Oscar Pistorius infiamma la torcia olimpica

Oltre al problema Tibet le prossime Olimpiadi passeranno alla storia anche per il caso Oscar Pistorius.

Importanti organizzazioni sportive internazionali decideranno infatti tra pochi giorni sulla partecipazione dell’atleta paraplegico, privo di gambe, che corre con l’ausilio di protesi.

E c’è il rischio che l’esclusione già paventata nei mesi scorsi venga confermata. L’argomento addotto finora è che l’atleta sarebbe avvantaggiato dalle protesi rispetto agli altri atleti. Ma ciò non tiene in alcun conto nè le difficoltà di adattamento alle gare sportive nè il puro spirito partecipativo e quindi olimpico di cui Pistorius è portatore.

D’altra parte se è ritenuto portatore di handicap come è pensabile possa essere avvantaggiato? I veloci progressi della scienza medica hanno portato in questi giorni all’uso di occhi bionici: allora dovremmo impedire le gare di tiro con l’arco a chi ha occhi finti? E che dire allora delle nuove mute per le gare di nuoto che sono state autorizzate e che migliorano di molto le prestazioni sportive?

Non è anche questo un apporto esterno ai mezzi del proprio fisico? Il problema è che i continui progressi della scienza porteranno nel tempo sempre più a vedere persone con arti o parti bioniche e allora ci si dovrà interrogare se aprire le gare olimpiche soltanto a pochi intimi o se garantire un’ampia partecipazione alla maggior parte della popolazione.

Il caso Pistorius ci obbliga a guardare lontano e con nuovi occhi. Approfittiamone.