<<parte
1^
Il
tempo dedicato a questa oasi ecologica risulta come sempre il
massimo consentito dai tempi di una prudente immersione e d'altronde
la voglia di raggiungere il fondo non č prepotente come si possa
immaginare considerato che alla base dello scoglio, a circa -50, il
paesaggio si trasforma in una sconfortante distesa di sabbia e
fango. Al contrario avvertiamo il desiderio di impiegare la risalita
per fermarci con l'occasione delle tappe di sicurezza sul lato della
Formica che guarda verso le Eolie dove a poco meno di 15 metri la
vegetazione torna lussureggiante in un'esplosione di parazoanthus e
di astroides che ricoprono intere pareti a picco sul fondo. Proprio
qui, in una sorta di cappella naturale ricavata nella roccia
l'escursione subacquea si conclude sostando accanto a un oggetto che
racconta una storia e ricorda un proposito, quello di vivere
qualunque sport rispettando sempre la vita. A chi dimenticasse
questi aspetti dell'attivitą subacquea dovrebbe capitare di fare la
scoperta che i ricercatori del circolo Tecnomare di Palermo fecero
nel 1991 durante una delle tante immersioni allo scoglio della
Formica.
A circa 30 metri di profonditą, su
un fondale estremamente sconnesso e semicoperto dal
fango, trovarono una targhetta di ottone in gran parte corrosa
dall'ossido. Per il desiderio di decifrarla subito ne strofinarono a
lungo la superficie con i guanti fino a quando l'intera incisione
divenne leggibile: "I subacquei palermitani ai loro amici
scomparsi in mare - 1965".
In breve iniziarono la ricerca
dell'avvenimento da cui aveva preso spunto la realizzazione di
quell'oggetto e, attraverso le tante conoscenze nell'ambiente
subacqueo palermitano, risalirono addirittura alle foto che
documentavano la posa in opera della croce, dono del principe
Gualtiero Belmonte, su cui era stata apposta la targa ritrovata.
Continua parte 3^>> |