltà che si perde nei millenni, rimane, come
testimonianza forte, una significativa attività marinara,
condotta da alcuni pescatori che sembrano mantenere intatta la
cultura di un mestiere primordiale. Ciò garantisce al nostro
territorio un' immagine suggestiva, di notevole interesse
antropologico, ben al di fuori dalle logiche della
industrializzazione, anche se la presenza di insediamenti
industriali nell'area ad est del centro urbano porta i segni di
alcune forme di aggiornamento al quadro complessivo
dell'economia del paese.
L'attività della pesca
si sviluppa a Carini con le prime tonnare; un ricordo della più
antica è oggi vivo nel "Baglio di Carini " ma altre erano
presenti, nel territorio, come quella di "fondo Orsa", oggi
ridotte a ruderi o trasformate in abitazioni . Nel nostro mare
molto pescoso in tutte le stagioni, si trovano aragoste,
violette, altrimenti detti "pesci re", polpi, calamari, triglie:
una varietà di pesci che vengono tuttora pescati con tecniche
antiche, per le quali i nostri pescatori sembrano ancora
mantenere intatto il fascino della memoria della mitica Hyccara.
Un tempo i pesci venivano venduti allo "scaro" o mercato ,
adiacente alla chiesa del Rosario , solitamente animato da un
vociare di clienti e rigattieri durante la messa all'asta. Era,
questo luogo, chiamato fin dalla metà del '500,Tocco di San
Vito: un ampio porticato , sede del tribunale del popolo, dove
si riunivano per gli affari importanti, religiosi e civili; lì
venivano pubblicati dal banditore i decreti del barone,
l'annunzio di nuove tasse, la nascita dell'erede alla baronia.
Questa piazza, è da sempre stata il fulcro dell'economia del
paese, luogo di scambi, transazioni, "sansalarie" e vivace
centro di dibattiti, nonché sede delle principali banche, di
quasi la maggior parte di studi notarili e di professionisti,
dove anticamente, sorgevano botteghe di artigianato locale.
Il paese di Carini ha sempre
avuto, tuttavia, un'impronta preminentemente agricola
incentrata sulla produzione di limoni ed olive.
Nella vasta pianura, rimane ancora testimonianza della
coltivazione degli ortaggi che si svolgeva nelle zone adiacenti
al mare.
L'ortolano, detto "nuvararu",
all'alba portava il prodotto della sua terra al mercato dove
avveniva la vendita. La produzione di olio di oliva, vino,
ortaggi, frutta, insieme alla pastorizia, facevano da volano
alla vita economica carinese. Di particolare importanza era la
produzione e la lavorazione dei limoni. Quest'ultima veniva
effettuata da squadre di donne che provvedevano alla pulitura,
alla selezione , alla lavorazione del prodotto che era destinato
a diversi usi: dall'estrazione dell'alcool, al foraggio per gli
animali, alla spedizione stessa nei mercati del continente.
Ancora oggi questo genere di produzione agricola, aggiornata ai
ritmi moderni, è ricca e presente nel mercato nazionale ed
estero.
Caratteristico e suggestivo
era l'artigianato.
Un tempo a Carini, gli
artigiani erano uniti in corporazioni, sommariamente riferite
alle congregazioni religiose; ad esempio, gli artigiani facevano
parte, come ancora oggi, della congregazione dello Spirito
Santo, mentre gli agricoltori e i braccianti si aggregavano in
quella del "33". La sera si riunivano in " circoli " ,
rigorosamente riservati ad un determinato mestiere, o ad una
categoria sociale. C'erano il circolo dei " braccianti ", quello
dei "burgisi", dei " coltivatori diretti ", dei " galantuomini",
dei " cacciatori", degli "anziani", ecc, veri centri di
socializzazione, di transazioni, e di relazioni sociali,
profondamente radicati nel tessuto socio-economico del paese. Le
sedi erano necessariamente in piazza o in qualche via adiacente.
I bei mobili antichi della
nonna, i cassettoni della trisavola, la cassapanca del nonno,
gli armadi, i "cantarani" di rara bellezza , erano opera di
raffinati ebanisti. Oggi l'imprenditoria artigianale fa
registrare segni di consistente ripresa, oltre che nel settore
del legno, anche in quello del ferro e della ceramica. Una delle
forme di artigianato più gradite è quella collegata alla
tradizione dolciaria. Si tratta di una cultura antica di
varia provenienza mediterranea, veicolata dalle pratiche
monastiche e conventuali, oltre che domestiche, successivamente
assorbite da una sempre più intensa attività artigianale,
perfezionata da abili pasticcieri. La memoria antropologica,
sempre presente e fattivamente ispiratrice, fa sì che le diverse
tipologie di dolci rimangano strettamente collegate alle
molteplici occasioni festive e stagionali.
Il Carnevale, vera
festa di inizio del nuovo ciclo annuale, porta sulle nostre
tavole uno dei dolci più significativi della tradizione
siciliana: il cannolo ('u cannuolu).
Il ciclo della primavera si apre con la festa di San Giuseppe,
caratterizzata in questo caso dalle tipiche "sfinge di San
Giuseppe (i' sfinci di San Giusieppi), una soffice pasta fritta
ripiena di crema di ricotta, decorata con ciliegine candite e
scorza di arancia caramellata. La gioia pasquale si esprime con
un dolce ricco di colori, attraverso i decori della glassa e
frutta candita che ricoprono una composizione di ricotta
zuccherata avvolta da pan di Spagna: la cassata (a cassata).
Nelle case, invece, si preparano "i cannatieddi": pasta frolla
di varie forme con simboli pasquali, contenenti un uovo sodo,
ricoperti di glassa e naccarieddi.
L'estate è la stagione
dei gelati e delle granite; queste ultime, rigorosamente di
limone, in rapporto alla grande produzione locale del nostro
pregiato agrume. Una specificità carinese , anzi una esclusiva
di un maestro pasticciere locale , è una forma di gelato
semisferica a calotta ('a bombetta o ' u pizziettu), che
contiene una composizione di molteplici gusti colorati, farciti
con pezzetti di pan di Spagna.
Alla "Festa dei morti"
si riferiscono quelle molteplici composizioni di pasta di
mandorla, raffiguranti frutti della natura, specificamente note,
come "frutta martorana", dal nome del convento palermitano, dove
sembra sia nato questo dolce. Le vetrine delle nostre
pasticcerie ne sono straordinariamente ricche, insieme alle
fantasiose immagini offerte dalle bambole di zucchero ( i pupi
ri zzuccaru).
Durante le festività
natalizie, nei laboratori di pasticceria e nelle case
private si suole preparare il buccellato ( 'u cucciddato ),
pasta frolla ripiena di un ricco composto di frutta secca,
marmellata, scorza di mandarino, cioccolata, ecc. Insieme a
questo dolce tipico, come in una sorta di tripudio di fantasie
laboratoriali, ritornano tutti i dolci più significativi della
tradizione pasticciera siciliana: dalle cassate ai cannoli ai
biscotti in tutte le diversi composizioni (all'anice, alle
mandorle, al latte, all'uovo, al burro); anche se sono più
specificamente legati al Natale "i muscardini", che ripropongono
in superficie i simboli della festa conclusiva dell'anno.
Nell'insieme, dunque
l'economia di Carini riesce a coniugare aggiornamenti e
tradizione, offrendo una potenzialità di alto interesse
turistico, come testimoniano del resto le efficienti strutture
alberghiere dislocate lungo la costa, con le quali si sta
integrando un sistema di case-albergo disponibili nel centro
storico.