La Curia Capitaniale,
storia e leggenda di un paese in crescita
(testo di Federico Di Giacinto *)
Il paese, che si erge a 500 metri sul versante
settentrionale delle Serre, a sinistra del fiume San
Leonardo, si estende per 56,34 chilometri in luogo di un antico
agglomerato agreste.
Lo stesso nome "Ciminna" testimonia una passata
dominazione araba: esso deriva probabilmente da "Soemina", che
vuoi dire ricco, grasso, la cui semantica richiama la fertilità
della terra. Dall'antico dialetto ci viene anche un'altra conferma
etimologica: in siciliano "minna vuoi dire "mammella", prima fonte
di vita e di prosperità. Anche la storia di questo paese, sembra
confermare l'idea di ricchezza e di benessere: intorno al XV e XVI
secolo, questo delizioso luogo dell'entroterra palermitano si
fregiò del soprannome di "Palermo lu nicu", per via degli
industriosi commercianti e borghesi che operarono un rilancio
economico e culturale del paese.
Una crescita costruita a poco a poco, grazie ad
un'aristocrazia dalla mentalità "borghese", che ha saputo
coniugare l'attività vinicola e olearia con l'esportazione di
preziosi manufatti. Alcuni prodotti locali, ancora oggi,
costituiscono una fonte notevole di ricchezza: cereali, olive,
mandorle; tra tutti, primeggia la succulenta uva "ciminnita", la
cui fama si estende anche al di fuori del territorio palermitano.
Nel periodo di massima espansione il paese fu
anche punto di riferimento giurisdizionale per tutto il territorio
circostante, soprattutto attraverso la Curia Capitaniale, luogo
più volte citato in alcuni scritti seicenteschi, ma di cui è
ancora oggi dubbia l'ubicazione: si presume, dal nome, che non
dovesse essere lontana dalla Chiesa Madre.
Un paese che ha visto, nel corso dei secoli,
l'incessante susseguirsi di popoli e dinastie: oltre ai menzionati
arabi, rimangono, al confine con la vicina Baucina, tracce
d'insediamenti punici, romani ed ebrei, che contribuirono,
lentamente, ad una progressiva industrializzazione del paese.
In Gennaio da qualche anno è stata ripresa
l'antica
festa di San Sebastiano che inizia il giorno 20 del mese e
termina con la processione del fercolo per le vie del paese la
domenica successiva.(n.d.r.)
La festa del SS. Crocifisso, che si celebra fin
dal 1651 ha luogo la prima domenica di maggio, è una delle
tradizionali feste radicate nell'animo dei Cimminesi. E' in questa
occasione che, oltre alla processione dei monumentale fercolo,
si svolge la caratteristica "Furriata di li Torci",un
gruppo di muli con vistose bardature, faranno il giro della
cittadina e, al termine del viaggio si esibiranno in un vorticoso
carosello mentre il cavaliere che li guida lancia dolci sul
pubblico.
Un'altra importante celebrazione riguarda la
festa dell'Immacolata durante la quale ha luogo la processione
notturne detta "U' Triunfu". Per l'occasione le massaie preparano
uno speciale pane farcito di salsiccia "a nfriulata".
Interessantissima, la prima domenica di
settembre, la processione figurata con ben 240 personaggi in
costume d'epoca che ha luogo in costume d'epoca che ha luogo in
occasione della festa di San Vito patrono di Ciminna.
Il
calendario delle manifestazioni ha inizio con la processione dei
Misteri il Venerdì Santo.
Ciminna è un suggestivo connubio d'antico e di
moderno. L'ingegno e l'operosità dei suoi abitanti non si sono
fermati un solo attimo: testimonianza di questa frenetica voglia
di crescere e farsi conoscere è rappresentata dai numerosi edifici
innalzati nel-'arco di circa due secoli, dal "500 in poi.
Da visitare in primo luogo, per chi decide di
recarsi a Ciminna, la chiesa Madre , sorta in epoca medievale ma
restaurata gradualmente nel corso del XVII secolo. Tracce di
questa progressiva ristrutturazione sono riscontrabili nella
fusione degli stili della chiesa: all'esterno un rosone gotico
adorna un campanile cinquecentesco, sormontato su un portale di
reminiscenze spagnole; all'interno lo spettatore rimane colpito "dall'
abside di Scipione e Francesco li Volsi adornato da numerose
e autorevoli sculture.
Ma la grandiosità di Ciminna non si ferma alla
Chiesa Madre. Una tappa obbligatoria è costituita dalla chiesa di
San Giovanni Battista, che custodisce un trittico della "Madonna
dell'Udienza" ed un crocifisso, a ricordo dell'antica
confraternita del SS. Crocifisso con sede nel luogo dove ora sorge
la Chiesa. Il Cristo ligneo qui conservato è portato in
processione la prima domenica di maggio durante la festa di S.
Vito, protettore del paese. Il giro del nostro turista si
concluderà poi con la visita alla chiesa di S. Lucia alla
chiesa di S. Francesco che custodisce un magnifico
crocifisso, opera d'Antonello Gagini (di scuola gaginiana sembrano
essere anche alcune sculture minori disseminate nelle altre
chiese, ed un salto alla chiesa di S. Domenico.
Un ultimo sguardo va sicuramente al museo
civico F. Meli, al "gruppo di sonatori di pifferi e trombetti",
risalenti al XVII secolo, nonché alle chiese di San Pietro, di San
Sebastiano e di Santa Maddalena , importante per le sue
decorazioni interne , nei resti delle chiese di Sant' Antonio
Abbate e San Rocco e nel Santuario di San Vito.
Fin qui la
cittadina storica e ufficiale: ma Ciminna è anche leggenda, mito
che rivive nei racconti meravigliosi dei suoi abitanti; i quali vi
narreranno, tra le tante, l'affascinante storia d'amore tra il
prete e la meretrice, personaggi realmente esistiti. E vi
indicheranno anche alcuni sassi, un tempo tetre prigioni,
dove la poverina fu rinchiusa a causa della sua disperata
passione..
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo