Archeologia, arte, etnia albanese
(testo di Pino lardo *)
Costituisce il più antico insediamento albanese
in Italia Infatti nel 1450 gli Albanesi ripopolarono l'antico
casale di Comlma (oggi Contessa) Dopo l'invasione della penisola
balcanica da parte dell'Impero Ottomano gli albanesi già stanziati
a Comihisa furono raggiunti a ondate successive da parenti e amici
della terra natia che non avevano voluto rinunciare alla religione
dei padri e non avevano voluto sottostare al dominio turco
Dal momento che Skanderbeg, l'eroe nazionale
albanese, fu l'ultimo baluardo della cristianità contro l'invasore
turco di religione islamica, gli albanesi ottennero dal papa
l'autorizzazione a poter conservare nella religione il rito
greco-bizantino Dopo l'unita d'Italia fu aggiunto al nome Contessa
anche quello di Entellina per la presenza nel suo territorio della
rocca su cui sorgeva l'antica Entella, Contessa Entellina
conserva ancora oggi lingua, usi e tradizioni della terra
d'origine e costituisce oggetto di ricerca linguistica da parte di
studiosi del settore.
Contessa Entellina ha un economia basata
sull'agricoltura (vite, ulivo, cereali, recentemente e stata
riconosciuta la DOC perla produzione vinicola, già nell'antichità
si parlava di Vinea Comitissa e le monete dell'antica Entello
raffiguravano grappoli d'uva) e la zootecnica (famosa per i
prodotti lattiero-caseari), dopo il terremoto del Belice (gennaio
1968) ha preso vigore l'attività legata alla ricostruzione.
Contessa Entellina conserva nel suo territorio
beni archeologici, artistici, monumentali e paesaggistici.
La rocca di Entella e stata ed e oggetto
di varie campagne di scavi che, oltre alla necropoli, ne mettono
alla luce gli antichi edifici ed i cui reperti vengono custoditi
in un moderno antiquarium (museo)
Abbazia di S. Maria del Bosco, di scuola
vanvitelliana nella struttura attuale, era formata dalla chiesa e
dalla struttura monumentale caratterizzata da 2 chiostri. Oggi la
chiesa e andata distrutta mentre i chiostri ed il refettorio,
ancora agibili, hanno trovato notorietà grazie al cinema (vi sono
state girate scene del Nuovo Cinema Paradiso, il Siciliano, ecc) e
costituiscono occasione di incontri e manifestazioni musicali e
culturali.
Nella chiesa Madre è possibile seguire le cerimonie
in rito greco-bizantino (particolari le funzioni del 5 e 6 gennaio
e quelle legale alle festività pasquali) e si possono ammirare la
caratteristica iconostasi e gli affreschi della volta in falso
mosaico.
L'Antiquarium di Entella
di Ignazio Gennusa
Inaugurato nel 1995, è nato da una proficua
collaborazione tra il Comune di Contessa stellina, la Scuola
Normale Superiore di Pisa e la Soprintendenza per i Beni Culturali
e Ambientali di Palermo, ma soprattutto dalla volontà del prof.
Giuseppe Nenci, direttore della Missione archeologica di scavo a
Rocca d'Entella, che dal 1984 conduce sistematicamente le campagne
di scavo sul sito della città elima.
Il museo è concepito con un sistema di moduli
didattici autonomi e allo stesso tempo interdipendenti, legati da
un filo conduttore comune: lo scavo archeologico inteso non come
"asportazione" ma come mezzo di conoscenza storica, che in ogni
momento collega l'immagine del reperto allo scavo stesso.
L'esposizione conduce il visitatore alla comprensione della
stratificazione storico-archeologica della città, attraverso un
percorso che lo introduce dapprima nel contesto storico del
mediterraneo, per accompagnarlo successivamente lungo un viaggio
ideale nella Sicilia antica, visto con gli occhi degli storici di
ogni epoca e dei viaggiatori ottocenteschi.
Il percorso prosegue immettendo il visitatore
nello struttura urbana della città, soffermandosi lungo le
fortificazioni, che si snodano nel versante nord per 1.100 metri,
databili al VI secolo a. C. e rifacimenti del IV secolo a C, con
le due porte di accesso alla città e alla necropoli sud. Il
settore centrale del museo è dedicato alla stratificazione storica
vista attraverso la cultura materiale: un breve ma intenso
excursus di centinaia di anni in pochi metri. Si parte dalla
preistoria con le asce neolitiche e le selci lavorate, per passare
al tardo bronzo con ceramiche in stile Thapsos e Milazzese e
naturalmente alla notevole produzione ceramica cosiddetta elima,
sia impressa che dipinta a motivi geometrici. In questo settore si
evidenzia un'anfora a motivi geometrici incisi ed impressi e
decorazione antropomorfa e zoomorfa del VII secolo a. C,
proveniente dallo necropoli sud. Il settore espone inoltre
numerosi reperti ceramici di importazione ottica del VI - V secolo
a. C, a figure rosse e nere. Il punto cardine del museo è
costituito dal granaio ellenistico la cui esposizione è
strutturata in due settori: nel primo sono esposti i reperti più
significativi delle varie fasi di utilizzo ed il loro contesto di
rinvenimento, nel secondo sono esposti le anfore ed i contenitori
di derrate.
Particolarmente suggestiva è la ricostruzione di
uno squarcio della necropoli ellenistica, ricostruita nel contesto
di scavo, utilizzando riproduzioni di calchi in vetroresina degli
inumati, e le coperture sepolcrali originali.
Questo settore è arricchito da numerose vetrine
espositive dove sono presentati i corredi funebri rinvenuti, fra i
quali riveste particolare interesse quello femminile della tomba
79, risalente a IV sec. a C, comprendente due unguentari di
alabastro calcareo di produzione mediorientale, due specchi di
bronzo, una pisside in piombo, una lekane a figure rosse. Nella
tomba è stata rinvenuta una iscrizione funeraria in greco che
consente di conoscere anche il nome della donna sepolta: "Takima".
Un intero settore è dedicato al periodo
medievale con l'esposizione dei reperti rinvenuti in prevalenza
nell'unico castello scavato interamente: ad Entella le
fortificazioni medievali sono tre, ubicate strategicamente sui
punti più elevati della rocca. Numerosi i reperti esposti di uso
quotidiano, vasi da cucina, piatti, brocche, anfore, oltre agli
utensili da lavoro e alle armi in ferro ed in bronzo.
Particolarmente interessanti le ciotole "cobalto e manganese''
databili al XII - XIII secolo, oltre alla ceramica invetriata
caratteristica del periodo arabo-normanno.
Numerose sono le lingue che si sono parlate ad
Entella nel corso dei secoli: l'elimo, il greco dorico di Sicilia,
i latino, il greco bizantino e l'arabo.
Ognuna di queste lingue ha lasciato una
testimonianza incisa sui ceppi, nelle ceramiche, sulle monete e
sui materiali giunti fino a noi. Il settore conclusivo del
percorso è dedicato all'epigrafia.
Vi sono esposti oltre al frammento di iscrizione
funeraria, prima citato, dedicato a lakima, due grandi steli
funerarie risalenti al VI e V secolo a C. entrambe in greco
dorico, e numerosi bolli di tegole e anfore sia in greco che in
latino. Nell'ultima parte del percorso sono esposte le monete
rinvenute ad Entello, sia quelle della zecca della città risalenti
al V secolo a.C, che quelle provenienti da altre città: Segesta,
lato, Lilibeo, Siracusa, Agrigento, solo per citarne alcune.
Dopo aver visitato l'Antiquarium di Entella
rimane il solo rammarico di non aver potuto osservare, se non in
splendide gigantografie esposte in un apposita galleria, le famose
tavole con i decreti di Entella, due delle quali sono esposte nel
Museo Archeologico Regionale dì Palermo, mentre le altre sei sono
ancora all'estero, forse in Svizzera.
Durante le festività pasquali si svolgono le
cosiddette "finzioni" di Pasqua. Sono chiamate in questo modo
perché rappresentano la finzione della realtà che ebbe luogo 20
secoli fa e che ancor oggi ha luogo allo stesso orario con la
funzione sacra in chiesa.
Quelli che impersonano i personaggi sono gente
comune che smette la veste abituale per diventare Cristo, soldati,
preti, ecc. tempo fa l'accostamento tra attori e personaggi era
fatto tenendo conto della professione che ciascuno praticava, oggi
si fa tenendo conto solo delle capacità recitative dei singoli
attori Attualmente la Morte di Cristo si rappresenta nella
versione de «Il Riscatto di Adamo», un'opera di Filippo Orioles
scritta nel 1750.
* tratto dall'opuscolo
turistico della Provincia di
Palermo