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Palermo, 3 - 4 Maggio 2003 

Villa Lampedusa

Via dei Quartieri

Palermo

 

adottata da:

Alberghiero Borsellino

 

 

 

Oggi utilizzata per mostre e concerti estivi, la villa si eleva nella zona dei Colli, si presenta con un corpo unico , tipico di moltissime residenze estive. Per arrivare alla zona residenziale si deve percorrere un lungo ed elegante viale d'alte palme, la cui funzione scenografica serviva ad accentrare l'attenzione del visitatore. La pianta della villa assume un' impostazione a "C" di modeste dimensioni. Al piano terreno si riscontra anche una piccola cappella. Al centro del patio si erge lo scalone d'accesso al piano nobile. La pianta del piano nobile lascia chiaramente intendere che il blocco originario avesse forma rettangolare e che fosse stata aggiunta, in seguita, una piccola ala posticcia.

Dalla scala, attraverso un piccolo vano coperto a tetto e un timpano triangolare che sovrasta il portale d'ingresso rendendolo più grandioso, si perviene a tre grandi ambienti Jl primo espleta la funzione di Hall, dagli altri due si accede alle terrazze. Altri vani, di minore dimensione furono tramezzati in epoche successive del fronte posteriore si può solo affermare che il tempo ha cancellato qualsiasi ipotetico ritmo decorativo,essendo ormai le finestre una serie di fori occasionali e l'intonaco ridotto ad elementi isolati fra mattoni e mattonelle di forma e natura diverse Jl tutto è recintato da ringhiere di ferro battuto a motivi geometrici lineari.

La piccola villa del principe di Lampedusa può essere considerata un esempio a metà strada fra una dimora estiva sorta per una consuetudine in voga e un piacevole pied-à-terre per la caccia.

Secondo la testimonianza dei discendenti, la villa non fu costruita dal principe ma fu acquistata nel 1845 dalle proprietà del principe di Villafranca, insieme ad un palazzo alla Marina ed ad un'altra villa in località "Terre Rosse"(dove in seguito abitarono le figlia del Gattopardo), dopo l'espatrio, da parte dello stato, dall'isola di Lampedusa.

Le Carrozze del Gattopardo

Nell'ottocento, Palermo era una piccola città racchiusa da mura e cancellate. Intorno alla città era solo campagna con strade piccole che attraversavano i boschi e una grande strada che, attraverso la favorita, portava a Mondello. L'entrata della strada esiste ancora e viene chiamata "Piazza Leoni". Il suo nome deriva dalle statue che raffigurano i due felini. Le strade di quel tempo non erano asfaltate ma erano di terra battuta. A Palermo erano fatte di "basole" o di ciottoli. La "Favorita" era affiancata da una stradina che portava a San Lorenzo, Pallavicino e a Partanna. Il tempo impiegato per arrivare alle zone di villeggiatura dei nobili palermitani con le carrozze era di mezza giornata. Il percorso era molto rischioso perché, spesso, si subiva qualche rapina da parte dei briganti che popolavano i monti tra cui monte Pellegrino. In quel tempo in Sicilia i mezzi di trasporto erano le carrozze e i cavalli, non le macchine a vapore come negli altri paesi. Le carrozze erano importanti, chi ne possedeva una era definito un ricco perché non tutti potevano permettersele. Le carrozze sono fatte di legno di noce o abete, verniciate di colori (il nero, il verde e il bianco), hanno quattro ruote di legno, sono tappezzate di pelle o di stoffa nera, hanno due fanali alimentati dal petrolio, un freno è posto accanto al guidatore. A Palermo esistevano tre tipi di carrozze: da passeggio, da viaggio e da lavoro. In città noi troviamo le carrozze da lavoro che rappresentavano i taxi di quel periodo, avevano un tassametro, una targa e i cocchieri possedevano una patente e un libretto con la proprietà della carrozza. Facevano uso delle carrozze specialmente le persone che vivevano nel centro della città. Le carrozze da passeggio, come la Vittoria, di origine italiana, venivano usate dalle famiglie nobili la domenica nelle strade del centro o nelle piazze mostrando tutta la loro bellezza e l'eleganza grazie anche ai stupendi cavalli. La carrozza da viaggio, il "coupè", di origine francese, è un modello di calesse chiuso con vetri e tetto in legno e veniva utilizzata per i lunghi tratti. Il coupè veniva usato dai nobili che abitavano nelle ville fuori Palermo come Villa Lampedusa, proprietà dei Salina. Nel romanzo "II Gattopardo" noi troviamo il coupè del principe Salina utilizzato dallo stesso per raggiungere Palermo per affari nel periodo dell'Unità d'Italia o per raggiungere "Concertina". (Dal Gattopardo: "Domenico", disse a un servitore "vai a dire a don Antonino di attaccare i bai al coupè).

Il cavallo siciliano è un equino elegante di natura, deriva da tante razze tra cui la più importante è quella Araba. E' un cavallo stupendo, resistente, ottimo per le carrozze. Lo stile del cavallo siciliano è sempre stato il trotto, le sue mansioni sono state sempre quelle di trasportare persone o oggetti di vario tipo. Prima di sistemare il cavallo nella carrozza, questo veniva ornamentato da finimenti di cuoio nero, spesso era arricchito da lettere dorate che indicavano la famiglia nobiliare. I finimenti consistevano in una testiera con paraocchi, reggifreno, false retini, selletta, groppiera, reggibraca, sottocoda, braca, stanga, reggistanga, trirella, collare, montingola. Per sistemare i finimenti sui cavalli noi eravamo i più famosi stallieri. Le nostre carrozze venivano "tirate" da uno o due cavalli: il numero dei cavalli contrasseguiva la potenza economica delle famiglie nobiliari di quel tempo.

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