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		 L'Immacolata 
      Concezione  
											Riceviamo dall'Arcidiocesi di Palermo e 
      integralmente pubblichiamo il messaggio dell'ex Cardinale Salvatore De Giorgi 
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								SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA 
								MESSAGGIO DEL CARDINALE ARCIVESCOVO 
								Piazza S. Domenico, 8 Dicembre 2005 
								  
		Carissimi 
      fratelli e sorelle amati dal Signore, 
								1. Quarant’anni fa, come oggi, solennità dell’Immacolata Concezione della 
      Vergine Maria, il servo di Dio Paolo VI alla presenza di circa 3000 
      Vescovi chiudeva il Concilio Vaticano II, il 21° della storia della 
      Chiesa, aperto l’11 ottobre 1962 dal Papa Beato Giovanni XXIII. 
      Questa mattina in cattedrale abbiamo ringraziato il Signore per questo 
      evento di grazia, vera Pentecoste dello Spirito Santo nella Chiesa del 
      nostro tempo, e abbiamo implorato, per intercessione dell’Immacolata, di 
      impostare la nostra vita cristiana e quella della Chiesa palermitana sulle 
      indicazioni dottrinali e pastorali dei 16 testi conciliari, che sono 
      sempre attuali e per questo vanno conosciuti, approfonditi, meditati, 
      assimilati da tutti e da ciascuno, come un dono di Dio. 
      2. Ma attuali sono anche i messaggi conciliari che Papa Montini, l’8 
      dicembre 1965, consegnò ai governanti, agli uomini di pensiero e di 
      scienza, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri, agli 
      ammalati, a tutti coloro che soffrono, ai giovani: messaggi calorosi, 
      dettati dalla mente e dal cuore dei Padri Conciliari, ricchi di sapienza e 
      di speranza.  
      Rileggendoli, si ha l’impressione che siano rivolti a noi, qui, questa 
      sera, in questa piazza. Sarebbe interessante riascoltarli tutti. Ma non è 
      possibile, per cui mi limito solo a rievocare qualche passaggio più 
      significativo. 
      3. Ai governanti e a quanti hanno la responsabilità della cosa 
      pubblica, nel rispetto della loro autorità e della loro funzione, i Padri 
      conciliari ricordano che Dio solo è la sorgente della loro autorità, che 
      va considerata e gestita come servizio al bene comune, per la promozione 
      dell’ordine, della giustizia e della pace. Per questo debbono avere 
      particolare attenzione alle fasce più deboli e indifese, che anche nella 
      nostra Città crescono con le vecchie e nuove povertà, delle quali tutti, 
      ma in particolare le Istituzioni, dobbiamo farci carico. Sull’amore 
      preferenziale per i poveri Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno scritto le 
      pagine più stimolanti del loro Magistero. 
      4. Particolarmente toccante è il messaggio rivolto a voi, donne. “La 
      Chiesa – scrivevano i Padri – è fiera d’aver esaltato e liberato la donna, 
      d’aver fatto risplendere nel corso dei secoli, nella diversità dei 
      caratteri, la sua uguaglianza fondamentale con l’uomo […]. Voi, donne, 
      avete sempre la missione di salvare il focolare, l’amore delle fonti della 
      vita, il senso delle culle. Voi siete presenti al mistero della vita che 
      comincia. Voi siete le consolatrici al momento della morte. La nostra 
      tecnica rischia di diventare inumana. Riconciliate gli uomini con la vita. 
      E soprattutto vegliate, ve ne supplichiamo, sull’avvenire della nostra 
      specie”. 
      È un appello, che Giovanni Paolo II ha sviluppato nella Esortazione 
      Mulieris dignitatem e nella sua Lettera alle donne, mettendo in risalto la 
      dignità della donna oggi non da tutti rispettata, mentre si aggravano le 
      situazioni di disagio della famiglia, che si tenta di scardinare dal suo 
      fondamento naturale, il matrimonio. Il divorzio, le separazioni, le unioni 
      di fatto, il degrado dell’amore coniugale, la denatalità, le manipolazioni 
      genetiche e le diverse pratiche abortive, sono fenomeni, denunciati con 
      vigore dal Concilio e successivamente da Paolo VI, nella Humanae vitae, da 
      Giovanni Paolo II nella Esortazione Apostolica Familiaris consortio e 
      nella Lettera Evangelium vitae, e ora da Benedetto XVI con coraggio 
      apostolico. Salviamo la famiglia per salvare la società! 
      5. Un ostacolo alla formazione e al mantenimento sereno e decoroso 
      della famiglia è la disoccupazione. 
      Un problema, quello della disoccupazione, che la Chiesa pone continuamente 
      all’attenzione dei governanti e degli amministratori, come un problema 
      preminente, soprattutto quando, come da noi, rischia di diventare una 
      calamità sociale dalle imprevedibili conseguenze economiche, familiari e 
      sociali. La Chiesa è sempre dalla parte dei lavoratori.  
      “Figli carissimi – leggiamo nel messaggio dei Padri conciliari ai 
      lavoratori – siate innanzitutto sicuri che la Chiesa conosce le vostre 
      sofferenze, le vostre lotte, le vostre speranze; che essa apprezza 
      altamente le virtù che nobilitano le vostre anime: il coraggio, 
      l’attaccamento al dovere, la coscienza professionale, l’amore verso la 
      giustizia; che essa riconosce pienamente gli immensi servizi che, ciascuno 
      dal proprio posto e spesso nei posti più oscuri e più disperati, voi 
      rendete all’insieme della società”. 
      Sulla dignità e la centralità del lavoratore, d’altra parte, il Concilio 
      aveva precisato il pensiero della Chiesa nella Gaudium et spes, sviluppato 
      successivamente da Giovanni Paolo II, soprattutto nella Enciclica Laborem 
      exercens, che lavoratori e datori di lavoro dovrebbero fare oggetto di 
      studio, di confronto, di verifica. 
      6. Un messaggio “tutto speciale” i Padri conciliari hanno rivolto ai 
      poveri, agli ammalati, a tutti coloro che sono visitati dalla sofferenza 
      dai mille volti, a coloro che sono soli e attorniati dal silenzio: 
      “Riprendete coraggio, voi siete i preferiti del regno di Dio, siete 
      fratelli del Cristo sofferente, e con lui, se volete, salvate il mondo! 
      […]. Sappiate che non siete soli, né separati, né abbandonati, né inutili: 
      voi siete chiamati da Cristo la sua vivente e trasparente immagine”.  
      Una vocazione, quella della sofferenza, che Giovanni Paolo II ha 
      illustrato successivamente nella Lettera apostolica Salvifici doloris e ha 
      testimoniato negli ultimi anni del Pontificato sino alla morte con una 
      coerenza che ha stupito il mondo. Nella visita pastorale alle parrocchie, 
      mi faccio un dovere visitare anche gli ammalati. E posso dire che anche 
      qui a Palermo vi sono autentici testimoni del Vangelo del dolore, siano 
      essi ammalati o familiari che li assistono, a volte con sacrifici eroici. 
      7. L’ultimo messaggio riguarda i giovani destinati alle più 
      gigantesche trasformazioni della storia. È un messaggio pieno di fiducia, 
      aperto alla speranza, ma anche carico di stimolanti sollecitazioni: “Siete 
      voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei 
      vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi 
      vi salverete o perirete con essa […]. La Chiesa è desiderosa che la 
      società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, 
      il diritto delle persone e queste persone siete voi […]. Essa ha fiducia 
      che voi troverete una tale forza e una tale gioia che voi non sarete 
      tentati, come taluni dei vostri predecessori, di cedere alle seduzioni di 
      filosofie dell’egoismo e del piacere, o a quelle della disperazione e del 
      nichilismo, e che di fronte all’ateismo, fenomeno di stanchezza e di 
      vecchiaia, voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà 
      senso alla vita: la certezza dell’esistenza di un Dio giusto e buono […]. 
      Lottate contro l’egoismo. Rifiutate di dar libero corso agli istinti della 
      violenza e dell’odio. Siate generosi, puri, rispettosi, sinceri. E 
      costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale”. 
      Questo messaggio che Giovanni Paolo II ha sviluppato nelle Giornate 
      Mondiali della Gioventù e Benedetto XVI ha ripreso ultimamente a Colonia, 
      accolto da tanti giovani che in Cristo hanno riscoperto il vero senso 
      della vita e il segreto della gioia, oggi è indirizzato particolarmente a 
      quei giovani che purtroppo si lasciano adescare dalla malavita organizzata 
      e da quella diffusa che rendono insicura la convivenza sociale, o si 
      abbandonano alle seduzioni della droga e dell’alcool, che devastano la 
      mente e il corpo, o cedono al fascino bestiale del branco aggressivo, 
      violento, sprezzante della vita propria e di quella altrui. 
      Non può lasciarci indifferenti il fatto che si abbassi la soglia di età 
      degli adolescenti e dei giovani allo sbando. Noi educatori e voi genitori 
      assumiamoci le responsabilità nei loro confronti. Anche per questo nella 
      visita pastorale sto incontrando i ragazzi e i giovani in tutte le scuole 
      e non solo nelle parrocchie. Con l’esempio e con la parola aiutiamoli a 
      sottrarsi alle potenti aggressioni del male e a riscoprire, col rispetto 
      della legalità, il gusto del bene, che dà serenità e gioia. E in questo i 
      mass-media hanno una responsabilità rilevante: siano sempre cattedre di 
      autentici valori e mai veicoli di banalità e di diseducazione morale. 
      8. Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore, accogliamo questi 
      messaggi della Chiesa come i messaggi che la Madonna Immacolata ci 
      rivolge, in quanto madre e figlia, modello e maestra della Chiesa. 
      Se noi dobbiamo essere santi e immacolati nella carità al cospetto di Dio 
      e degli uomini come è stata lei fin dall’istante della sua concezione, gli 
      insegnamenti del Concilio Vaticano II ce ne indicano le strade più sicure 
      nelle situazioni e nelle circostanze ordinarie della nostra vita. 
      Esprimiamo, pertanto, il nostro amore filiale a Maria Immacolata 
      promettendole di conoscere e mettere in pratica gli insegnamenti del 
      Concilio Vaticano II tenendone sempre vivo lo spirito, per contribuire a 
      costruire incessantemente l’amata Palermo, la Sicilia, l’Italia sui 
      fondamenti incrollabili della verità, della giustizia, della concordia, 
      dell’amore, della solidarietà, della condivisione e della pace.  
      							
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