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PANORMUS - FESTE POPOLARI

Il "festinello" di Santa Rosalia

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Quest'edicola, è la più antica dei quattro mandamenti (1625);lo attestano alcuni documenti inerenti alla sua edificazione.

Originariamente si trovava impressa nella parete di casa Bonelli, fino al 9 maggio 1943 giorno in cui la città di Palermo subì il più grosso bombardamento da parte degli alleati, che rase al suolo una gran fetta del centro abitato. Anche l'abitazione del cacciatore di Via Panneria fu colpita ma, prodigiosamente, l'immagine ne restò integra.


Nei giorni successivi un gruppo di fedeli, capeggiati dal tappezziere signor Micale, scelsero un luogo nella Piazza del Monte di Pietà e la inserirono nella parete di un palazzetto di fronte all'istituto dei pegni dove ancor oggi si può guardare con ammirazione e devozione.

Da allora la devozione e l’ammirazione da parte degli abitanti hanno fatto nascere un comitato che da sempre, tassandosi direttamente o raccogliendo i fondi porta a porta o questuando per la strada, organizza il tradizionale "festinello", che si svolge durante i festeggiamenti del festino per onorare la "Santuzza" e la figura del leggendario cacciatore. 

Difatti si suole affermare che non c'è festa a Palermo se non si fa il festino a Monte di Pietà, "a Santuzza du Munti".

Il comitato è composto da cinque persone, al signor Micale é succeduto il figlio che continua l'operato del padre.

Da sempre, a proprie spese, costruisce un infinitesimo Monte Pellegrino, in cima al quale c'è un antica testa di S.Rosalia, la grotta e la statua del cacciatore. In quei giorni l'edicola votiva viene "apparata" con grandi festoni, illuminata da parecchie luci e adornata da una gran quantità di fiori offerti dai devoti che riconoscenti continuano ad offrire ex-voto per grazia ricevuta. 

Ai piedi della cappella è sistemato un gran tabernacolo di vetro che contiene una copia della statua della Santa a grandezza naturale e nella classica posizione sdraiata, commissionata dal sig. Miccichè ed eseguita dal professor Sammartano nel 1975 in materiale gessoso.

L’abito rivestito di lamine dorate, la rende tale e quale a quella che è esposta nel santuario di Monte Pellegrino. I giuochi, le canzoni e i cantanti napoletani, le luminarie pluricolorate, animano questo fervido culto che per tradizione è ascritto nella cultura palermitana.


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