Il ciliegio di un antico casale
(testo di Dino Paternostro *)
Davvero é esistita "Chiusa la vecchia", a circa
due chilometri dall'attuale centro abitato? Oppure si tratta di
una fantasia popolare, come non di rado accade nei nostri paesi?
La scoperta di una necropoli, avvenuta nel 1877, lascerebbe
pensare che sia esistito davvero un agglomerato urbano più antico,
in un sito poco distante dall'attuale paese. In attesa degli
opportuni scavi archeologici, però, é impossibile esserne sicuri.
Si sa per certo, invece, che l'attuale paese sorse nel 1320 per
volontà del conte Matteo Sclafani, che ampliò il casale
preesistente saraceno. Il Casale di Chiusa, appunto, al quale - in
onore del conte - si aggiunse Sclafani. Perché il nome di
"Chiusa"? Al riguardo esistono due ipotesi. La prima,
sostenuta dal Fazello e dal Pirro, lo spiega l'origine del nome
col fatto che il conte Matteo aveva un campo chiuso dove
pascolavano i suoi cavalli: proprio su questo campo gettò le
fondamenta del nuovo paese. La seconda ipotesi, invece, sostiene
che, siccome i centro urbano si trova fra tre colli e due rami del
fiume Isburi, e sembra perciò chiuso, si pensò bene di dargli
questo nome".
Comunque, la storia "conosciuta" di Chiusa
Sclafani é legata all'avvicendarsi delle famiglie feudali che
l'hanno posseduta: dagli Sclafani ai Peralta, dai Cordona, ai
Gioeni e ai Colonna. Al di là dei "misteri" legati al luogo e al
nome, che comunque rendono la cittadina più affascinante, Chiusa
Sclafani presenta ancora oggi gradevoli caratteristiche urbane di
tipo medievale, rese più interessanti da monumenti il cui stato di
conservazione é più che accettabile. L'unico "neo" é costituito
dal Palazzo del Conte Sclafani, in piazza Castello, completamente
trasformato (in peggio) rispetto alla struttura originaria. In
compenso, l'amministrazione comunale sta provvedendo a salvare,
restaurandolo, il grandioso complesso della Badia, recentemente
acquistato. Apparteneva alla chiesa, ormai sconsacrata, della SS.
Annunziatla.
Meta "obbligata" dei visitatori é la chiesa di
San Sebastiano, ad una sola navata, che conserva stucchi
decorativi di scuola serpottiana. Interessante la Matrice,
dedicata San Nicola, dove si trovano I' "Epifania"di G. Salerno ed
un polittico raffigurante San Nicola e Sant' Antonio e I
'"Annunciazione" di Pietro D'Asaro.
Sempre a Chiusa, D'Asaro aveva realizzato una
"Natività" per la chiesa di San Vito oggi non più esistente. Nella
chiesa dì Santa Caterina, invece, sono conservati dipinti
settecenteschi: la "Madonna del Rosario", un'acquasantiera del
1500 decorata con un rilievo di Santa Caterina e due altari in
alabastro del XVII secolo. Da segnalare ancora: la chiesa di San
Domenico con la sua bella facciata settecentesca e la chiesa del
Carmine. Chiusa Sclafani, infine, vanta una tradizione musicale di
tutto rispetto. Tanto che si dice: "A Chiusa, si si chiantanu
potati, nascinu musicanti" (A Chiusa, se si piantano patate,
nascono musicisti). Si tratta di un antico detto popolare, che
riassume il senso profondo della storia del complesso bandistico,
che da oltre un secolo é l'orgoglio della cittadina. Il 26 maggio
1935, addirittura, ebbe l'onore di esibirsi a Roma, sotto la
direzione del maestro Pietro Mascagni, nell'ambito del Concorso
Bandistico Nazionale, classificandosi al secondo posto e ottenendo
una medaglia d'argento. Appartiene al comune di Chiusa Sclafani la
frazione di S. Carlo, fondata da Ido Lercari con "licenfia
populandi" del 15 luglio 1628. Oggi conta poco più di 120 anime,
ma fino a 50 anni fa era un'importante stazione ferroviaria, punto
di snodo della linea Palermo-Corleone-Sciacca-Ribera. Risorsa
attuale di origini antichissime è la coltivazione del ciliegio
Cappuccio
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo