La Chiesa Madre, ad una sola
navata con sei cappelle, fu edificata per volontà di
Stefania Ansalone Corsetti, principessa di Roccapalumba, e
venne dedicata a san Paolo dal nome del principe suo figlio.
Consacrata dal monaco Vincenzo Scaglione dell'Ordine di San
Domenico, fu aperta al culto il 21 dicembre 1641.
Il campanile della Chiesa
Madre non aveva ancora un orologio per cui i magistrati
comunali il 21 febbraio 1683 avevano inoltrato domanda ai
principi per ottenerne uno.
Verso il 1698 la Chiesa
Madre richiedeva urgenti restauri e per alcuni anni venne
chiusa al culto. I lavori di restauro si conclusero nel 1719
e in tale occasione il campanile fu dotato di una nuova
campana. Il primo pubblico orologio suonò però solo il 3
luglio 1856 e gli abitanti fecero festa nella piazza della
matrice.
La chiesa fu ampliata
intorno al 1748 e dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Nel 1844 il pittore Federico Panepinto dipinse con le
immagini dei titolari la pala sovrastante l'altare maggiore.
La chiesa custodisce il
gruppo ligneo policromo di San Giuseppe col Bambino del sec.
XVIII, un Crocifisso ligneo del XVII sec, una Madonna delle
Grazie della fine del '700 e una Santa Lucia dello stesso
periodo. Nella sacrestia, in una nicchia, è conservata una
pregevole statua lignea della Madonna Assunta del 1671. Gli
armadi custodiscono diversi paramenti sacri impreziositi da
ricami in oro dei secoli XVIII e XIX.
Nella parete di sinistra
è sistemato uno stipo monetario con rifiniture di
tartaruga. Particolare è la "tila", una
grandissima tela raffigurante la deposizione del Cristo
Morto, che negli anni scorsi veniva innalzata all'interno
della chiesa e fatta cadere nel momento della Resurrezione.
Il tesoro della Chiesa
Madre
I maestri orafi siciliani del
barocco e del Settecento, si distinguono per l'alto titolo
nella lavorazione di ori, argenti e leghe usate e per le
caratteristiche tecniche.: esecutive nella realizzazione di
oggetti sacri per la liturgia.
Tra la fine del Seicento e
la prima metà dell'800 l'oreficeria siciliana, in
particolare quella palermitana e trapanese, attraversò un
periodo di splendida fioritura. Furono prodotti oggetti
sacri come calici, ostensori, acquasantiere e piccole
sculture di santi di pregevole fattura.
La chiesa dei SS. Pietro e
Paolo di Roccapalumba ne conserva alcuni esemplari di
rilevante interesse artistico: un eccellente esempio è
l'ostensorio raggiato settecentesco di inconfondibile scuola
trapanese che si distingue per qualità dei materiali
adoperati e per la commistione delle diverse tecniche
artigianali.
I paramenti sacri
Tra il Sei e il Settecento la
Chiesa Madre commissionava alle botteghe di ricamatrici
locali la realizzazione di pianete, stole, piviali e cotte.
Le tecniche di ricamo, tra
le più elaborate, seguivano schemi più o meno rigidi nella
disposizione dei moduli decorativi e cromatici, molto spesso
costituiti da foglie, fiori e simbologia sacra.
La lavorazione sfruttava
le inflessioni cangianti della seta per creare suggestivi
effetti di illusione e di rilievo.
I materiali usati di
solito erano seta, taffettà, velluto, oro filato e pietre
dure.
Santuario della Madonna
della Luce
Ai piedi della Rocca, venne
costruito alla fine degli anni '50 e vi si conserva il
miracoloso simulacro della Vergine.
Della chiesa originaria,
costruita nella seconda metà del secolo XVII, rimangono
alcuni ruderi incastonati tra le pareti della "Rocca
grande" e del "monolito". La chiesa, che la
leggenda vuole sia stata costruita in quel luogo in seguito
al ritrovamento dell'immagine della Vergine col Bambino, è
stata invece edificata per ostruire un passo poco sicuro per
i viandanti lungo una delle malagevoli trazzere che
attraversavano il territorio. Fino al 1889, quando fu aperto
il nuovo cimitero, il santuario fu anche luogo di sepoltura.
Il santuario è méta di
pellegrinaggi, soprattutto il giorno della festa, il 23
agosto, quando i fedeli si radunano nello spiazzo antistante
il santuario dal quale si può altresì godere di una
suggestiva veduta della vallata.
Chiesa di Santa Rosalia
È stata costruita nel 1975 sul
luogo dove sorgeva l'antica chiesa, edificata per volontà
del popolo nel quartiere Passamonte nel I 1781 e demolita
per gravi lesioni alla volta e ai muri laterali nel 1970. Vi
sii custodisce una statua lignea utilizzata a Pasqua per il
cosiddetto "ncontru" e un'antica statua a mezzo,
busto di San Francesco di Paola di autore ignoto.
Museo del territorio
Il museo del territorio nasce
dall'esigenza di un generale potenziamento della rete di
musei che raccolgono le peculiarità e le differenze di un
territorio, elementi entrambi di arricchimento spirituale e
culturale finalizzato alla valorizzazione ed armonizzazione
di un ampio contesto.
Il museo etno-antropologico raccoglie le
testimonianze e gli aspetti socio-culturali della civiltà
contadina.
Sono esposti attrezzi e utensili di mestieri tradizionali
oggi del tutto scomparsi attinenti ai vari cicli del lavoro
contadino e artigianale.
Di rilievo sono le sezioni in cui vengono
riprodotti fedelmente gli ambienti dell'abitazione contadina
(a casa di stari) comprendente "a cammara du lettu, a
stanza du travagghiu e a cucina".
Il museo custodisce inoltre paramenti
sacri e abitini di confraternite del circondario.
Attualmente è chiuso al pubblico per
l'allestimento di nuovi locali.
Biblioteca
Istituita nel 1973, conserva un
patrimonio librario di circa 10.000 volumi. Essa si
configura nella comunità come un qualificato centro di
aggregazione socio-culturale per le diverse iniziative
prodotte finalizzate alla valorizzazione del territorio.
È divisa in diverse sezioni:
- Consultazione, Bibliografica e Catalogazione;
- Biblioteca per ragazzi e Ludoteca;
- Videoteca;
- Emeroteca;
- Sezione linguistica (inglese e francese);
- Sezione informatica;
- Storia dei Comuni di Sicilia;
- Fonoteca;
- Storia Locale;
- Sezione giuridica (con G.U.R.I. e G.U.R.S. anche su
CD rom);
- Fototeca;
- Servizio "Informa Giovani".