Monumenti
La Chiesa Madre è il più eminente fra gli edifici religiosi della
cittadina. Costruita, pare, nella seconda metà de XI secolo, venne a più
riprese ampliata tanto che, nelle sue forme attuali, risale al XVIII secolo (il
prospetto è dei 1877). Tracce della struttura originaria si possono ancora
riscontrare sul iato destro dove, sotto un piccolo portico, si trovano il
portale gotico-chiaramontano e due finestre ogivali.
All'interno, numerosissime sono le opere d'arte e fra esse spicca, a destra
dell'altare maggiore, un trittico fiammingo del Quattrocento di Rogier Van Der
Weyden. Un altro trittico, detto "della Visitazio-ne" e risalente al
15 19, è sistemato di fronte al precedente. È opera di Johannes De Matta, un
artista spagnolo attivo con propria bottega a Polizzi al principio del XVI
secolo. Opere di scuola gaginesca e di artisti famosi come Giuseppe Salerno (lo
"zoppo di Gangi"), Scaglione, Mirabella sono esposte all'ammirazione e
alla venerazione lungo le navate e le absidi, mentre sono custoditi nel Tesoro
l'urna d'argento di san Gandolfo di Andrea Di Leo ( 1549), un calice d'argento
dorato del XV secolo e un ostensorio d'argento di Nibilius Gagi-ni (1568). In
una cappella, infine, èsistemato il sarcofago marmoreo opera di Domenico Gagini
(sec. XV) che doveva servire per accogliere le spoglie di san Gandolfo, patrono
di Polizzi, qui morto nel 1260. Al santo frate è intitolata una chiesetta
vicina (San Gandolfo la povera) del 1622, al cui interno vi sono due tele
raffiguranti il santo dipinte da Giuseppe Salerno e Johannes De Matta.
Il frate viveva nel convento francescano di Polizzi, uno dei tanti presenti
in città: qui infetti risiedevano anche frati domenicani, carmelitani e
gerosolimitani oltre alle suore di due conventi benedettini e ai gesuiti. Di
tanta abbondanza, purtroppo, oggi rimangono solo le chiese annesse ai monasteri:
la Badia vecchia e la Badia nuova, entrambe del XV secolo (all'interno della
Badia nuova è notevole la grande "custodia" barocca di un bravo
artigiano polizzano, Pietro Bencivinni, del 1697); la Chiesa del Carmine (sec.
XVI, all'interno Madonna del Carmelo di Johannes De Matta e un preziosissimo
Crocifìsso ligneo di Francesco Gallusca); la Chiesa di San Girolamo, del XVII
secolo, dalla inusitata pianta ottagonale ideata dall'architetto frate Angelo
Italia e bel portale barocco in pietra fastosamente intagliata. Nell'attiguo
ex-convento dei gesuiti sono stati sistemati gli uffici del Comune, della
Pretura e la Biblioteca.
Altri edifici sacri sono la Chiesa di Santa Maria Lo Piano, già sede del
Senato cittadino, con bel soffitto ligneo dipinto e al cui interno si custodisce
una Deposizione del De Matta; la Chiesa di Sant'Orsola, con bel portale
rinascimentale, ricca di preziose tele e statue; la Chiesa dicento, con un bel
dipinto raffigurante "La fuga in Egitto" di Giuseppe Salerno; le
trecentesche chiese di San Francesco e Santa Maria dell'Udienza. Più antiche
sono infine San Pancrazio (882), già centro spirituale dei fedeli di rito
bizantino; la Commenda dei Cavalieri di Malta, purtroppo ridotta a rudere
(1177); la Chiesa di San Nicolo de Franchis [nella foto] (1167). Una passeggiata nel
delizioso centro storico, le cui strade sono state risistemate con l'antico
basolato, rivela inoltre alcuni pregevoli edifici civili come il Palazzo
Gagliardo, dal bel portale intagliato e cantonali possenti, e il Palazzo
Carpinello, in cima a un'ampia rampa di scale, con due antiche meridiane sulla
lunga facciata. Questi due edifici sono oggi i più evidenti testimoni della
passata potenza e opulenza di Polizzi.
Della vivacità culturale di Polizzi testimonia oggi Interessante Biblioteca
Comunale Lancia di Brolo, inaugurata nel 1890 grazie a una donazione di Federico
Lancia di Brolo e al patrimonio librario originariamente di proprietà dei
conventi - tra le più ricche biblioteche di paese dell'intera Sicilia.
Il Museo Archeologico ha sede nel collegio dei Gesuiti ed è diviso in due
sezioni: la stratigrafica e la tipologica (ancora in allestimento). La prima
comprende cinque fasi e copre un periodo che va dal IV al II secolo a. C. Tra i
pezzi più interessanti vi è l'anfora a figure rosse raffigurante Heracles e il
leone Nemeo, due statuette di Artemide, una lekane a figure rosse, un poppatoio
a testa leonina (con tanto di pallina antisoffocamento) e un'olpe a testa
femminile.
Complessivamente vi sono presentati cinquanta corredi funerari della
necropoli ellenistica rinvenuta in contrada san Pietro (1992). Il museo è
aperto tutti i giorni escluso lunedì dalle 10 alle 13, sabato e domenica anche
dalle 16 alle 19 (ingresso su via Garibaldi,11).
Nel Museo Ambientalistico Madonita (MAM) sono esposti esemplari delle diverse
specie faunistiche del Parco delle Madonie all'interno di accurate ricostruzioni
dell'ambiente naturale.
AMBIENTE NATURALE
L'ambiente naturale è molto vario e ricco.
Dal 1989 è protetto dai vincoli di un parco naturale, sebbene, nel territorio
di Polizzi, già dal 1984 fosse stata istituita una riserva a protezione della
zona della Quacella, un anfiteatro naturale d'aspetto dolomitico nel quale sono
presenti numerosi endemismi.
Le Serre della Quacella, unitamente al vallone Madonna degli Angeli e alla
zona che li collega, sono tra le più interessanti aree del parco. Il vallone,
in particolare, è noto per la presenza dei pochi esemplari ancora riscontrabili
di abete dei Nebrodi, una specie botanica rarissima (solo una ventina di alberi
testimoniano ancora diboschi un tempo estesi). Sia nell'area della Quacella che
in quella di Madonna degli Angeli vegetano inoltre vigorosi esemplari di leccio,
faggio nonché piante rare come l'allisso e l'astragalo dei Nebrodi, il cardo di
Boccone, la viperina stellata, il lino delle fate. Nei boschi trovano rifugio
piccoli mammiferi come volpi, lepri, conigli, donnole, ricci, istrici, ghiri,
martore e gatti selvatici. Tra i rapaci, gheppi, poiane, capovaccai, civette e
barbagianni, nonché qualche rara aquila reale e aquila del Bonelli.
Numerose, nel territorio, infine, le tracce lasciate dall'attività
agropastorale - mulini, masserie, ricoveri dei pastori (marcati).