Il territorio di Cinisi è un ampio cuneo che si
frappone alle terre di Carini e Terrasini con la peculiare
attrattiva di una ampia zona montano - collinare e una fertile
piana che arriva sino alla costa tirrenica meridionale. Qui il mare
e ancora pulito e cristallino, meta ogni anno di migliaia di
visitatori II turista che visita Cinisi, infatti il più delle
volte ritorna indice questo della bontà dei servizi offerti,
lontani dalla banalità del turismo di massa e rispettosi delle
tradizioni locali
Il Comune si affaccia alla storia nel periodo
arabo - normanno, nei territorio esisteva nel secolo XI un casale
di fondazione araba. Nel 1382 il giudice Fazio di Fazio, signore
di Cinisi, dona il feudo al monastero di san Martino delle Scale.
I benedettini iniziano a sfruttare economicamente il territorio
agli inizi del "600, ottenendo dal Papa l'autorizzazione a
concedere in enfiteusi parte del feudo, che inizia a popolarsi.
Viene eretta l'abbazia, probabilmente ampliando una preesistente
torre fortificata; è il monumento più significativo: l'imponente
facciata domina il paese e il territorio circostante. Le due torri
cilindriche e le due ali risalgono al settecento. All'interno,
pregevoli gli ambienti del corpo centrale, il secentesco soffitto
ligneo decorato e i saloni con volte in pietra tufacea. L'antico,
maestoso monastero riserva al visitatore un sorprendente ventre
cavo: da una porticina dell'ala occidentale si accede alle grotte comunali, scese le ripide scale ci s'immette in un
grande ipogeo, punto di partenza per gli stretti cunicoli e
altre stanze rialzate.
L'esistenza di un antico sistema di
canalizzazione in terracotta lascia presupporre che i sotterranei
venissero utilizzati dai monaci come cisterne ma la presenza dei
cunicoli non esclude una utilizzazione d'emergenza
Leggende del luogo narrano che dai sotterranei
si potesse accedere in diversi punti strategici del paese. La
risposta definitiva potrebbe arrivare da una nuova campagna di
scavi che potrebbero riportare alla luce il sistema cunicolare
benedettino.
Usciti dal palazzo dei benedettini, nella bella
piazza Vittorio Emanuele Orlando, oltrepassata la zampillante
fontana, entriamo nella secentesca chiesa Madre, dedicata a
Santa Fara, vergine benedettina e patrona del paese. Risalente al
1676 fu completata in soli quattro anni. E' a navata unica, divisa
dal coro mediante un arco. Di grande interesse, il paliotto
dell'altare maggiore in corallo, lapislazzuli e onice, di scuola
trapanese del 700. Pregevoli anche i quindici misteri del Rosario,
di scuola napoletana del 700, nel sott'arco della cappella del
Crocifisso Interessanti l'organo settecentesco, con prospetto a
tre campate e venticinque canne di facciata, le statue lignee di
Santa Anna e di San Benedetto, attribuita a Girolamo Bagnasco e la
grande tela del "Martirio di Santa Barbara, del 1672, di Filippo
Randazzo. Ristorati dallo splendore dei marmi policromi della
chiesa ci dirigiamo nella adiacente via Ecce Homo. Da una entrata
secondaria della chiesa Madre entriamo nelle settecentesche cripte
, una vera e propria necropoli che conteneva quindicimila salme,
portate alla luce negli anni ottanta assieme ad un ricco corredo
funerario comprensivo di 43 crocifissi, 22 monete, di cui una
d'oro e una d'argento, e 607 medaglie votive in bronzo. Anche
nella chiesa del SS. Sacramento, eretta nel 1767 dalla omonima
confraternita, possiamo ammirare delle suggestive cripte da poco
restaurate.
Sorprendente è la piccola e suggestiva
chiesa
delle Anime Sante, costruita nel 1827 ma che conserva l'altare
ligneo e due pregevoli grandi tele attribuite alla scuola dello
Zoppo di Gangi , la Natività e lo Sposalizio di Santa Caterina,
risalenti alla fine del seicento, che originariamente si trovavano
nella chiesa di Santa Caterina del Monastero benedettino, oggi
aula del Consiglio comunale. A circa venti metri dalla chiesa
delle Anime Sante notiamo la casa di Giovanni Meli, nella
omonima via, dove il grande poeta siciliano soggiornò cinque anni.
A Cinisi il Meli esercitò la professione di medico ma i luoghi di
Cinisi, il paese, i pascoli e i boschi di Piano Margi, ispirarono
la vena poetica del giovane abate che qui compose alcuni dei versi
più belli. Piano Margi si trova a circa 600 metri sul
livello del mare, a otto chilometri dal centro abitato. I luoghi
sono ancora come Meli li vide e li descrisse: il silenzio e
l'amenità del verde pianoro è interrotto solo dai sonagli delle
"bovine cinisare" e di greggi che spruzzano di bianco il
paesaggio. Gli animali brucano in libertà solo apparente perché
l'occhio vigile del "pecoraro" non perde di vista un solo animale,
richiamando con grida caratteristiche i più irrequieti. Siamo in
uno degli ultimi angoli silvo-pastorali del compresorio
palermitano; qui, portano avanti una tradizione millenaria le
ultime aziende artigianali. Da Piano Margi all'incantevole
terrazza di Piano Tavole non è difficile incontrare una "mannara",
dove viene prodotta una squisita ricotta, da gustare calda sul
posto, lo squisito caciocavallo e il pecorino siciliano.
Nel mese
di maggio il Comune e la locale Pro Loco organizzano la "sagra
della ricotta", con degustazione dei prodotti tipici. La
produzione di ottima ricotta trova il suo naturale complemento
nella elaborazione di straordinari dolci tradizionali: la cassata
è il dolce principe e proprio a Cinisi è stata realizzata una
"megacassata" da record, oltre 600 chili di bontà. Tra il Monte
Pecoraro e il Monte Anello ecco l'imponente bosco >anfocanale o
Malaverra, una lecceta (Quercus Ilex) con esemplari di Azeruolo e
Roverella. Scendendo di quota la vegetazione muta gradatamente.
Ulivi saraceni, carrubi, mandorli, noci, albicocchi, peschi,
fichi, pistacchi e il ficodindia, che qui produce un dolce e
succosissimo frutto tardivo; a settembre da non perdere la "sagra
del ficodindia", il simbolo della Sicilia.
Il ricco patrimonio faunistico della zona è meta
di appassionati naturalisti. Da piano Margi, lungo il vallone del
Furi, possiamo godere di un incantevole panorama, l'ubertosa piana
di Cinisi s'interrompe nell'azzurro del mare e l'occhio si
sofferma sulle operazioni di decollo e atterraggio all'aeroporto
di Punta Raisi "Falcone - Borsellino"
La presenza a Cinisi dell'aeroporto è di
fondamentale importanza per l'economia della cittadina.
L'amministrazione comunale,
consapevole delle opportunità che la struttura aeroportuale può
offrire al territorio, è impegnata nel creare uno stretto contatto
tra Comune e Aeroporto, con l'istituzione dei necessari servizi
turistici, valorizzando il territorio dalla montagna alla costa,
che presenta scenari di incomparabile bellezza, ricchi di
testimonianze stonche e monumentali.
La spiaggia Magaggiari,
dalla sabbia finissima, è vigilata dalla cinquecentesca Torre Mulinazzo, altre torri di avvistamento sono quelle del Pozzillo e
dell'Orsa, annessa alla cinquecentesca tonnara, monumento carico
di storia che il Comune, da qualche anno, ha iniziato a
valorizzare con tutta una serie di iniziative culturali. Entrando
nel baglio, da destra, possiamo vedere la serie di stanze di
lavoro e la taverna; il grande edificio doveva ospitare, al piano
superiore, i familiari del rais. Un ponte levatoio in legno
collegava il baglio alla maestosa torre che servi come punto di
avvistamento e come prigione benedettina. A sinistra della torre
si staglia il locale di ricovero delle barche, il "frizzano", con
gli archi rampanti, e, in successione, la ricostruzione dell' "appendituri"
ligneo, dove veniva appeso il pescato per la lavorazione. Accanto
all'appenditoio abbiamo la cappella, parzialmente ricostruita, e,
per ultima, la piccola torre in corrispondenza diagonale con la
grande che consentiva, grazie alle numerose feritoioe, il completo
controllo di ogni movimento da terra.