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(testo tratto dal sito del comune)
L'origine di Castellana Sicula si fa
risalire al XVIII secolo, periodo nel quale il feudatario del luogo,
duca di Ferrandina, volle graziosamente dare il nome della moglie,
che apparteneva alla famiglia dei Castellana di Spagna, alle terre
sulle quali oggi sorge Castellana.
La sua posizione felice, le sue pianure ricche
d'acqua, il suo clima sembra abbiano attirato gli agricoltori di
Gangi, Petralia, Polizzi, Caltavuturo che qui hanno trovato una
dimora confacente costruendo così, verso il 1700, il primo
insediamento urbano. Insediamento sorto nella pianura formata da tre
Feudi: Castellana, Fana e Maimone, e attraversata da 4 Trazzere
Regie.
La prima costruzione in assoluto fu una palazzina
a forma di castello, oggi chiamata Casina Rossi, che veniva
utilizzata dal proprietario, l'abate Andrea Figlia, prevalentemente
per brevi soggiorni estivi.
Originariamente sembra siano stati sei i nuclei
abitativi: Castellana , Rione Calcarelli, Rione Frazzucchi, Rione
ospizio, Rione Sciocca, Rione Sciafè.
Castellana e Calcarelli furono per circa duecento
anni frazioni del Comune di Petralia Sottana; le prime elezioni
amministrative che consacrarono finalmente Castellana quale comune
autonomo furono indette, con decreto Prefettizio del 02/09/1948, per
il 31 ottobre 1948, conquistata l'autonomia Castellana ha percorso
velocemente la strada verso il progresso. Sono sorti nuovi edifici
pubblici, il palazzo municipale, le scuole materne, elementari e
medie, l'IPSIA. Si sono rinnovate ed abbellite le piazze, sono sorte
villette, luoghi pubblici attrezzati, impianti sportivi con campi di
calcio, campi da tennis, campetti polivalenti, la palestra comunale
e l'anfiteatro, in contrada Passo L'Abbate, che ospita le
manifestazioni dell'Estate Castellanese.
In primo piano
Entrando nei centri abitati di Castellana e delle
sue frazioni, a colpire l’attenzione del visitatore sono i
murales, pitture affrescate sui muri ad angolo delle case che da
anni ormai richiamano artisti italiani e stranieri a cimentarsi in
un ideale confronto. La vivacità dei colori, la ricchezza dei temi
trattati, la bellezza dei luoghi prescelti sono tutti fattori di
grande rilievo che fanno oggi di Castellana un piccolo tesoro di
immagini e fantasia. Essendo un centro di recente fondazione, non
annovera palazzi storici, né chiese piene di opere d’arte, certo, ma
annovera strade luminose, incroci e sbocchi nelle piazze che si
fanno contenitori d’arte moderna. A partire dal 1994 artisti di
valore hanno lasciato per le strade i loro preziosi contributi, e
quadri nell’aula consiliare, moderna pinacoteca cittadina. Per
questo motivo da qualche anno ormai Castellana è intesa come la
“città dei murales” e di essi mena un meritato vanto.
Una seconda attrazione è costituita dalle
testimonianze archeologiche: i resti di una Villa romana dei
primi secoli dopo Cristo, con annesse terme; i pigiatoi scavati
nella roccia attigui alla Villa; ma soprattutto gli ipogei d’epoca
paleocristiana, in parte accanto alla Villa (e uno ora accolto
nell’edificio museale che vi è stato costruito attorno), in parte
nella parte alta e antica della frazione di Calcarelli. Suscita
impressione il fatto che, fino a qualche anno fa, tutti gli ipogei
(con un numero di loculi variabile dai cinque ai venti) sono stati
usati come stalle per gli animali domestici: questo, lungi dal
comprometterne la stabilità e l’esistenza, ne ha favorito la
conservazione nel tempo! La gente che vi stava attorno, infatti, li
custodiva, li tutelava contro gli estranei, un po’ come tutta la
popolazione madonita ha conservato integro l’ambiente naturale
circostante ben prima che vi fosse preposto l’Ente Parco.
L'arrivo e l'accoglienza del visitatore
Castellana è il primo centro abitato che si
incontra lungo la ss 120 (collega l’Etna alle Madonie), a 13 km
dallo svincolo di Tremonzelli e al km 73 dell’autostrada A 19
Palermo-Catania. Si può perciò considerare a ragione, per il
versante sud, la porta del Parco delle Madonie (entro i cui confini
rientra buona parte del territorio comunale). Completato il tratto
della statale, che sale fino a quota mille dopo aver toccato la
masseria Xireni per proseguire incrociando la località Donalegge e
il rione Frazzucchi, il visitatore giunge all’ingresso del paese da
cui si diparte, a sinistra, un largo viale che attraversa la
frazione di Calcarelli; al viale segue una stradina di montagna per
Catalani e Nociazzi che giunge a Piano mulino (quota 1200), con un
mulino a acqua di recente restaurato e un’area attrezzata.
Salendo per il viale e la strada seguente si
incontrano un Punto-informazione del Parco (il cui personale
mette a disposizione del visitatore carte, brochures, opuscoli,
utili collegamenti in rete per informazioni e prenotazioni) e una
biblioteca che comprende un reparto Info-natura, ricco di volumi sul
Parco delle Madonie, riviste e prodotti multimediali di
interesse ambientale. Lungo lo stesso tragitto si incontrano un
campo sportivo e un campetto poliuso, un panificio e una pasticceria
che lavorano pani e dolci tipici del posto, e poi bar, alberghi,
ristoranti, aziende agrituristiche e quant’altro può offrire ristoro
al visitatore. Se invece si rimane sulla 120 e ci si inoltra lungo
il corso Mazzini di Castellana, si ritrova un ambiente pianeggiante,
ricco di negozi alimentari, panifici, ristoranti e bed & brekfast.
Superato il centro abitato, che si snoda tutto lungo la statale 120,
si perviene in località Passo l’Abate, area attrezzata e riccamente
alberata, con anfiteatro, palestra, piscina, campi da tennis, un
centro di educazione ambientale con un orto di colture tipiche del
luogo e un pagliaio tradizionale.
Il territorio comunale e i suoi pregi
ambientali
Il territorio comunale di Castellana si distende
lungo un fianco meridionale delle Madonie, da quota 1918
(monte san Salvatore, con il santuario della Madonna dell’Alto) a
quota 400, la zona dei feudi già confinante col Nisseno, dove stanno
località già prossime al santuario del Crocifisso di Belìce. Nel
breve volgere di cinque km si sale da Castellana (750 mt), con
Frazzucchi da una parte e con l’area attrezzata di Passo l’Abate
dall’altra, a Calcarelli (850 mt) e, attraverso le frazioni di
Catalani (910 mt) e Nociazzi (1010 mt), si giunge all’area
attrezzata di Piano mulino (1200 mt). Ogni centro ha la sua chiesa,
piccola, pulita e ben tenuta, accanto a tutta una vasta area
sub-urbana al cui interno si succedono zone archeologiche, luoghi
d’interesse etnoantropologico con insediamenti pastorali, mulini ad
acqua, itinerari e sentieri naturalistici. Area facilmente
percorribile a piedi, se si vuole, ma accessibile anche a cavallo,
in mountain bike, in auto o in fuoristrada.

Castellana centro, nel cuore di un vasto pianoro,
è circondata da campi coltivati, frutteti, oliveti e vigneti che si
diramano verso sud, passando per le masserie di Donalegge e Xireni,
fino a toccare borghi o antichi insediamenti rurali come Tudia,
Tudiotta e Vicaretto. Numerosi bevai in pietra costellano le vaste
distese di terra, tuttora utilizzate come pascoli di marina, mentre
strade rurali, piste e trazzere sono tutti itinerari di facile e
suggestivo attraversamento.
Inserita nel Parco naturale delle Madonie,
Castellana presenta una serie di pregi ambientali di grande
richiamo. Primi fra tutti sono i boschi: la faggeta, da quota 1400
in su, e il castagneto tra i 1200 e i 1400 mt. Ad essi si accede da
Nociazzi attraverso un itinerario ricco di vedute suggestive via via
più estese (a distanza si intravede Enna e, sullo sfondo si staglia
l’Etna col suo comignolo fumante). Sono poi da segnalare, ad alta
quota, le grandi distese di funghi che si raccolgono in
autunno se si è muniti di apposito patentino. E poi ancora le
numerose piante spesso selvatiche e a dir poco esotiche, talora in
via di estinzione: tale è il caso degli alberi di zorbe, zalore,
melograni. Né sono da trascurare le numerose piante spontanee,
proprie della macchia mediterranea, che crescono accanto ai
boschi di faggi o di castagni. Scendendo verso il basso, lungo
le medie e basse colline, la natura cambia e vede alternarsi
uliveti, vigneti, campi di grano o di leguminose, terre a riposo
dove in inverno e primavera pascolano numerose greggi di pecore,
il cui latte viene poi raccolto e lavorato per farne pecorino,
ricotta e latticini di vario genere.
L’archeologia del luogo
L'origine settecentesca non esclude insediamenti
risalenti a secoli remoti: tutta l'estesa vallata che da alta quota
scende verso il basso mostra infatti di essere stata abitata già
nella tarda latinità. Si è a lungo immaginata l'esistenza di una
città di More, nella vallata che da cozzo Zara scende verso Passo
l'Abate. Se Petra può essere stata un centro abitato di buona
consistenza in età romana, nei pressi dell’attuale Soprana, non è da
escludere del tutto che More sia stata una località minore collocata
in contrada Muratore, e di essa rimangono resti importanti
come la Villa romana. Accanto alla Villa due pigiatoi e qualche
avanzo murario hanno fatto pensare ad una villa rustica. Ma non
mancano di interesse tre ipogei con loculo scavato nel banco
roccioso: il più grande contiene una ventina di loculi su due tre
piani e presenta l'arcosolio centrale di fronte all'ingresso,
sorretto da due capitelli intagliati nella roccia. Tombe
paleocristiane, dunque, come confermano alcune lucerne col
monogramma costantiniano o col simbolo del pesce, per non dire
dell'ingresso rivolto a Oriente. Un quarto ipogeo è nella parte alta
e più antica di Calcarelli.

Tornando alla Villa romana, essa presenta muri
ricurvi, costituiti da blocchetti di pietra ben squadrati e saldati
tra loro con calce. Una villa dunque con tutti i suoi annessi,
munita di alcune parti di lusso, come un impianto termale, pur
rimanendo sempre una una fattoria. Di ciò fanno fede tre pigiatoi di
tipo assai raro scavati nella roccia. Ad una ventina di metri dal
primo ve n'è un secondo assai più piccolo: forse uno spazio formato
da due pozzetti destinati a contenere il torchio e la tina per la
spremitura delle olive. Ancora a Calcarelli, a 3-400 mt dai primi
due, nell’attuale villa Padula, sta un terzo pigiatoio simile al
primo, ma assai più grande.
La storia recente e i monumenti
Di seguito alla Costituzione borbonica del 1812,
Castellana e le sue frazioni furono aggregate al comune di Petralia
Sottana, dentro i cui confini rimasero fino al 1947, quando fu loro
riconosciuta l’autonomia amministrativa. La struttura urbanistica
del nuovo comune ha potuto così definirsi e consolidarsi solo nei
decenni successivi: sono nati numerosi edifici pubblici (municipio,
scuole elementari e medie, centro di educazione ambientale, istituto
professionale per l’ambiente e l’agricoltura, centro di
riabilitazione sanitaria…) ed è cresciuta l’edilizia privata, che
nel territorio pianeggiante ha trovato un innegabile fattore di
richiamo anche per abitanti dei paesi vicini. Strade e piazze, fra
cui da citare almeno il viale Risorgimento, e poi giardini pubblici,
aree attrezzate per l’infanzia, villette con campi di bocce e
impianti sportivi. E poi le chiese!
Le chiese che costellano i centri abitati pur
nella loro semplicità costituiscono un forte elemento di attrazione.
La chiesa di san Francesco di Paola (1799, ma restaurata per
ultimo nel 1968) sta nell’omonima piazza di Castellana e si impone
sulle altre perché custodisce, al suo interno, un sant’Antonio Abate
dello Zoppo da Gangi e numerose altre tele di pregevole fattura.
La chiesetta della Madonna della Catena (1909), a Frazzucchi, è
meta di pellegrinaggi di devoti scalzi che vi si recano in preghiera
a maggio e nella quindicina di Ferragosto. La chiesa di san
Giuseppe, nella frazione di Calcarelli (1728), si distingue per
l’ardita architettura, sia dell’edificio a forma di grande capanna,
sia del sagrato che attraverso due scalinate dà sulla piazza
sottostante, a sua volta arricchita di un giardino di rose.
L’interno è stato affrescato dal pittore Cappello negli anni
Settanta. Sempre a Calcarelli, nella parte alta e più antica
dell’abitato, sta la prima chiesa dedicata al santo nel 1860 e di
recente sottoposta a restauro conservativo. Custodisce alcune
pregevoli statue di legno, tra cui un Ecce homo! e un san Pasquale.
Il centro abitato di Catalani presenta una chiesetta dedicata a
santa Maria Goretti e quello di Nociazzi una chiesa dedicata al
Crocifisso.
Il territorio comunale è poi impreziosito da una
serie di manufatti, documenti più che monumenti, ma di altrettanto
valore testimoniale. E’ il caso del mulino ad acqua di Piano mulino,
del lavatoio di Nociazzi, del quartiere di via Veneto (detto
Ncapu a chiesa o Sardegna) a Calcarelli, di Villa Padula alla
periferia della stessa frazione, di Casina Rossi, una delle prime
costruzioni in muratura a Castellana. Un monumento sui generis è
infine la pista sterrata che, in circa sei km, da Piano mulino sale
a Madonna dell’Alto, santuario risalente al XV secolo con una
statua in marmo di Giandomenico Gagini o della sua scuola.
Il folklore e le tradizioni
Castellana dispone di un ampio e articolato
calendario festivo, arricchito dal fatto che molte feste si
celebrano nelle frazioni, promosse e organizzate da comitati o
confraternite locali. Gli appuntamenti più importanti sono
costituiti dalle feste patronali (san Francesco di Paola, a luglio a
Castellana; san Giuseppe e il Crocifisso, ad agosto a Calcarelli; la
Madonna della Catena, ancora ad agosto a Frazzucchi; il Crocifisso,
a settembre a Nociazzi). La festa più suggestiva è quella che si
svolge la prima domenica di luglio sulla cima del monte San
Salvatore, a quota 1918 mt: è la festa della Madonna dell’Alto,
al cui santuario molti sono i devoti che accedono a piedi scalzi
lungo ripidi sentieri, ma sempre più numerosi sono quelli che
salgono su auto fuoristrada lungo una pista sterrata costruita a
fine anni Settanta.
Un rituale molto sentito e partecipato è, il 19
marzo, il manciari i San Giuseppi, giorno nel quale alcune
famiglie allestiscono tavolate di prodotti locali (dalla pasta al
baccalà, ai cardi fritti e alle frittelle zuccherate o sfinge) e
invitano a mangiare bambini, ragazzi e giovani, purché non siano
ancora coniugati: il modo di indicare la cerimonia è detto
significativamente fari i virginieddi. In tempi recenti la
limitazione è venuta meno e chiunque lo chieda viene ammesso a
partecipare. Di grande rilievo folkloristico è infine il Ballo della
Cordella, forse originario di Nociazzi, che nell’Ottocento doveva
eseguirsi un po’ ovunque e che oggi sopravvive in alcuni altri
centri delle Madonie. Inteso a rievocare danze di ringraziamento
eseguite in campagna dai contadini al tempo del raccolto, oggi il
Ballo viene eseguito, insieme ad altri spettacoli, ai primi del mese
di agosto in occasione di una manifestazione (Da coffa a visazza)
nel corso della quale i visitatori vengono ammessi alla degustazione
dei prodotti tipici del luogo.
A fine agosto si svolge la Sagra del pane,
manifestazione in cui, accanto a rassegne di spettacoli musicali, le
aziende locali producono e distribuiscono agli ospiti pane caldo
condito con olio e origano, salumi, formaggi e dolci del luogo
(amaretti, torte al formaggio, cassate al forno…). Nel corso di
tutto il mese di agosto si svolge Castellana d’estate, una continua
successione di feste e manifestazioni musicali, teatrali,
concertistiche e sportive nei tre maggiori centri abitati, diretti a
intrattenere gli abitanti e i numerosi ospiti che affluisconono in
paese.
C’è dell’altro che ancora conviene richiamare in
stretto ordine temporale. Il 1° Gennaio si celebra A vecchia.
Solo in parte riconducibile alla Befana, è un’usanza familiare
consistente nell’offerta di doni ai bambini la mattina di Capodanno,
principalmente giocattoli. Oggi in via di sparizione, per la forte
concorrenza di Babbo Natale, continua a sopravvivere sia pure in
ambiti sempre più ristretti. Il 17 gennaio si celebra Sant’Antonio
abate, con benedizione degli animali, fatti confluire in uno slargo
della periferia del paese, e con distribuzione di cuccìa (grano
bollito) ai presenti.
A febbraio è il turno del Carnevale delle
Madonie, con sfilata di carri allegorici e di gruppi in
maschera, nel pomeriggio di domenica, lungo viale Risorgimento e
corso Mazzini. Nei fine-settimana precedenti, a partire da qualche
mese prima, si tengono balli in maschera in locali pubblici. Tra
marzo e aprile si collocano le celebrazioni pasquali, a partire
dalla Domenica delle palme, allorché un corteo di confrati e di
fedeli, portando rami d’ulivo o di palma si dirige verso lo slargo
del Calvario. Il Giovedì santo si celebra la Messa in cæna domini
con 12 confrati che partecipano alla lavanda dei piedi. Il Venerdì
santo, infine una processione dell’urna col Cristo morto vede ancora
la partecipazione dei confrati con abitini, torce e minuscoli
stendardi.
L’artigianato
Essendo un paese eminentemente agricolo, a
Castellana da tempi remoti ha operato un artigianato del legno, del
ferro e dell'intreccio a servizio dell'agricoltura e della
pastorizia. Oggi i prodotti artigianali di quel genere non sono
scomparsi ma hanno cambiato senso e funzione: è il caso delle
ceste e dei panieri intrecciati con rami di salice e
strisce di canna, oppure dei sedili costruiti con tronchi di ferula
fissati con fili vegetali. Accanto ai manufatti in legno e in ferro
ci sono quelli prodotti dal bastaio (selle, bisacce e altro che oggi
torna di moda nelle attività di trekking e in quelle che si svolgono
nei centri equituristici, numerosi nel territorio). Né manca
l'artigianato femminile che trova il meglio della sua espressione
nei lavori all'uncinetto, nei ricami con i punti più preziosi
ricavati da una tradizione secolare, compresi i merletti al tombolo
e il macramè. Nello stesso quadro dell'artigianato domestico si
collocano i tessuti al telaio di legno che ancora è possibile
ritrovare in funzione in alcuni rioni o quartieri del paese:
tappeti, sottomaterassi, tovagliato rustico di cucina sono
altrettanti manufatti tessili che è possibile trovare in paese o
commissionare a donne del luogo.
La gastronomia e i prodotti tipici
Panifici, pasticcerie, aziende produttrici di
formaggi e salumi sono presenti sia in paese che nelle campagne
circostanti. Il pane locale viene lavorato con farina di
grano duro e con lievito naturale (criscenti) nei panifici che
operano fattivamente nei diversi centri abitati. Quanto alle
pasticcerie vanno famose per le paste di mandorle amare (amaretti),
le torte di formaggio, le cassate al forno, i dolci pasquali e
natalizi, oltre a una ricca varietà di dolcini al cioccolato.
Tra i formaggi, occupa di sicuro il primo posto
il pecorino, formaggio di varia stagionatura lavorato con
latte di pecora nei diversi mesi dell'anno, principalmente in
primavera, quando l'erba dei prati è più abbondante e saporita, sì
da lasciare al latte tutto il suo umore. Vengono poi i formaggi di
vacca e quelli confezionati con latte misto, la ricotta e, in alcune
aziende, anche il caciocavallo, formaggio vaccino a pasta
filata. Tra i salumi, invece, è da segnalare il tipico salame
madonita, salsiccia che viene confezionata e fatta asciugare in
ambienti ventilati, senza ricorso a conservanti. Si lavora anche
pancetta, coppa, lardo salato fatto maturare in ambienti adatti. E
poi olio extravergine, lavorato nei frantoi sparsi negli ex feudi,
miele, lavorato da anziani apicultori, e poi ancora frutta,
ortaggi e legumi.
Un discorso a parte va fatto per l'agnellone,
agnello dai sei mesi all'anno, localmente chiamato crastagnieddu. Da
Pasqua in poi diventa cibo festivo per antonomasia, presente com’è
in tutte le case, i ristoranti e in tutte le feste di campagna. E
poi funghi di varia qualità, raccolti in montagna nei mesi
autunno-invernali, che diventano conserve e non solo; asparagi che
crescono spontaneamente a varie quote; verdure spontanee, alcune
delle quali con funzioni medicamentose che la gente del luogo
conosce bene; pomodori secchi; carciofini sott’olio; marmellate di
pomodori verdi. Un elenco che non finisce più!
Chiese e Monumenti
Chiesa di S.Barbara (XIV sec.)
Il Nuovo impianto risale al 1799. Al suo interno si trovano:
statua in legno di "San Giuseppe" del 1700 circa, probabile opera
dello scultore Bagnasco; tabernacolo in legno (museo parrocchiale
1863); altare, opera dell'artista della vicina Polizzi Generosa,
Pietro Bongiorno (1966).
Chiesa di S.Francesco di Paola (XVIII sec.)
Eretta nel XX sec. nello stesso luogo in cui sorgeva nel 1799
una chiesa anch'essa dedicata a S.Francesco di Paola. Il nuovo
edificio presenta una planimetria ad aula di medie dimensioni, due
campanili del 1968 posti sulla facciata principale; vicino al
portale d'ingresso laterale, nel 1973 è stato realizzato un mosaico
raffigurante "Cristo risorto" con a destra l'immagine della Madonna
e a sinistra quella del Patrono del paese. Nel presbiterio si
trovano: il quadro di "S.Barbara" e quello di "S.Antonio Abate"
attribuiti al pittore Giuseppe Salerno (Zoppo di Gangi) e un altare
in legno esempio dell'artigianato siciliano (1600). Inoltre in essa
sono custoditi: un quadro della "Madonna dell'Aiuto" (1800);
un'acquasantiera in marmo rosso; un pannello in rame, opera del
prof. Catania, rappresentante il "Battesimo di Gesù" (1978); il
fonte battesimale è scavato in un blocco di pietra, risalente al
1800.
Chiesa di S.Maria della Catena (XIX sec.)
L'attuale cappella, in contrada Frazzucchi, è stata ricostruita
nel 1909. All'interno vi è una statua in gesso della "Madonna della
Catena con Gesù Bambino".
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