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PANORMUS - USANZE

LE "VAMPE" DI SAN GIUSEPPE

Gran fermento tra bambini e ragazzi che di casa in casa percorrevano le anguste vie del centro storico e i brulicanti quartieri popolari di Palermo.

Nei vicoli, negli slarghi e nelle piazze, tutti affaccendati ad accumulare vecchio mobilio, assi, tavole, oggetti e materiale di ogni genere facilmente combustibile sacrificati per il rito del fuoco.


Fermento nei giorni prima del 18 marzo; la tradizione vuole infatti che nel pomeriggio di quel giorno, con il rito delle “vampe”, si annunci la festa di S. Giuseppe.

Le vecchie facciate delle case vengono rischiarate a giorno da giganteschi falò e spesso le cataste assumono tali dimensioni e le fiamme diventano così alte che è necessario l’intervento dei vigili del fuoco; tanto è vero che ogni anno le autorità cittadine tentano invano di proibire l’usanza.

Disposti a cerchio intorno al fuoco i ragazzi girano intorno alle fiamme e, a fiamme quasi esaurite, saltano sulla brace, cantando e gridando un tonante “Viva San Giuseppe”. Altri, con un continuo via vai, cercheranno di alimentare ancora il fuoco per non farlo morire.

Al di là delle pur validissime interpretazioni antropologiche, la notte delle vampe è un momento di  grande aggregazione, che vede gli adulti impegnati a tenere lontano dal fuoco i più piccoli, mentre la grande folla si riunisce per guardare affascinata la propria roba che brucia.

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