Dal nucleo originario delle "quattro case"
(testo a cura dell''Amministrazione Comunale *)
L'attuale centro urbano ha origini piuttosto
recenti (metà del XIX sec.), fu infatti fondato da Giuseppe
Beccadelli, marchese di Sambuca e principe di Camporeale.
Sorge su una delle tenute aggregate al feudo
della Sparacia, che faceva parte dell'immenso patrimonio dei
Gesuiti. Il territorio, dopo l'espulsione di questi ultimi (1767)
e l'esproprio dei loro beni, rientrò nel piano di riforme volute
da Bernardo Tanucci (Ministro di Ferdinando IV, re delle Due
Sicilie), mirante a favorire la ridistribuzione dei possedimenti
ex gesuitici in favore dì piccoli proprietari.
Nel 779 don Gaetano Morales, prestanome di
Giuseppe Beccadelli, acquistò tra gli altri anche il feudo di
Sparacia e nello stesso anno il principe, ottenuta la "licentia
populandi", avviò la costituzione di diversi centri abitati,
tra cui il villaggio di Roccamena. Questa denominazione sembra che
deriva dall'esclamazione del principe: "Che rocca amena" perché
colpito dalla bellezza del paesaggio, caratterizzato da asperità
rocciose che qua e la sembrano affacciarsi in varia guisa dalla
rotondità della collina su cui il centro, tuttora in gran parte,
sì erge.
Il centro si sviluppò intorno ad un nucleo "Le
Quattro Case" da identificarsi, forse, con le antiche abitazioni
che sorgono a monte del nucleo urbano nel quartiere omonimo. Il
primo registro parrocchiale risale al 1798, data a cui si fanno
risalire, per tradizione, i natali di Roccamena. Poco documentata
è invece la storia del villaggio fino al 1833, anno in cui divenne
frazione di Corleone.
Il 28 Novembre 1846, con Regio Decreto, il
villaggio fu elevato a Comune e gli furono assegnati come
territorio alcuni ex feudi, ma la piena autonomia gli fu
riconosciuta con una ministeriale del Ministero dell'Interno, il
18 Giugno 1998.
Il nuovo Comune dipendeva dal circondario di
Corleone e dalla diocesi di Monreale.
L'ubicazione stessa dì Roccamena rappresenta una
valida testimonianza dell'importanza che il suo territorio ha
avuto nel passato, infatti il paese sorge fra i due rami del fiume
Belice, conosciuto in passato col nome di Crimiso, dove nell'anno
342 a.C. si combatté la famosa battaglia guidata dal condottiero
greco Tìmoleonte.
Nel territorio di Roccamena insiste un
interessante sito archeologico posto su Monfe Maranfusa, una
grande rocca ben difesa naturalmente da pareti a precipizio su
tutti i versanti e sulla cui sommità si possono ammirare i ruderi
di una fortezza, il castello di Calatrasi, che il geografo
e viaggiatore arabo Idrisi, nel suo "Libro di re Ruggero" descrive
in questi termini, "castello appariscente e fortilizio primitivo e
valido da farvi affidamento...", e che testimonia la presenza
mussulmana nella Valle del Belice.
Ma numerosi altri ritrovamenti archeologici
venuti alla luce durante le campagne di scavi effettuate dalla
Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali negli anni 1980/90,
testimoniano l'esistenza di un fiorente centro indigeno,
probabilmente elimo, ellenizzato intorno al VI sec. a.C.
Poco più a valle, stagliatesi in un suggestivo
scenario naturale, si può ammirare lo splendido ponte Calatasi
detto "Ponte del Diavolo", risalente alla seconda
metà del XII sec. d.C. e caratterizzato da una bellissima arcata a
sesto acuto e che costituisce uno dei più importanti e meglio
conservati esempi di architettura araba della zona.
Questo notevole ed importante parco
archeologico, fino ad ora poco noto e sfruttato, costituisce
una delle più importanti "sfide" che l'Amministrazione Comunale ha
con convinzione lanciato per risollevare le sorti economiche e
culturali di questo piccolo centro da troppo tempo relegato in un
pressoché totale isolamento.
In tale direzione ci si sta muovendo per
inserire questo patrimonio storico - culturale, più volte oggetto
di importanti studi effettuati dall'Università e dalla
Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, in un
più ampio circuito storico - turistico a livello provinciale e
comprensorio e comprendente anche altre emergenze storico -
archeologiche vicine alla nostra come Entella, nel territorio dì
Contessa Entellina, Jaitas a San Giuseppe Jato, Città Vecchia a
Corleone.
Tutto ciò avverrà anche sfruttando le risorse
progettuali ed economiche offerte dal "Patto Territoriale per
l'Occupazione Alto Belice Corleonese" di cui Roccamena fa
attivamente parte e che potrà rappresentare una fondamentale
occasione di sviluppo economico ed occupazionale soprattutto
mediante l'attuazione di un serio e credibile progetto per
l'incremento del turismo.
Oggi Roccamena è un tranquillo paesino di circa
duemila abitanti che fonda la sua economia sull'agricoltura
(vite, ulivo, cereali e soprattutto sulla coltura del melone
bianco) e la zootecnia, che soprattutto d'estate richiama numerosi
visitatori grazie ad un nutrito programma di manifestazioni
culturali e di intrattenimento patrocinate e promosse
dall'Amministrazione Comunale.
Cultura e tradizioni
Si incomincia il
19 Marzo con la
prima delle due importanti ricorrenze dedicate al Patrono San
Giuseppe con messa suffragio, sfilate per le vie del paese
della locale Banda musicale e soprattutto con la preparazione dei
cosiddetti "Altari di San Giuseppe"consistenti in lauti banchetti
originariamente preparati per i poveri, da devoti e fedeli, come
ringraziamento al Patrono per la grazia ricevuta. Tali banchetti
prevedono la preparazione di piatti e specialità locali come la
pasta con le sarde, cannoli, cassateddi, nonché
dei "cucciddati", particolare varietà di pane che viene
benedetto e distribuito ai poveri.
Si continua nella seconda settimana di Agosto
in cui si celebra la seconda festa dedicata al Patrono che ha il
suo momento più significativo nelle "Finzioni",
sacra rappresentazione tratta dai Vangeli Apocrifi, che rievoca il
ritorno della Sacra Famiglia dall'Egitto; attaccata dai briganti
vi latri", viene liberata da un angelo e successivamente riceve
ospitalità e ristoro da un ricco possidente "l'ammitaturi".
Gli interpreti, sfarzosamente abbigliali e scelti fra gli
abitanti, danno vita ad una evocativa rappresentazione un tempo
diffusa in tutta la Valle del Belice ed ora eseguita solo a
Roccamena, che si ripete annualmente da tempo immemorabile.
Particolarmente suggestiva e molto seguita è la "Pigghiata di
li Santi", corteo festoso che si snoda lungo le vie del paese
accompagnando gli interpreti della rappresentazione fino al palco
allestito nella centralissima piazza.
Ma l'estate a Roccamena è anche Sagra
del Melone, una festa laica nata con l'intento di promuovere
questo tipico prodotto locale che, nell'ultima settimana di Agosto
e nell'ambito di un corposo programma di manifestazioni culturali
e di svago che rappresentano il momento più significativo dì
aggregazione sociale fra i suoi abitanti ed i visitatori, si
conclude con l'immancabile abbuffata di prodotti tipici e di "muluni".
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo