Sull'altopiano del Kassar
(testo di Nuccio Benanti *)
Castronovo di Sicilia è un piccolo borgo situato
ai piedi dell'altopiano del Kassar, al confine tra la provincia di
Agrigento e quella di Palermo. Il magnifico panorama che si gode
dalla parte elevata, il clima mite e alcuni siti archeologici
rendono la cittadina molto apprezzata dai visitatori in qualsiasi
periodo dell'anno. Nella zona è possibile acquistare direttamente
dai produttori eccezionali formaggi pecorini tra cui la freschissima e profumata ricotta.
Prelibate sono anche le carni di maiale
e
di castrato. I settori trainanti dell'economia locale
rimangono comunque l'agricoltura e l'artigianato.
Un'altra voce importante è costituita dal settore turistico, grazie alle notevoli potenzialità culturali
e ambientali del territorio. Basti pensare all'area archeologica,
alle ampie zone incontaminate che circondano il centro abitato,
alle tradizioni legate alle principali feste dell'anno o alle
numerose opere d'arte conservate negli edifici religiosi.
Il paese
vanta origini antichissime: sul piano che si estende sull'altura
del monte Kassar sono state infatti trovate testimonianze
archeologiche che attestano la presenza di popoli e culture
diverse, alcune delle quali preistoriche, come quella che fiorì
attorno all'antica città di Cristo nel VI secolo a.C. Sfruttando
la strategica posizione, tra le vallate dei fiumi Platani e Torto,
il territorio di Castronovo in passato costituiva una tappa
obbligata nei collegamenti tra le coste meridionali e
settentrionali dell'Isolo. Proprio per questo motivo, le sorti
nella città furono segnate da continue distruzioni e
riedificazioni, con il conseguente susseguirsi di dominazioni e
civiltà. Dopo le presenze dei Sicani e dei Greci, sarà la
dominazione Romana a causare la distruzione del centro, fu allora
che gli abitanti si stabilirono sulla scoscesa rupe di San Vitale.
La città tornò a fiorire con gli Arabi e coi Normanni.
Il sito attuale ebbe un notevole sviluppo sotto
il dominio di potenti famiglie feudatarie come i Chiaramente, i
Moncada, i Ventimiglia. Il castello , di cui oggi non rimangono
che i ruderi, probabilmente venne edificato su un fortilizio già
esistente ad opera di Manfredi III Chiaramonte. Il paese ospita
anche alcune chiese che vale la pena di visitare. La chiesa Madre,
di origine quattrocentesca, mostra la forma assunta nel XVII
secolo e accoglie al suo interno uno splendido fonte battesimale e
una statua della Madonna della Catena, della fiorente
bottega del Gagini, e due tele del Buttafuoco e della scuola del
Rubens. Il simulacro di fan Pietro risale all'epoca della
fondazione, così come il portale sul fianco sinistro dell'edificio
che si presenta ancora nella forma originale. Di pregevole fattura
sono anche gli stucchi realizzati da Antonio Messina all'interno
della chiesa della Madonna del Rosario e della chiesa di
Santo Caterina.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo