Feudo e tradizione
(testi a cura di Federica Di Giacinto e dell'Amministrazione
Comunale*)
La ridente cittadina si estende nell'accogliente
vallata che va dal pizzo Sampieri e dal monte Campanaro
si allunga fino alla montagna di
Cammarata. Il nome deriva da un imponente olmo che si
ergeva nei pressi di un' antica fattoria feudale, primitivo nucleo
del paesino. L'altro nome di Valledolmo, Castel Normanno
deriva probabilmente da un passato insediamento arabo o cristiano;
in seguito si cominciò a chiamare Valle dell'Olmo tutta la vallata
di proprietà dell'autorevole famiglia degli Sclafani, il
complesso, però ottenne la licentia populandi solo nel 1650. Valledolmo a quel tempo aveva cambiato numerosi
padroni, e nel 1636 era passata nelle mani del cavalier Antonio
Cicala, che si era adoperato per far estendere progressivamente il
feudo originario.
Proprio per opera del barone Cicala vennero costruiti, infatti, alcuni edifici che conferirono una
certa identità al paese, tra cui case, un forno pubblico, un
mulino ed una chiesa. E, come ci attesta il professor Orazio
Granata, documento inequivocabile della realizzazione benefica del
fondatore non ufficiale di Castel Normanno o Valle dell'Olmo
rimane ancora oggi la campana di bronzo di un centinaio di chili
che squilla, con voce argentina, ora a festa ora a mortorio,
dall'alto campanile affacciato sulla piazza. Sull'orlo di questa
campana sta chiaramente scolpito il nome di D. Antonio Cicala,
barone di Valle dell'Olmo.
ln quella stessa piazza dove, per secoli,
sfidava venti e tempeste l'olmo gigantesco, che riempiva di
meraviglia gli occhi e l'animo di viandanti e avventori della
storica valle. Ma, ahimè, l'ingrata storia non riconobbe mai al
barone Cicala il titolo di fondatore del paese. La sua opera fu
portata avanti dal nipote Giuseppe Cutelli.
Il centro si e sviluppalo nel corso dei secoli
specialmente nel settore agricolo.
Tra i prodotti principali c'è il grano
duro, che costituisce una delle basi dell'economia
valledolmese. Un posto particolare è occupato dalla produzione vitivinicola.
La succulenta uva che fornisce la
materia prima per la produzione del vino della cantina sociale
Castellucci-Miano cresce abbondante nelle omonime contrade.
Le contrade Castellucci-Miano, insieme alla
rinomata Regaleali oggi fanno parte della Contea di Sclafani,
una zona D.O.C.
Un'altro prodotto di vitale importanza per il
complesso produttivo è il cosiddetto "pomodoro siccagno",
per salsa e pelati, utilizzato da numerose cooperative locali,
alcune ancora a conduzione familiare. Merita un cenno anche il
commercio di carni bovine e soprattutto suine. Valledolmo è
attualmente uno dei centri più interessanti e ricchi di patrimonio
Artistico dell'entroterra palermitano. Nella piazza principale del
paese è collocato il monumento bronzeo ai caduti dello scultore
Antonio Ugo
Ma la prima tappa per i visitatore saranno la
cappella e la chiesa della Madonna del Buon Pensiero
(adesso delle Anime Sante).
La cappella fu costruita dal barone Don Antonio Cicala e la chiesa
fu continuata dal nipote Giuseppe Cutelli e dedicata alla Madonna
del Buon Pensiero. La chiesa del XVI secolo è un prolungamento
dall'antica fattoria feudale, fu consacrata alla Madonna, di cui
rimane una statuetta collocata nella sacrestia, in stile
corinzio-romano, possiede una sola navata. In essa si trovano i
mausolei della Duchessa di Catalogna Anna Summaniata, prima moglie
del Conte Giuseppe Mario Cutelli e l'altro del Conte Antonio
Cutelli.
La Chiesa Madre, dedicata
all'Immacolata Concezione, fu invece costruita a partire dal 1743
per accogliere un numero sempre maggiore di fedeli. Il progetto
della chiesa risale all'ingegner Giuseppe Caldera, anche se un
ultimo ritocco fu aggiunto dall'architetto Marvuglia. Nel
tempio sono custoditi e venerati il quadro della Vergine e la
statua i legno di Sant'Antonio da Padova, protettore del
paese. Da ricordare, inoltre la chiesa Nuova o dì Maria.
Della Purità, costruita a partire dal 1845 a tre navate in
stile romanico-baroccheggiante, in cui si trova il grandioso
e artistico Crocifisso della scuola del Civiletti, e il
Calvario, un edificio di culto risalente alla seconda metà del
1800 e ultimato nel 1889. La chiesetta del Calvario, che custodisce al suo interno una statua dell'Addolorata col
Cristo morto sulle ginocchia posto sull'altare maggiore, è aperta
al pubblico due volte l'anno, il Venerdì Santo e il 3 maggio. In
quel giorno i fedeli, che vi si recano in pellegrinaggio per
celebrare la festa della Santa Croce, offrono ex-voto di pane dalle forme particolari e curiose: piedi, mani, gambe...
Il 18 agosto di ogni anno c'è I'Agosto
valledolmese e la festa di Sant'Antonio da Padova
patrono del paese. La festa si svolge sotto il patrocinio del
Comune da tempo immemorabile con manifestazioni che si protraggono
durante tutto il mese di agosto; alla festa patronale è stata
sempre assegnata particolare attenzione da parte
dell'Amministrazione locale per il sentimento di devozione che
lega i cittadini alla stessa. Ai solenni riti religiosi si sono
sempre affiancati occasioni dì svago con spettacoli vari a favore
della cittadinanza e degli emigrati rientrati dall'estero per
l'occasione. Notevole importanza rivestono per i Valledolmesi le
varie sagre che si svolgono annualmente in paese. Queste,
costituiscono, occasione di scambio culturale ed economico con i
paesi vicini ed offrono, altresì, momenti di aggregazione e
socializzazione e di sano impiego del tempo libero per quanti sono
impegnati nell'organizzazione, svolgimento e riuscita delle
stesse.
In quest'ottica a Valledolmo si svolgono
annualmente: la sagra della spiga, la sagra del pomodoro, la
sagra dell'uva, nonché
infine la sagra della ricotta e dei formaggi, prodotti questi, che hanno notevole rilevanza per l'economia
locale e che costituiscono una delle voci di formazione del
reddito dei lavoratori del settore.
Il Carnevale valledolmese prevede
una sfilata di carri allegorici e gruppi in maschera (ultima
domenica dì carnevale e martedì successivo).
A marzo invece cade la festa de "I
Virgineddi" di San Giuseppe: ogni anno i fedeli che
intendono ringraziare il Santo per qualche grazia ricevuta,
invitano bambini ed anziani "I Vìrgineddi" ad una mensa ricca di
cibi e variamente adornata: le tavolate possono essere
visitate nei giorni precedenti e la mattina della festa.
Caratteristico il pane di San Giuseppe, che adorna
le tavolate, lavorato artisticamente in tante forme dalle
bravissime massaie del luogo.
Nella giornata della Santa Pasqua lungo la via
Cadorna si svolge il tradizionale "Incontro". A
mezzogiorno, al terzo squillo di tromba, i simulacri
dell'Addolorata e del Cristo Risorto, portati a spalla, si muovono
di corsa l'uno verso l'altro. Giunti a poca distanza viene fatto
cadere il velo nero all'Addolorata che nello stesso tempo tende le
braccia per stringere in un dolce abbraccio il Cristo.
Nel campo delle attività culturali, in
particolar modo nel campo delle arti figurative, a Valledolmo sin
dal 1987 sì tengono, con cadenza annuale, il concorso di pittura
estemporanea ed il concorso fotografico. Detti concorsi sin dal
1992 sono stati istituzionalizzati con delibera del Consiglio
Comunale. Le suddette attività hanno contribuito in maniera
notevole ad avvicinare anche il "profano" alle arti figurative e
ad affinare il senso estetico-artistico dei Valledolmesi tutti e,
non ultimo, ad arricchire il patrimonio del Comune con le opere
pittoriche dei concorrenti e della documentazione fotografica su
Valledolmo ed i Valledolmesi. Da alcuni anni inoltre si svolge una
sfilata di cavalli con concorso a premi per le diverse categorie e
razze alla quale prendono parte concorrenti di diverse province.
Ciò ha contribuito a rilanciare l'allevamento del cavallo e
l'ecologico hobby delle gite a cavallo.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo