Questa guida vuole essere uno strumento per conoscere Polizzi Generosa,
città molto antica che accomuna testimonianze storiche artistiche e
folkloristiche ad attività economico-produttive.
Oggi al visitatore questa Città offre non solo la sua superba bellezza
naturale e paesaggistica, ma anche la possibilità di scoprire, percorrendo
strade e vicoletti, chiese, palazzi ed interessanti testimonianze di arti minori
come intagli, portaletti , edicole votive etc. Inoltre, nei centri agrituristici
e nei ristoranti, il buongustaio ha la possibilità di soddisfare il suo palato
con piatti di antica tradizione culinaria.
il Sindaco
POLIZZI GENEROSA
Ci sono giorni in cui la brezza sospinge dal mare verso i monti grosse nubi
umide e soffici. Poi, quasi le mancassero d'un colpo le forze, le lascia lì, ad
avviluppare le colline e le pendici dei monti più alti. Allora, l'erto pianoro
su cui si distendono le case di Polizzi Generosa emerge come una zattera alla
mercé di onde candide e capricciose. Il mondo tutt'intero scompare e solo altre
vette è dato di vedere in quell'infinito bianco.
I polizzani chiamano questo fenomeno "maretta", e di certo si
tratta di uno dei panorami più suggestivi che si possano ammirare. D'altronde,
a Polizzi si può ben dire che di vedute se ne intendano: dalla vetta del monte,
a poco più di 900 metri d'altitudine, lo sguardo spazia a 360° dalle cime più
alte delle Madonie a nord, ai colli digradanti che incorniciano la valle dell'lmera
a sud. Un panorama vastissimo che si può cogliere da più parti, ma
specialmente dal belvedere, un'ampia terrazza sospesa nel vuoto.
Nel cuore del Parco, Polizzi Generosa dista ottanta chilometri da Palermo
CENNI STORICI
Le testimonianze archeologiche datano il
primo insediamento nel territorio al sec. IV a.C, epoca a cui risale una
necropoli ellenistica che ha restituito, fra l'altro, una pregiata anfora a
figure rosse. Il primo ritrovamento archeologico è del 1650, quando venne
rinvenuta una statua punica-egittizzante raffigurante una donna identificata con
la dea Tanit-Athena Iside. La statua, alta poco più di un metro, aveva tre visi
e reggeva in una mano un disco, simbolo del sole, e nell'altra due serpi,
simbolo del dominio sull'acqua. "Iside" fu posta nella Chiesa Madre e
destinata a reggere il fonte battesimale. Mantenne questa funzione per più di
un secolo, fìn quando il vescovo di Cefalù, reputando blasfema la presenza di
un simulacro pagano nel tempio, ne ordinò nel 1771 la distruzione. A nulla
valsero le proteste dei polizzani che, da allora, per vedere la loro Iside,
hanno dovuto contentarsi di una incisione realizzata nel 1720. Ben poco rispetto
aveva ottenuto ladea alla quale, secondo una fantasiosa etimologia, si dovrebbe
persino il nome di Polizzi, da Polis Isis (città di Iside).
Il nucleo attuale della cittadina si sviluppò a "partire dalla
dominazione bizantina, allorché venne costruita una fortezza per la difesa
delle vie d'accesso alla Val Demone. Espugnata nel 882 dagli Arabi che vi si
insediarono, la cittadina conserva di questo periodo la caratteristica
topografìa urbana con vicoli, scalette e archi ribassati. La moschea è stata
trasformata nel 1361 nella chiesa di Sant'Antonio Abate. Il ricordo della sua
esistenza rimane solo nel toponimo "via moschea" in quello che una
volta era il quartiere ebreo, nei pressi di Piazza Castello. Quest'ultima trae
il nome dal castello arabo-normanno, il fulcro dell'insediamento abitativo, del
quale residuano soltanto pochi ruderi.
Nel Medioevo il castello era intatto e possente e intorno a esso, come
accennato, s'andò sviluppando -soprattutto in epoca normanna - un nucleo urbano
che, nell'XI-XII secolo, era tra i più importanti delle Madonie. Nel 1082 il
territorio polizzano venne donato da Ruggero I alla nipote Ade-lasia, la quale
diede forte impulso allo sviluppo del borgo, ordinando, fra l'altro, anche
l'ampliamento della Chiesa Madre. In seguito, rolizzi tu sempre citta demaniale,
titolo che conservò con orgoglio e all'occorrenza difese accanitamente: sul
finire del XIV secolo, ad esempio, i cittadini raccolsero e versarono nelle
casse regie una somma esorbitante per sottrarsi alla signoria di tal Raimondo
Caprera. Le famiglie reali che si succedettero al governo della Sicilia,
peraltro, mostrarono sempre di apprezzare Polizzi e la sua calda ospitalità.
Molti esponenti delle dinastie regnanti vi si fermarono e l'accoglienza sempre
dimostrata meritò alla cittadina l'appellativo di "Generosa"
conferitole da Federico II di Svevia nel 1234; molti anni dopo, nel 1535, un
altro imperatore, Carlo V, per ricambiarne l'ospitalità, concesse ai cittadini
di riunire un senato e donò loro il proprio baldacchino (custodito nel Tesoro
della Chiesa Madre).
Numerose famiglie nobiliari avevano qui la propria residenza e alimentarono
una ricca vita culturale e sociale oltre a promuovere, naturalmente, l'economia
locale. Molti erano, inoltre, i borghesi e Polizzi fu a lungo piuttosto
progredita rispetto ad altri comuni. Basti pensare che, nel 1901, fu il primo
paese siciliano ad avere l'illuminazione elettrica.