Il segno lasciato dagli Arabi
(testo di Nuccio Benanti *)
E' una cittadina situata alle falde meridionali
della montagna Grande, nella media valle del fiume deuterio. Ad
ovest troviamo le alture di Gibilrossa che si protendono sul golfo
di Palermo; ad est, tra gli agrumeti, si scorge il corso del
fiume, ed è proprio l'acqua di questo fiume torrenziale uno dei
motori dell'economia locale, la chiave di lettura per conoscere
questi luoghi ricchi di storia, dove l'aria profuma di zagara.
Presumibilmente il primo nucleo abitato sorse nelle vicinanze di
un casale arabo, il "Manzil al Amir" o "casale dell'Emiro". Il
castello che sovrasta il centro abitato venne inizialmente
destinato dagli Arabi ad un uso agricolo.
Solo verso l'XI secolo verrà circondato da una
robusta cinta muraria a scopi difensivi, che lo trasformeranno, di
fatto, in una fortezza. Nel 1068, Ruggero di Altavilla riuscirà ad
infliggere una pesante sconfitta ai musulmani, conquistando il
territorio. Qualche secolo dopo, nel 1340, i Chiaramonte, uno dei
casati più potenti della Sicilia, acquisterà il feudo con il
castello dalla famiglia dei Caltagirone. Col chiaro intento di
controllare la vallata sottostante, verranno apportate numerose
modifiche alla struttura originaria del maniero, potenziandone
ulteriormente la funzione difensiva. Dichiarato monumento
nazionale nel 1980, il castello medievale di Misilmeri è uno dei
quaranta castelli della provincia di Palermo che testimoniano la
millenaria storia della Sicilia.
Gli arabi hanno lasciato un segno profondo in
tutto il territorio, modificandone in poco tempo la topografia. Le
loro comunità si disseminarono nei casali e nei mulini ad acqua
lungo il fiume Eleuterio. In contrada Risalaimi (dall' arabo "Ras
Al Ain" o "capo della sorgente") vennero realizzate opere
idrauliche con lo scopo di impiantare agrumeti. Ancora oggi, gli
agrumi portati dall'Oriente vengono coltivati con sapienza e
passione dai Misilmeresi. Qui le piante nascono e crescono in
condizioni climatiche particolarmente privilegiate.
Un terreno piuttosto arido, molto simile a
quello dei paesi d'origine, e abbondanti irrigazioni con i metodi
tradizionali determinano una qualità piuttosto pregiata di arance,
mandarini e limoni, oggi esportati ed apprezzati in tutto il
mondo.
L'economia locale si basa in buona parte sui
proventi dell'agricoltura. In queste zone è particolarmente
diffusa anche la produzione di loti, mandorle, olive e ortaggi.
Sul territorio operano anche diverse industrie alimentari,
dell'edilizia e della lavorazione del legno e dei metalli. E'
inoltre abbastanza praticato l'allevamento di ovini e bovini per
la produzione di latticini e carne.
Misilmeri ha una zona archeologica,
quella di contrada Cannita, meta di escursioni turistiche.
Nel sito, che risale all'VIII secolo a.C, sono stati rinvenuti
importanti reperti di varie epoche. Inoltre sono stati portati
alla luce resti di un edificio identificato con i tempio di
Chronos. Il Comune ha di recente restaurato un altro importante
monumento locale, il ponte di Risalaimi o ponte della
Fabbrica. Una struttura che nel maggio del 1860 fu al centro di un
importante fatto storico. Secondo le cronache dell'epoca, alcune
truppe garibaldine lo attraversarono per fare credere ai Borboni
che i Mille stavano ripiegando verso Corleone. In realtà, il
grosso delle truppe era appostato nella zona di Gibilrossa, mentre
a Misilmeri il generale La Masa e alcuni capisquadra tenevano un
consiglio di guerra per decidere l'assalto di Palermo. Di
particolare interesse artistico è anche la chiesa Madre,
dedicata a San Giovanni Battista, dove è possibile ammirare
stucchi della scuola del Serpotta, opere di Vito D'Anna e
pregevoli statue lignee del XVIII secolo.
A Misilmeri i riti pasquali sono
strettamente legati alla terra e alla rinascita della vegetazione,
come l'usanza di preparare i lavureddi di grano
germogliato per addobbare il Sepolcro. Il giovedì sera, in
coincidenza con la conclusione delle sette prediche, nella chiesa
di San Francesco si può assistere alla calata di la testa:
il Cristo muore sulla croce, abbassando il capo. A mezzanotte la
veglia raggiunge il momento più solenne e partecipato, quando i
devoti, l'uno dopo l'altro, intonano i canti della Passione e a
gruppi, accompagnati dal suono della traccola di legno,
iniziano a percorrere un pellegrinaggio che li porterà per tutta
la notte lungo le strade e i vicoli del paese, perché ogni
cristiano si senta toccato dalla pietà e si associ alla
contemplazione di tanto spettacolo e alle invocazioni per chiedere
perdono:
E' lu jovidi e santu!
di lignu è la campana
Gesù a tutti nni chiama,
nni voli pirdunari.
La festa in onore di San Giusto,
patrono del paese, si svolge l'ultima domenica di agosto.
Durante la processione si ripete il tradizionale rito della vulata di l'anciliù. I festeggiamenti coincidono con la
chiusura delle manifestazioni estive dell'Agosto misilmerese,
organizzate dal Comune. E' interessante notare come in tale
contesto vengano coinvolti tutti quartieri del paese, compresa la
frazione di Portella di Mare.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo