Dimagrire con un farmaco forse si può e senza effetti avversi sulla psiche tipici dei vecchi farmaci anoressizzanti. Alcuni scienziati italiani hanno trovato il segreto per creare un farmaco anti-obesità che funzioni come quelle medicine, ritirate dal commercio, ma sia sicuro in quanto non agisce sul cervello ma solo sul metabolismo.
Coordinati da Uberto Pagotto, endocrinologo dell’Università di Bologna, gli esperti hanno visto nei topi che spegnendo i recettori dei cannabinoidi CB1, il bersaglio di farmaci anoressizanti come Rimonabant (rimosso dal commercio nel 2008 da AIFA e EMEA), solo negli organi periferici, ma non nel cervello, il dimagrimento avviene ugualmente ma senza effetti collaterali.
Pubblicata sulla rivista Cell metabolism, la ricerca dimostra che per dimagrire non serve un farmaco che riduca l’appetito ma basta uno che agisca sul metabolismo energetico, inducendo a bruciare più calorie. Un farmaco selettivo che faccia questo non interferendo con i recettori CB1 del cervello, quindi, potrebbe essere promettente e sicuro contro l’obesità e le patologie associate (diabete per esempio).
La storia di rimonabant (nome della molecola) è travagliata: il farmaco, infatti, che agisce sul cervello spegnendo i CB1 e diminuendo l’appetito e sul metabolismo corporeo, è troppo pericoloso. Uno studio su Lancet ne dimostrò la capacità di triplicare il rischio di ansia e depressione; inoltre la Food and Drug Administration (FDA), ha scoperto un aumento del rischio di suicidio tra i pazienti cui è stato somministrato.
Ciò ha indotto le autorità regolatorie Usa e Europee (FDA ed EMEA), a ritirarlo dal commercio, lui e tutti i farmaci affini. Ma adesso i ricercatori italiani rimettono in pista non il farmaco in sé ma il suo meccanismo d’azione che, con opportune modifiche, può essere sfruttato per mettere a punto una pillola dimagrante sicura. Gli esperti si sono chiesti se una molecola selettiva che spenga solo i recettori CB1 del tessuto adiposo, del fegato e dei muscoli, ma non quelli del cervello, potesse funzionare senza rischi.
La risposta è sì e i ricercatori l’hanno dimostrato con un esperimento molto ingegnoso: hanno ‘arruolato’ dei topolini e li hanno divisi in due gruppi, entrambi messi all’ingrasso. Per prevenire l’aumento di peso i ricercatori hanno messo ‘KO’ i loro recettori CB1. Nel primo gruppo ad essere disattivati sono stati tutti i recettori CB1, anche quelli del cervello, simulando quindi l’azione – pericolosa – del rimonabant.
Nel secondo gruppo sono stati messi KO solo i CB1 degli organi periferici lasciando accesi quelli del cervello; ciò simula quindi l’azione di un ipotetico farmaco simile al rimonabant ma selettivo e quindi sicuro per il cervello. Ebbene entrambi i topi non sono ingrassati nonostante la dieta ipercalorica. Ciò significa che non serve agire sul cervello e spegnere l’appetito per indurre il dimagrimento: basta agire sul metabolismo energetico, inducendo a bruciare più calorie spegnendo solo i recettori CB1 degli organi periferici.
fonte: Ordine Medici Palermo