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PANORMUS - GASTRONOMIA PALERMITANA

IL DOLCE DI NEVE: IL GELATO

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L’uso di bevande gelate, alcuni l’attribuiscono ai latini che originariamente crearono la granita o gremolate (come sono definiti da qualcuno) ma la cosa è incerta.


Un gelataio siciliano a seguito di Caterina dei Medici fu a creare dei veri capolavori e, il primo Cafè di Parigi fu aperto nel XVII secolo dal palermitano Procopio dei Coltelli dove si vendevano sorbetti e caffè un altro accostamento ideale di derivazione araba, il caffè siciliano detto “cafè o ciofeca” dal termine “ciafek” che, preparava il “gelo” di caffè che richiama l’idea della gelatina, una specie di crema al caffè per un gustosissimo dolce palermitano, e che fu il propulsore dell’introduzione del gelato in Francia.

Il sorbetto entro a far parte dei menù estivi dell’aristocrazia palermitana e i “monsù” consolidarono il proprio estro nel preparare quello al limone e all’arancia divenendo una tradizione gastronomica.

Il boom dei sorbetti, si ebbe quando s’inventò il “gelato da passeggio”, fino allora per gustare una granita o uno spongato bisognava recarsi in un bar o una gelateria seduti ad un tavolo e ordinare.

L’odierno gelato arrivò intorno al cinquecento, quando un architetto fiorentino alla corte dei Medici inventò una macchina per gelare le emulsioni.

Macchina che dava la possibilità in piena estate ad offrire qualcosa di molto freddo, ci si accorse che mescolando del sale alla neve si riusciva ad abbassare la temperatura al di sotto dello zero, quindi avvolgendo un contenitore dove vi era dell’acqua in cui vi si era sciolto del dolcificante assieme ad una gustosa essenza.

Quello che si ricavava in pasticceria vengono chiamate “magre”, successivamente si pensò di aggiungere a questa sostanza gelata, i tuorli d’uovo, la panna, il latte e lo zucchero per ottenere quei morbidi impasti “mantecati”.

Si stava per ore seduti in una gelateria, sugli ampi marciapiedi del Foro Italico a godersi le sfilate delle carrozze e la passeggiata delle dame elegantissime ed incappellate, era la “belle èpoque”.

Ilardo, la gelateria più antica di Palermo, Giovanni il suo titolare, la rilevò da Giuseppe Cacciatore e lui era uno dei dodici commessi, nel 1860 il gelatiere Cacciatore ricco d’inventiva per festeggiare all’arrivo di Garibaldi s’inventò un gelato con tre colori: rosso, verde e bianco (fragola, pistacchio e cedro), i pochi titolari rimasti e pigri amavano prendere il sorbetto rimanendo comodamente in landò.

Tutti gli altri, i popolari, per risparmiare andavano a passeggiare fuori Porta Nuova a piazza Indipendenza, all’inizio di corso Calatafimi c’era la sorbetteria degli Ingrao.

La passeggiata oggi non c’è più, ma non è raro vedere un uomo attillato con tanto di grembiule avvicinarsi ad una vettura e portare il gelato per essere gustato dai componenti ingabbiati.

In passato per la famiglia borghese “a pigghiata du gelato” era un fatto eccezionale e costituiva una novità per la domenica e le feste comandate, era l’occasione per sfoggiare i vestiti un po’ più eleganti, per recarsi alla Marina da Ilardo o alla “Birreria Italia” e accomodati ad un tavolino, si attendeva il cameriere per l’ordinazione, allietava indisturbata una piccola orchestrina femminile che straziava valzer viennesi e marce trionfali.

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