Perla della Conca d'Oro tra profumi e prelibati
sapori
(testo a cura dell'Amministrazione Comunale e di F. Di Giacinto *)
Su quarantanove salme di terra su cui si trovava
un castello, ventitré casette coloniche e una chiesa votata alla
"Madonna del Rosario", nasce Casteldaccia che si affaccia su
l'omonimo golfo, delimitata da un lato dal fiume Milicia e
dall'altro dal vallone di Casteldaccia. L'Accia, dal greco selinon
ci riporta all'antica simbologia mediterranea e ci ricorda la
parentela semantica con la colonia di Selinunte.
La storia ufficiale di Casteldaccia ha inizio
nel 1737 quando il Marchese di Lungarini acquista per 2400 onze un
territorio denominato "Castellazzo" che diventerà Comune autonomo
solo dopo il 1854 con regio decreto ottenuto solo dopo che fu
risolto il disaccordo perenne con il marchese di Altavilla
concedendo a questi l'uso per il suo feudo dell'acqua di Contrada
Naurra.
In realtà in un podere di contrada Ciandro un contadino
trovò tempo fa, un gran numero di sepolture, di piccoli vasi,
scheletri di grandi mole, mobili e monete bizantine e romane; ma
il contadino non capendo l'importanza della scoperta fatta,
distrusse tutto e vendette per pochi spiccioli le monete ad un
antiquario di Palermo. Altri documenti ci parlano di insediamenti
islamici e normanni nella zona a monte del paese dove, si dice,
che in un casale si produceva il vino per la Cappella Palatina ed
il re Ruggero II.
Da allora per decenni si sono ripetute le
antiche schermaglie. E proprio al confine, lungo la strada statale
113, tra lo sguardo austero della imponente statua di San
Giovanni, le feste fiorate in onore del santo (in voga sino agli
anni sessanta) costituivano spesso un pretesto di pittoriche e
roventi discussioni...
Storia di marchesi capricciosi, uno, quello
di Lungarini, che voleva creare, per lui e per i suoi coloni, un
piccolo centro per riunire insieme alcuni feudi e, a contrastare,
un altro marchese, quello di Altavilla Milicia, geloso che un
altro paesino, distante poco più di due chilometri, potesse avere
la supremazia sui feudi contigui.
Alla fine, come quasi sempre avviene in questi
casi, invece di sfidare il rivale a duello, il Marchese di
Lungarini propose una soluzione pacifica mediante un accordo
privato: in cambio di un fertile terreno avrebbe avuto il permesso
dì edificare il suo centro. E dopo l'approvazione del Re, venne
dato l'avvio ufficiale alla fondazione del paesino. Casteldaccia
nasce dall'unione di due parole: castello e "accia" o sedano,
pianta che cresceva abbondante nel luogo dove ora si erge il
paese. Il castello di cui si parla è tuttora visibile nella piazza
Matrice ,simbolo del passato splendore feudale.
Ma veniamo ad oggi, chi viene a Casteldaccia lo
fa, oltre che per il clima, anche per una particolare posizione
geografica, che comprende il mare e la collina spingendosi fino
alla montagna, tant'è che da 9.000 abitanti circa del periodo
invernale, Casteldaccia nel periodo estivo raddoppia quasi la sua
popolazione.
Di Casteldaccia, tutti conoscono la Vini
Corvo, che affonda le sue origini già nei primi dell'ottocento
quando il duca Edoardo avvalendosi dell'esperienza di enologi
francesi iniziò la vinificazione ed il commercio di quel vino che
passando fra i nobili d'Europa e la Casa Pontificia è il vino che
oggi si può trovare su tutte le tavole del mondo.
Ma è d'obbligo citare anche il pastificio Tomasello, che produce una gran quantità di pasta da esportarla
fino all'Australia.
Rinomata è anche l'azienda olearia "Olio Giada''
che imbottiglia ed esporta la maggior parte dell'olio prodotto
nella zona senza tralasciare l'operosità e la bravura degli
artigiani locali.
La specialità dolciaria è invece il
caratteristico rinomato
"Buccellato", dolce con ripieno di fichi
secchi o mandorle tritate di origine araba e che costituisce per
Casteldaccia una tradizione antichissima che un tempo coinvolgeva
le famiglie diventando motivo di felice aggregazione sociale.
Per
le feste ricordiamo il Carnevale, la festa del Patrono e tante
iniziative estive che fanno del nostro paese un luogo di ritrovo.
Per ultimo, ma non sicuramente per importanza, vogliamo citare le
splendide ville liberty che sorgono sulla collina di
fronte al mare, di proprietà della borghesia palermitana e che
colpiscono esteticamente per chi, dalla Statale 113, sale su in
paese.
L'economia del paese è largamente incentrata
sulla produzione agricola, in prevalenza agrumaria.
Recentemente sono state introdotte nuove coltivazioni.
L'Amministrazione Comunale si è preoccupata di
rilanciare l'immagine turistica del paese. Casteldaccia, specie
durante la stagione estiva, è infatti meta di numerosi turisti
palermitani. La zona di villeggiatura comprende i fioriti viali
prospicienti al mare e silenziose stradine soleggiate.
Casteldaccia, un tempo gelosa delle sue tradizioni, si è
recentemente aperta per dare spazio al turismo straniero,
attraverso la realizzazione di complessi alberghieri di notevole
qualità.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo