Il paese è situato a ridosso della valle del
fiume Eleuterio, a 550 metri sul livello del mare, e si estende su
una superficie di 33 chilometri quadrati. Il centro abitato è
sovrastato da una imponente rupe, la Rocca, detta anche
Dente canino della Sicilia o Tomba di Polifemo. Dista dal
capoluogo circa trenta chilometri.
Il castello, che rappresenta il maggiore
monumento storico del luogo, fu costruito dei marchesi Beccadelli
- Bologna, che gestivano direttamente l'attività economica delle
loro proprietà. La lapide posta all'ingresso del piano nobile del
maniero segna l'anno 1559 come data di edificazione. Dalla torre
del castello marinese si gode una vista incantevole: verso ovest è
possibile ammirare le incontaminate gole dello Stretto, scavate
dalle acque dell'Eleuterio fra i massicci collinari della
Montagnola e del pizzo Parrino, mentre a nord è possibile scorgere
i segni degli antichi insediamenti edificati un tempo lungo il
corso del fiume e oggi immersi in una verde distesa di giardini
che si estendono sino al mare.
Castello Beccadelli Bologna Piazza
Castello
Info: 0918726491 da Martedì a Sabato (9,00-19,00 )
Domenica e Festivi (9,00- 13,30 )
Lunedì chiusura
Il nome di Marineo richiama proprio quest'ultimo
elemento. E' probabile che rievochi il punto da dove i viaggiatori
provenienti da Agrigento avvistavano il "nuovo mare", ovvero il
Tirreno. La strada che attraversa il centro abitato è, infatti,
fra le più antiche della Sicilia e fu costruita dai romani nella
seconda metà del III secolo a.C, durante la prima guerra punica.
Negli ultimi anni si è cercato di rilanciare il
settore turistico, sfruttando le grandi potenzialità del
territorio. Marineo ha un'importante area archeologica in contrada
Montagnola, dove periodicamente si effettuano campagne di scavi.
Molti dei reperti rinvenuti sono conservati nel museo civico.
Tra questi, un prezioso cratere siceliota del IV
secolo a.C; una scodella arcaica e un intero corredo tombale della
stessa epoca, ed inoltre brocche e anfore greche, reperti del
periodo romano, bacini arabo-normanni e lucerne invetriate
medievali .
Nella Matrice, nel santuario della
Madonna della Dajna e all'interno delle altre dieci chiese del
paese sono custodite numerose altre opere d'arte. Fra queste, il
mosaico di San Ciro in maiolica policroma del XVIII secolo,
attribuito alla scuola Palermitana, una preziosa acquasantiera di
marmo bianco del XIV secolo, e il quadro della Madonna della
Tenerezza del XVII.
Oggi il Comune vive prevalentemente di
agricoltura e artigianato. La lavorazione del ferro e del legno
costituiscono la fonte principale anche per l'industria di
manufatti e attrezzi agricoli tradizionali. Non è trascurata
inoltre la commercializzazione dei prodotti della campagna,
soprattutto quella dell'olio e del vino. Dalla
coltivazione dei vigneti con metodo biologico nascono anche i tre
vini prodotti, imbottigliati e commercializzati in Italia e
all'estero dall'azienda agricola Buceci. Particolarmente ricercati
sono il pane di casa, la salsiccia di suino e i dolci tipici con crema di ricotta prodotti dalle pasticcerie
locali. Le aziende agricole sono in gran parte a conduzione
familiare. Inoltre, un numero considerevole di braccianti sono
impiegati stagionalmente in lavori di rimboschimento e prevenzione
di incendi nel bosco di Ficuzza, che continua ad essere fonte di
reddito di primaria importanza.
Va ricordato, infatti, che un'intera area del
bosco, quella del Cappelliere, dista pochi chilometri
dal centro abitato. In un'oasi di circa diecimila metri quadrati
di foresta, sorge la base scout della Massariotta, dove
annualmente migliaia di giovani provenienti dall'Italia e
dall'estero partecipano alle iniziative organizzate dall'Agesci.
Dal centro scout partono interessanti sentieri per la scoperta del
bosco. Numerose sono le masserie, di rilievo quelle di Acqua del'Pioppo
e del Parco Vecchio con all'interno un affresco del XV secolo.
Nell'allestimento della tradizionale Tavulata
con gli alimenti votivi, il pane è il vero protagonista e sulla
mensa arriva con le forme più svariate: cusuzzedda, muffulellu,
panuzzu, curuna, vastuni, parma , che hanno preciso significato
simbolico.
I cesti abbondano di quest'alimento e tutte le
famiglie ne ricevono uno in dono.
Altre fonti di sviluppo turistico sono le tradizioni popolari, in gran parte legate agli appuntamenti
religiosi dell'anno.
Rito di passaggio tra l'inverno e la primavera è
il 19 marzo la festa di San Giuseppe. La cerimonia, vede a
Marineo la partecipazione dei devoti del Santo che recitano in
costume il ruolo della Sacra Famiglia.
Le celebrazioni della Pasqua iniziano la Domenica delle Palme. Gesù in groppa ad un asino è
accompagnato dai dodici apostoli in costume, dietro i bambini
agitano ramoscelli d'ulivo addobbati con frutta e nastri colorati.
Ma è la sera del giovedì, che a Marineo il dramma della Passione
si esprime in un vibrante lamento che riempie tutta la notte. I
canti della Passione, accompagnati per le vie del paese dal suono
della Troccula, danno inizio al Venerdì Santo. Sono già altamente
simbolici la croce di ceri votivi accesi sulla grandinata del
Calvario e Lu Santu Sepulcru allestito all'interno della chiesa
Madre. Un sepolcro costruito sopra una enorme scala illuminata e
addobbata con un centinaio di lavureddi: piatti di frumento
germogliato con nastrini e fiori di carta.
La penultima domenica di agosto si svolge la
festa popolare, ricca di manifestazioni religiose e
folcloristiche. In questo contesto, la Dimostranza, una
rappresentazione della vita di San Ciro con oltre duecento
attori in costumi d'epoca, e la Cunnutta, con i
contadini che recano a cavallo doni votivi al santo Patrono, sono
al primo posto sia per il loro contenuto culturale che per la
moltitudine di persone coinvolte.
Tra le manifestazioni letterarie nazionali, il
Premio di poesia "Città dì Marineo" è uno dei più
conosciuti. Annualmente, nel mese di settembre, sono centinaia i
poeti, gli artisti e le personalità di indiscusso prestigio
internazionale che partecipano alla manifestazione per il
conferimento dei premi.
Marineo, dal 1984, è gemellata con il comune
francese di Sainte Sigoléne. Ogni anno un centinaio di
alunni delle scuole elementari, gruppi di giovani ed intere
famiglie partecipano agli scambi culturali con la cittadina
francese. Scambi avvengono anche con le comunità di emigrati negli
Stati Uniti. Un particolare rapporto di amicizia e solidarietà
internazionale si è inoltre instaurato con la comunità di Migoli,
in Tanzania.
L'otto settembre, si svolge la festa della "Madonnuzza":
si tratta di una manifestazione campestre organizzata
nell'oratorio dello "Scanzano", immerso in un'oasi di verde a soli
due chilometri dal paese. La tradizione vuole che i giovani
trascorrano in quel luogo all'aperto la notte che precede la
festa. All'alba le famiglie iniziano il pellegrinaggio per seguire
le funzioni religiosa che si svolgeranno per tutta la giornata
all'interno della chiesa. Nelle ore pomeridiane si svolgono i
giochi all'aperto con "lu iocu di li pignati".
A dicembre la festa dell'olio rappresenta
un momento di rilevante importante nell'ambito delle iniziative
organizzate dal Comune e dalla Pro-Loco.
In occasione del Natale, sulla salita del
convento, i frati francescani e i giovani della Pro-Loco,
patrocinati dal Comune, ripropongono l'ormai tradizionale Presepe vivente. Si tratta di una manifestazione conosciuta in
tutto il circondario che inizia con il "Viaggio di Maria e
Giuseppe "accompagnati dalle melodie degli zampognari per le vie
del centro storico.
Si conclude il 6 gennaio con la fastosa "processione dei Re Magi'' seguiti dagli artisti di strada.
* tratto dall'opuscolo turistico della Provincia di
Palermo