titolo

immagine


Il carro di Santa Rosalia versione 2001...

 377° FESTINO 2001

Guglielmo Serio - Commissario Straordinario

Nicolò Maggio Salvatore Rocca - Vice Commissari

Rita Cedrini - Consulente per la Cultura

Giancarlo Drago - Consulente per la Comunicazione

Angelo Scuderi - Ufficio Stampa

Guido Valdini Giuseppe Giarratana - Servizi informativi

377° Festino di Santa Rosalia

Direttore Artistico - Pino Caruso

Ideazione - Valerio Festi

Regia  - Monica Maimone

I testi non firmati sono di Maria Luigia Dia (Santa Rosalia patrona di Palemo, Il Festino di Palermo) e di Giampiero Finocchiaro (La tradizione musicale popolare).


Questo il programma per quadri della festa del 14 luglio 2001, ideata da Valerio Festi, regia di Monica Maimone.

Prenderà il via alle ore 21 per concludersi oltre la mezzanotte.


PRIMO APPARATO

Piano del Palazzo Reale - La Patrona

Si comincia dalla roccaforte normanna, il cuore antico di Palermo. La Paleapolis, l’antica città, era una cittadella sulla collina dell’attuale Palazzo dei Normanni (o Palazzo Reale), delimitata dai fiumi Kemonia e Papireto. Probabilmente, qui si pose la prima pietra e si diede avvio all’avventura di una capitale nel mezzo del Mediterraneo. Rosalia, rifondatrice di città, restauratrice dell’ordine naturale, pone, con la sua liturgia di festa, un’ideale nuova pietra nel luogo in cui tutto ha avuto inizio. La petra di li petri, le spoglie mortali di Rosalia incastonate nella pietra del monte Pellegrino come un gioiello prezioso, diviene fondamenta del nuovo regno, del nuovo tempo, là dove i simboli del potere sono manifesti, in quel palazzo che, secondo leggenda, la vide ancora bambina e già presa dall’ispirazione divina.

L’azione scenica

Come nelle sacre rappresentazioni, si riproduce nel piano del Palazzo Reale uno spazio totale, nel quale tutti gli elementi contenutistici del racconto vengono presentati ed esposti. All’inizio è una voce recitante, una voce maschile, una voce antica; all’inizio è l’acqua purificatrice, che scende con nuvole bianche a coprire l’intera Torre Pisana, una delle torri superstiti del Palazzo Reale; è l’immagine replicata e speculare di Rosalia, che sorge da quelle pietre e da quell’acqua, immagine di fanciulla che si muove leggera sulla montagna, che danza nell’aria; all’inizio è la "scala degli angeli", rituale di ascensione, mezzo per porre in comunicazione cielo e terra; la scala invisibile, sospesa nell’aria, si anima di figure femminili in volo, esseri di luce che accompagnano la Patrona nella sua discesa tra l’acqua e la pietra verso Palermo. E poi, di nuovo, l’acqua che si sparge sulla terra e ricopre tutto il piano del Palazzo Reale e sale in morbide volute ad avvolgere uomini e cose. Ed ecco, in omaggio a Artemide e al suo mondo gemello, escono dall’acqua 10 carri trainati da 10 cavalli gemelli in sculture di rame e argento, proiettati in un salto verso il buio della notte. In omaggio ad Atena e alla sua inviolabilità, poi, giungono sfere trasparenti, perle di luce che avanzano fendendo la folla; all’interno di ciascuna una creatura bianca, eterea, intoccabile, che danza anch’essa leggera sospesa nel vuoto della sfera, come provenisse dalle cime del monte, dimora dl fuoco, colonna del cielo, sole di mezzogiorno che da ogni dove vede alzare nel cuore dell’antico Mediterraneo, mare medio tra le terre. Giungono ritte, ciascuna su di un alto carro che isola l’una dall’altra e loro da tutte, le 19 vestali di Estia-Vesta-Brigida. E i loro carri lasciano una scia di fiamme al loro passaggio, affinché il fuoco sacro tutti gli Elementi, rimando ad un mondo ancestrale Sinfonie litiche, dell’aria, dell’acqua, del fuoco si intrecciano in una danza panica, quasi un vortice sufi di innumerevoli donne. Si alzano, infine, sfere volanti che si stagliano all’orizzonte, e che prendono possesso del cielo della città. Alle sfere affrancate, volano nell’aria delle donne; affermano il loro primato sulle case, sui palazzi, sugli uomini. Solo le Patrone. 

Il Corteo - Primo Percorso

Si muove il Corteo lungo il Cassaro (corso Vittorio Emanuele), preceduto da un volo di angeli che si distaccano da Porta Nuova e volano fino alla Cattedrale, sostenuti da invisibili ali. Il Corteo è aperto dal Grande Carro della Grande Madre, e su di esso danzano gli Elementi e tutte le donne. Poi i 10 carri con i cavalli gemelli nella loro corsa verso la notte; le Perle rilucenti di luce, con le candide fanciulle sospese al loro centro; i 20 carri custodi del fuoco e della purezza; il carro-Nave, simbolo della Chiesa; il carro-Monte, simbolo della montagna sacra; il carro-Città, simbolo della Patrona. E su di esso, giovane, bionda e romita, Santa Rosalia.


SECONDO APPARATO

Cattedrale - La Rosa Mistica

L’intera cattedrale, reliquiario della santa, si muta in "rosa mistica", in onore della patrona, mentre essenze femminili danzano vestite d’aria rapite da un canto.

La cattedrale è simbolo di Palermo per il suo sincretismo di stili. Essa è segno, ancora, di trasformazione: quella di Palermo, in particolare, perché alla logica della trasformazione spirituale unisce una capacità architettonica di reinventare le sue pietre, i suoi materiali, per le dominazioni, le fedi, i culti. Come in una maraviglia barocca, la cattedrale muta a vista e si trasforma in un tripudio di rose e di stelle. Rose che volano, sipari di fiori che si materializzano dal nulla, verzure che si compongono a vista, scambio tra il vero e il verosimile, luci di stelle che occhieggiano tra i fiori; e su tutto, un grande sipario di bianco fuoco che scende ad accendere la trasformazione.

L’azione scenica

All’arrivo del Corteo, preceduto dagli angeli, una grande cascata bianca scende a velare l’immagine nota delle mura. Si accendono ovunque bianche luci che volteggiano nell’aria, come un grande sciame di lucciole. Si sollevano in volo tralci di rose, che ricoprono di un sipario ascendente le mura appena scoperte dal fuoco. Migliaia di petali di rose, gettati a vista da decine di fanciulle, scendono dalle mura della cattedrale fino a coprire l’intero giardino di un tappeto di fiori. Avanzano nel giardino della cattedrale sculture di verzura, si aprono e si sollevano cespugli di rose, si scoprono rampicanti, si compone un gioco coreografico di fiori in movimento. Le sculture di verzura, teatri di natura in movimento, entrano nel corteo. Si accendono, davanti alla cattedrale, grandi sculture di fuoco che rappresentano un cielo stellato.

Il Corteo - Secondo percorso

Continua il cammino del Corteo e muove verso i Quattro Canti. Si illumina il cielo del Cassaro, in omaggio all’arrivo della santa.


TERZO APPARATO

I Quattro Canti - La Polis

In questo quadrivio, che è cuore creativo della città da cui si dipartono le sue arterie principali, Rosalia si veste della cultualità di Atena. La verginità della dea nella cornice dei Quattro Canti diviene simbolo apotropaico per la sicurezza della città. Atena era detta Pallade (che vuol dire vergine) perché – si narra – aveva

mandato a Troia una statua con la sua effige modellata dalle sue stesse mani. La statua, il Palladio, la vedeva ritratta come nella versione che di lei farà Fidia nel Partenone, in piedi e in armi. Finché il Palladio fosse stato conservato nel cuore della città, Troia non avrebbe visto tramontare il sole. Inoltre, se Rosalia nel suo aspetto acquatico, ligneo, litico (Tanit) rifonda la Paleapolis sul colle del Palazzo Reale, ai Quattro Canti, nel suo aspetto etereo (Atena) rifonda la Neapolis: quella città fuori dalle mura che è la Palermo di tutti, e non solo del potere. Con Atena, Palermo incontra Atene; città sorella nel Mediterraneo, entrambe sedi di grandi innovatori del pensiero e dello spirito, entrambe votate interamente alla dea.

L’azione scenica

I Quattro Canti sono rivestiti da una candida tela. Il passaggio dall’uno all’altro palazzo è garantito da passerelle sospese nel vuoto a grande altezza, e visibili dal fondo del Cassaro. Una grande luce vìola il segreto delle bianche tele, e dietro appaiono sculture, statue, colonne, architetture prospettiche, l’immagine di una città classica. Tutto è bianco e luce, razionalità e bellezza, mirabile insieme delle cose costruite dall’ingegno umano. Al centro della passerella appare una grande interprete, visibile da tutti coloro che giungono dal Cassaro: la sua immagine è replicata quattro volte, per dare modo a tutti gli astanti di coglierla e fermarsi nel silenzio dell’ascolto. E la sua voce recitante (femminile questa volta) riprende il racconto, mentre scorre sotto di lei il Corteo che continua il suo cammino verso Porta Felice. Nel momento del trionfo della polis, avviene la sosta e la consegna, da parte dei rappresentanti dei cittadini, dei fiori alla Santa; subito dopo, il grido "Viva Palermo e Santa Rosalia!", che esplode come fervore di popolo ed espressione d’identità.

Nella foto in basso, Festino 1997,
l’allestimento scenico alla cattedrale


QUARTO APPARATO

Porta Felice, verso la Marina - Elegia

Qui il cerchio si chiude così come è iniziato. Nell’ultima tappa di questo percorso, in avanti verso la rifondazione della città barocca e indietro nel tempo

delle origini del culto, Rosalia è sovrana della terra. E si veste del culto di Artemide. Artemide come Brigida, come Rosalia, come Tanit, è la protettrice delle partorienti. A lei è consacrato ogni inizio, sia materiale, sia spirituale. Artemide è l’avvio al pensiero: come divinità degli specchi d’acqua, ella è il pensiero che riflette se stesso. Con Artemide, Palermo incontra Efeso, città capace di fregiarsi di una delle Sette Meraviglie del mondo antico. Porto e crocevia, luogo di incontro dell’Oriente come dell’Occidente. Così Efeso, così Palermo. 

L’azione scenica

Entra da Porta Felice un altro Corteo, che si reca festante incontro al Corteo opposto, proveniente dai Quattro Canti. È un gruppo itinerante di donne altissime (issate su una mobile struttura semovente). Gli abiti delle donne sono coperti da canne palustri e da licheni; i loro copricapi sono ornati di pietre e di piume. Queste Grandi Madri, imponenti e sorridenti, al congiungersi dei Cortei aprono le immense gonne che giungono fino a terra, coprendo la struttura che consente loro di muoversi con un traino invisibile. Ed ecco, un volo di uccelli che da ciascuna donna si diparte, spargendosi nel cielo in un frullare di piume e in un soave canto d’usignolo. Su Porta Felice, anello di congiungimento tra la città e il suo mare, un sipario di grandi abiti femminili, appesi a creare un rideau insolito e colorato. All’arrivo del Corteo, anche questi abiti si aprono, ed appaiono al loro interno specchi ricolmi di luce. Sulla scalinata a fianco di Porta Felice, donne creano sculture di fuoco, nelle quali si immergono, per uscirne intatte. Su Porta Felice, sullo slargo di piazza Marina, animali terribili composti di fuoco, che eruttano fuoco da fauci smisurate; animali di cui si coglie soltanto la scia di fuoco, animali riflesso di paure ancestrali, domate dalla dea, accolgono il Corteo, avvolgendolo in una spirale beneaugurante di fuoco di gioia. Il Corteo esce dalla porta, ed entra alla Marina. 


Festino 1997, il Carro trionfale
esce dal Cassaro a Porta Felice



|BACK

|HOME

|FEEDBACK |PRIVACY |

1999-2015©Copyright PalermoWeb.COM

info@palermoweb.com

 PalermoWeb NEWS - Reg.Trib. Pa. n.26-17/09/07 - Direttore: Rosalinda Camarda