Suggestioni di quiete
(testo di Giovanni Filangeri *)
Un tranquillo paesino dell'entroterra
palermitano fuori dalle consuete mete turistiche, ma non per
questo privo di richiami, suggestioni e connotazioni storiche
interessanti. E' uno di quei luoghi che, non appena visitati, si
fissano nella memoria di quanti casualmente vi capitano; e non è
per il vasto panorama, che vi si domina, e neanche per il sito
ameno, ma per la indefinibile atmosfera di tranquillità, di
quiete e d'incantamento.
L'abitato, modesto e luminoso, lambito dalle
acque del torrente Margio, si distende con naturalezza, dominato
dalla vetta del Montanello, sui dolci pendii delle aspre 'rocche',
ove s'incontrano passi rupestri e balconate naturali protese sulla
"Selva Parthenia".
Ad arricchire il variegato e composito paesaggio
è la presenza del suggestivo "eremo" della Mancusa (sec. XV) e
delle numerose grotte naturali che rendono più affascinante e
misterioso il luogo.
Ricco di sorgive, Giardinello estende il suo
territorio per la maggior parte verso sud-est, per un migliaio di
ettari fra valli profonde, pascoli, corsi d'acqua, colline e
montagne che culminano nella possente vetta del Gibilmesi
(m. 1152).
La natura alpestre si presenta talora folta di
vegetazione, altre volte aspra, spoglia, scoscesa, ma sempre ricca
di endemismi che si sono sviluppati nel corso dei millenni.
I mandorli, gli ulivi, i carrubi e le
ginestre danno al paesaggio colori ed
odori impareggiabili. Anche se oggi l'ambiente non è risparmiato
dall'urbanizzazione selvaggia, il tutto appare con una scenografia
accuratamente elaborata che evoca, con viva sensazione, un
"giardino", anzi un "giardinetto", piacevole luogo ove fin dai
tempi antichi gli uomini lasciarono i segni preziosi della loro
presenza. Intatto appare il fascino della civiltà contadina, lo
stile di vita dei secoli passati, la pace e la tranquillità di un
ambiente raccolto e familiare.
Questo è quanto vi offre Giardinello:
"... una dimensione di vita a misura d'uomo, poco contaminata
dai ritmi frenetici del modernismo". Il significato del nome
della nostra cittadina sembra appropriato a descrivere un luogo
fertile, rigoglioso ...e ciò risulta avvalorato da una fonte
archivistica del XIV secolo (1329-30) che attribuisce il toponimo
Jardinellus (forse dal francese antico jard, giardino) alla
sorgente, oggi, denominata "sorgente Scorsone", situata nel centro
urbano.
Oggi, le acque di questa 'fonte del
Giardinello', che scorgano sotto le "rocche", alimentano
il "lavatoio pubblico" e le fertili terre della fattoria dello
Zucco, appartenente, nell'800, al Duca D'Aumale. Il toponimo,
segnalando una valenza che riconduce ad un paesaggio fisico ed
antropico ben determinato, è rimasto legato, in maniera
inscindibile, all'esistenza del luogo e successivamente attribuito
per esteso al territorio. Negli atti notarili del XV e XVI secolo
sovvengono le forme "lu jardinellu", Jardinelli, o Giardinetti, e
il termine latino corrispondente viridariorum'. E' solo alla fine
del XIX secolo che il nome si stabilizza nell'odierno 'Giardinello'.
Nella pronuncia locale è jardinéddu con l'etnico iardinidarru.
La storia feudale di Giardinello comincia a
dischiudersi a qualche squarcio di luce sotto il regno di Re
Alfonso d'Aragona. A diradare la nebulosità delle fonti interviene
in questo periodo la caratterizzazione geo-toponomastica del nuovo
feudo che, nel prosieguo di tempo, si fregia di una ben distinta
identità storico-culturale rispetto al contesto territoriale
primordiale.
Dalla consultazione dei documenti di età
federiciana disponibili, si comprende che 'Giardinello'
costituiva, nel periodo arabo-normanno, una parte del più vasto
territorio denominato "Munkyuleyb". Ed è dunque evidente che,
nell'alto medievo, la sua storia s'intreccia e rimane indistinta
da quella dei sub-feudi di 'Mandra di lu Mezzu' e di 'Munchilebi',
non rilevandosi, ad eccezione di alcuni riferimenti toponomastici,
alcun elemento che possa ascriversi in modo precipuo all'odierno
territorio. Sulla base di questa premessa, non si può dunque far a
meno di esporre i fatti storici comuni ai tre feudi, e poi
rievocare gli avvenimenti che, nei diversi periodi, hanno mutato
il percorso storico della nostra cittadina.
Giardinello ha una storia ricca e intimamente
legata alle vicende di uno dei più prestigiosi e potenti casati di
Palermo nel XIII secolo. Il dominio del feudo deve intestarsi ad
uno dei personaggi chiave del Vespro Siciliano, il nobile Ruggero
Mastrangelo, protagonista e animatore della lotta senza quartiere
ai francesi, ed anche - come orgogliosamente ha sostenuto M. Amari
- uno dei fautori dell'indipendentismo e del nazionalismo
siciliano.
Il "miles" Ruggero, uomo di forte
personalità, affatto proclive all'asservimento quando in lui si
risvegliavano gli aneliti di libertà, mal sopportava le
intemperanze dei rivali francesi e consapevole della propria
autorità, diviene il simbolo del riscatto del popolo siciliano
avverso la tirannide.
Ma, vero suffraggio di fede religiosa e simbolo
più appariscente del prestigio e della ricchezza di questa
famiglia, che vuoi lasciare di sé imperitura memoria, è la
fondazione del convento domenicano di S. Caterina del Cassaro,
legato tradizionalmente, più che agli altri membri del casato, a
Benvenuto, figlia di Ruggero. Il 23 settembre 1310, costei, già
vedova di Guglielmo de Santa Fiore della nobile famiglia degli
Aldobrandini, istituisce il monastero di donne e lo dota di tutto
il patrimonio di famiglia. Pertanto, il territorio di Giardinello,
aggregato al casale e fondaco trecentesco di Munchilebi, viene
donato al monastero che lo amministra fino al primo trentennio del
XV secolo.
Il 19 febbraio 1429, agli atti del notaio De
Lippo, il monastero di S. Caterina concede il feudo in enfiteusi
perpetua a Giovanni Ventimiglia, arcivescovo di Monreale, per
l'annuo canone di 12 onze d'oro. Sotto l'egida dell'arcivescovato
si verifica la notoria distinzione del territorio di Munchilebi
nei sub-feudi Mandra di Mezzo, Giardinello. Non è da escludere che
la ripartizione sia stata condizionata dalla costituzione del
binomio chiusa-torre Ventimiglia, che operò una vera e propria
suddivisione fisica in un territorio che, fino a quel momento,
aveva mantenuto, dal punto di vista agricolo e
economico-amministrativo, un carattere unitario.
Nell'ambito dei singoli fondi si assiste ad una
vera e propria differenziazione delle attività produttive; se nel
feudo di Montelepre il maggior reddito viene assicurato dalla
gabella del fondaco, dall'oliveto, dalla chiusa e dal mulino;
nelle due restanti contrade viene prevalentemente ricavato dalla
pastorizia e dalle risorse boschive. Nell'anno 1511, il feudo di
Jardinellus viene concesso in enfiteusi al nobile Vincenzo
Platamone, per l'annuo canone di onze 28. Questo vi costruisce un
mulino sul fiume Nocella. Nel prosieguo si avvicendano altre
famiglie. Dagli Accascina (a.1557), Gianguercio (a. 1596), Lo
Mellino (a. 1614), Del Castrone (a.1620), fino ai Barzellini che
vi edificano sul scorcio del XVII secolo un piccolo villaggio e la
chiesa dedicata a S. Anna. Nei Riveli del 1747 vi sono già
attestati ben 48 case e 183 abitanti. Nel 1762 avviene
l'investitura del feudo a Salvatore Valguarnera La Grua, principe
di Niscemi. Nel prosieguo il titolo passa al figlio Corrado che,
nel 1790, sposa Elisabetta Ruffo; quindi a Corrado Valguarnera
Tommasi e infine a Giuseppe Valguarnera Favara, ultimo principe
del Casato.
La storia civica di Giardinello è interessante e
merita qualche cenno. E' da ricordare soprattutto il contributo
positivo dato alla nascita ed allo sviluppo del movimento
contadino dei fasci siciliani (1892-94) che - in sintonia
con gli 'umori' isolani - invitò il popolo giardinellese a
battersi contro il 'padronato' per migliorare i contratti agrori.
I monumenti da visitare sono: la chiesa
madre, dedicata a S. Anna (e poi a Gesù, Giuseppe e Maria) che
sorge nei pressi del palazzo dei Niscemi, residenza baronale
costruita sul finire del XVII secolo; la chiesa della Mercede,
sorta agli inizi del secolo, per opera del capitano Di Miceli; il
Café house, costruzione di origine incerta, ma, certamente
databile nell'800, ad impianto basale ottagonale e adornato da un
colonnato di pregevole fattura; il lavatoio pubblico d'impianto
ottocentesco, costituito da 20 vasche, nelle quali confluiva
l'acqua della vicina sorgente scorsone; ed infine la fontana della
rinascita, in bronzo, opera dello scultore palermitano Benedetto
De Lisi, realizzata nel 1728.
Di rilievo è, infine, la casina reale di caccia
costruita nel XVIII a Sagana, in aperto territorio; il complesso
architettonico al suo interno è composto anche di una chiesa.
A Giardinello le manifestazioni
folkloristiche di rilievo cominciano a Pasqua, più esattamente
nel giorno del Giovedì Santo, con la celebrazione della Passione
attraverso l'allestimento di "Quadri Plastici" realizzati dai
giovani dell'azione cattolica.
Relativa alla festività religiosa del "Corpus
domini" è invece la tradizionale "Infiorata", svolta ogni anno per
le vie cittadine e consistente nella composizione dì quadri
raffiguranti temi religiosi con petali di fiori e foglie.
Sempre di carattere religioso è la festa del SS.
Crocifisso, tre giorni della prima settimana di agosto, un
programma di attività sia religiose che ricreative variabile da
anno in anno.
D'interesse gastronomico sono le
tradizionali Sagre congiunte della "cuccia" e della "vastedda",
realizzate entrambi dalla Proloco. Nello stesso mese di dicembre
infine, nella notte di natale, dopo la messa di mezzanotte parte
tradizionalmente la sagra del "buccellato ", dolce tipico
del "palermitano", fatto di pasta frolla e imbottitura di fichi e
frutta secca, il tutto decorato con intrecci geometrici molto
raffinati.
Abbastanza sentito è anche il carnevale,
festeggiato a Giardinello con piccole sfilate in maschere su carri
allegorici.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo