PER RAGGIUNGERE LA LOCALITÀ BALNEARE L'UNICO
SERVIZIO PUBBLICO DISPONIBILE ERA UNA CARROZZA A OTTO POSTI.
SOLO NEL 1912 ENTRÒ IN FUNZIONE LA LINEA TRAMVIARIA MONDELLO - STAZIONE
CENTRALE.
IL SUGGESTIVO PERCORSO DELLA PICCOLA MOTONAVE CHE PARTIVA DALLA CALA.
di Fiorella Friscia Manfredi
Primi anni del Novecento. Nasceva
Mondello. Era l'epoca d'oro in cui varie località termali si
contendevano i sovrani europei in cerca di svago e l'aristocratico
palermitano era cittadino del mondo. Era l'epoca di Nizza, di Biarritz,
e di Venezia già diventata un topos, luogo letterario.
Certamente a questo pensava Francesco
Lanza di Scalea quando inventò Mondello, trasformando un pantano, una
pozza malarica, nel luogo più amato dai palermitani. Anche se questa
specie d'amore nel lungo termine non sembra avere giovato a quei luoghi.
Dopo la bonifica avvennero diverse cose particolarmente significative
che incisero non poco sui destini urbanistici ed architettonici di
Palermo e conseguentemente di Mondello. Nella seconda metà del
diciannovesimo secolo era consuetudine dei palermitani cogliere
l'occasione dei calori estivi per assolvere a due compiti di tipo
prevalentemente salutistico: assumere e far assumere ai componenti
della famiglia un po' di iodio e, per chi non disponeva della "stanza
dello scirocco", tentare di rinfrescarsi e darsi un po' di sollievo.
Tutte queste operazioni avvenivano in località contigue alla city.
Esistevano alcuni stabilimenti assai
diversi tra loro per frequentazione: quelli lungo la fascia costiera da
Romagnolo allo Sperone, denominati "Petrucci" "Virzì" e "Bagni Italia",
molto popolari; poi in città, il " Sammuzzo", dei fratelli Carini, e
quell'altro di fronte al Borgo, nella zona di via Emerico Amari, dei
fratelli Messina. Ma il lido particolarmente famoso era quello dei
fratelli Tramontana all'Acquasanta, meta delle famiglie più in vista. Si
viveva l'epoca dei grandi pudori e la "iuta ai bagni" non era cosa da
poco. Se è vero che l'uomo non ha mai sofferto di particolari
limitazioni, per le donne invece il discorso rivestiva maggiore
complessità : i costumi erano veri e pro-pri vestiti, anche se più
corti, in misura tale da giustificare una serie di cautele. Difatti, lo
stabilimento-tipo era normalmente dotato del cosiddetto "salone",
formato da uno specchio d'acqua coperto e recintato, cui si accedeva,
tramite paratie mobili, da capanne che garantivano la massima
riservatezza. Ma tutto questo volgeva lentamente al termine, come del
resto diradavano anche le amabili consuetudini borghesi legate alla
Marina, luogo deputato alla passeggiata familiare e agli incontri, e
dove si manifestavano le gerarchie sociali.
In quegli anni, tra la fine del 19.mo
ed i primi del 20.mo secolo, tale abitudine, sedimentata anche nell'alta
borghesia e nell'aristocrazia aveva raggiunto l'apogeo. I ritrovi più
gettonati erano le "sorbetterie" del Messinese e del Cacciatore. Di
fronte a Porta Felice, spiccava sul mare lo "Chalet delle Sirene",
ritrovo - ristorante assai raffinato e frequentato. Le famiglie
palermitane più prestigiose facevano a gara per esibire i landò, i
phaéton e le charrettes più eleganti drappeggiati con i colori del
casato. Con la nascita di Mondello, anche la vita palermitana venne
contagiata e travolta in un vorticoso cosmopolitismo; nuovi modelli di
espansione urbanistica, nuove abitudini legate ai più recenti status
symbol, case in montagna, spiagge alla moda, presero piede: Palermo
cessò con imprevista e imprevedibile rapidità di essere ambita meta di
vacanzieri alla ricerca di luoghi di balneazione e Mondello entrava in
una nuova dimensione fatta di specificità architettoniche socialmente
gratificanti e di grande business.
Con speciale provvedimento, nel 1910,
fu autorizzata la società "Les tramways de Palerme" a realizzare un
grande stabilimento balneare, 300 villini, attrezzature e servizi
adeguati ad una località turistica.
Nel medesimo provvedimento la Società
si impegnava ad attivare un collegamento di tipo tramviario tra Palermo
e Mondello.
L'antica borgata, risalente al XVIII
secolo, strutturalmente del tutto scollegata dalla pur vicina città, in
verità era costituita da niente più che poche abitazioni di tonnaroti e
pescatori, di cui rimane solitaria testimonianza la torre circolare
ancora visibile, tuttavia ormai organica ad altre costruzioni.
Le suggestioni di quel breve, ma
effervescente periodo, così pieno di fermenti sia culturali che di
costume, avevano - non solo idealmente - separato la nuova Mondello,
luogo raffinato ed estremamente selettivo, da quella dei borghigiani.
Perfino lo stradario dell'epoca, se informava sulle nuove aree
attrezzate, riportava la intitolazione delle strade riferendola
normalmente ai membri della casa reale o a fiori. Diversamente l'area
legata alla struttura originaria assai poco indulgeva a riferimenti che
non fossero semplicemente Gallo e Mondello.
Ma lo stradario in fondo non era altro
che una proiezione di quello che avveniva nello specchio d'acquadelgolfo
: in corrispondenza dell'area di recente lottizzazione vi era una
prevalenza di barche a vela, mentre l'approdo antistante il vecchio
borgo era caratterizzato dalla presenza di barche da pesca. Elemento di
forte differenzazione tra le due zone era il grande stabilimento,
ovvero, per i palermitani, "lo Stabilimento" per antonomasia. La
struttura caratterizzata da piattaforma a palafitte, dotata di una sua
grandiosità ingentilita da tocchi liberty, era opera dell'architetto
belga Rodolfo Stualcker. I collegamenti tra la città e Mondello
lasciavano molto a desiderare. Prima della realizzazione del viale
intitolato alla Regina Margherita, si poteva raggiungere la nuova
località solo in carrozzella o, utilizzando l'unico servizio pubblico,
via terra, disponibile : la carrozza a otto posti.
Nel 1912 entrò in funzione la linea
tram-viaria che portava da Mondello alla Stazione Centrale. Esisteva,
prima di quel traguardo tecnologico, un'alternativa di grande fascino
che ancora oggi susciterebbe interesse. Si poteva, infatti, raggiungere
Mondello anche con una piccola motonave che partiva dalla Cala .
Purtroppo, non disponiamo di molti reperti, ma da cartoline dell'epoca e
da foto di qualche amatore si vede la struttura leggiadra ed elegante
del battello che forse non sfigurerebbe oggi in mezzo a più note
imbarcazione d'epoca. Ma l'elemento di maggior richiamo di questo
servizio tanto apprezzato, sotto diversi aspetti, quanto effimero, era
il percorso.
Superata la Cala, l'agile motonave si
dirigeva verso Ovest. Si lasciava alle spalle lo stabilimento del
Sammuzzo e, poco dopo, quello di fronte all'odierna via E.Amari, dei
fratelli Messina. A poca distanza si vedeva la raffinata struttura
balneare dei fratelli Tramontana e poi la propaggine più orientale del
massiccio del Monte Pellegrino. L'AUaura, oggi Addaura, ancora non
esisteva come la conosciamo noi. Tutto il latifondo appariva piuttosto
spoglio e il fascino risiedeva in quest'abbraccio tra il monte ed il
mare, che possiamo solo immaginare, ma che invece i fortunati turisti di
allora potevano ammirare.
In prossimità di Mondello, ma a
distanza, si intravedeva la Torre del fico d'India che proteggeva gli
ignari bagnanti dalle insidie provenienti dal mare. Certo l'Addaura non
costituiva una propaggine di Mondello. Erano ancora lontani gli anni
'60, 70, segnati dalla forsennata urbanizzazione. Era ancora possibile
affrontare il viaggio dall'Arenella a Mondello tramite la Regia Trazzera
Nostra Donna del Rotolo, non essendo ancora stata neanche pensata, la
via Cristoforo Colombo .
Quindi il nostro viaggiatore osservava
lo srotolarsi davanti ai propri occhi di un territorio del tutto vergine
da costruzioni e da violenze estetiche.
Solo pochi anni dopo sorgeranno i
Cantieri Roma con il caratteristico ingresso a forma di prua, che nel
dopoguerra diventeranno l'Istituto F.D. Roosvelt. Punta Celesi appariva
ancora spoglia dei Circoli della Vela e Lauria .
Si vedevano in lontananza le capanne
distanziate di circa sei metri l'una dall'altra. Con un colpo d'occhio
si godeva il panorama dei 1500 metri di spiaggia, con l'imponente , ma
suggestiva presenza dello Stabilimento, verso cui la nostra piccola
motonave si dirigeva sicura.
Ormai si notava con chiarezza ogni
dettaglio, i fiori di ferro battuto , opera dei mastri artigiani di
Palermo, ed il grande giardino che si prolungava verso viale Galatea,
ancora non occupato dal Palace Hotel. Il primo impatto con la terra
ferma il nostro turista l'aveva con il lungo pontile collegato alla
piattaforma lato ovest dello Stabilimento, vero e proprio monumento
stile Belle Epoque dalle cui terrazze era possibile godere un panorama
struggente e di grande fascinazione: da Monte Pellegrino a Capo Gallo,
con lo specchio del mare illuminato dalle luci del paese ...
Mondello aveva tutte le
caratteristiche per assumere un ruolo ed occupare una precisa posizione
nella geonomenclatura assai rarefatta e prestigiosa delle località
turistiche con caratura internazionale.
Le capanne con il caratteristico tetto
spiovente e con la pensilina ricoperta da tela a strisce bianche e
celesti da un capo all'altro della splendida spiaggia appartenevano a
non più di duecento selezionatissimi eletti.
Se lo stabilimento dell'Acquasanta era
riservato all'alta borghesia, Mondello era la spiaggia dei ricchi.
A parte la grande e monumentale opera
dello Stualcker, le ville di Mondello apparivano elementi di uno stesso
raffinato scenario fortemente caratterizzato dall'unitarietà di ricerca
estetico-architettonica; il che appare particolarmente significativo se
si pensa che a Mondello hanno operato personaggi del calibro di Caronia,
Roberti, Basile, Mineo e altri.
Le costruzioni, sovente opera
dell'impresa Rutelli, spaziavano dal liberty all'eclettismo storico .
Qui termina il nostro viaggio virtuale
da Palermo a Mondello: lo abbiamo affrontato, cercando di rivivere le
suggestioni meravigliose ed appaganti vissute nel passato, avendo
percezione diretta dei cambiamenti che hanno sconvolto il Dna di
Mondello, trasformandola in una appendice residenziale e costosa della
città.