La Musica del Sole
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Il dialetto: l'influenza franco-normanna

 

 

L'influenza lombarda ci interessa particolarmente. Anche oggi, ritroviamo i cosiddetti dialetti galloitalici nelle zone dove l'immigrazione longobarda fu più consistente, vale a dire a San Fratello, Novara di Sicilia, Nicosia, Sperlinga, Valguarnera Caropepe, Aidone e Piazza Armerina. Il dialetto galloitalico non è sopravvissuto in altre colonie importanti lombarde, come Randazzo, Bronte e Paternò (anche se ha influenzato il vernacolo siciliano locale).

L'influenza lombarda inoltre si ritrova nelle seguenti parole della lingua siciliana comuni a tutti i dialetti:
soggiru - suocero (da suoxer - latino socer)
cugnatu - cognato (da cognau - latino cognatum)
figghiozzu - figlioccio (da figlioz - latino filiolum)
orbu - cieco (da orb - latino orbum)
arricintari - risciacquare (da rexentar, notare insubre resentà)
unni - dove (da ond - latino unde)

I nomi dei giorni della settimana:
o lunniri - lunedì (da lunes)
o martiri – martedì (da martes)
o mercuri - mercoledì (da mèrcor)
o joviri - giovedì (da juovia)
o venniri - venerdì (da vènner)

Un'altra influenza gallica, quella del provenzale antico, ha tre possibili cause.

1. Come detto precedentemente, il numero di normanni in Sicilia (provenienti dalla Normandia vera e propria) è difficile da definire, ma non fu mai superiore a 5.000 persone. A questi si aggiungono i soldati di ventura dall'Italia meridionale, ma è inoltre possibile che quest'ultimi siano nati in regioni ancora più lontane, come la Francia meridionale. Durante i primi anni dell'occupazione della parte nord-orientale della Sicilia, i Normanni costruirono una cittadella a San Fratello. Ancora oggi (ma sempre meno) a San Fratello si parla un dialetto siculo-gallico influenzato chiaramente del vecchio provençal, che porta a dedurre che un numero significativo di soldati chiamati a difendere la cittadella proveniva dalla Provenza. In realtà, ciò può spiegare il dialetto parlato soltanto a San Fratello, ma non spiega del tutto l'importazione di molte parole provenzali nella lingua siciliana. Su questo punto si possono formulare altre due ipotesi.

2. Alcune parole del provençal potrebbero essere entrate a far parte del Siciliano durante il regno della regina Margherita fra il 1166 e il 1171 quando suo figlio, Guglielmo II di Sicilia fu incoronato all'età di 12 anni. I consiglieri più vicini della regina provenivano dal sud della Francia e molte parole del provençal si sono aggiunte alla lingua durante questo periodo.

La scuola siciliana poetica (discussa sotto) è stata influenzata fortemente della tradizione provenzale dei trovatori (troubadours). Questo elemento è una parte importante della cultura siciliana: per esempio, la tradizione delle marionette siciliane (l'òpira dî pupi) e la tradizione dei cantastorii .

Non c'è dubbio che i trovatori provenzali erano attivi durante il regno di Federico II del Sacro Romano Impero e che alcune parole del provençal siano state assimilate nella lingua siciliana in questo modo.

TROVATORI PROVENZALI

Alcuni esempi di parole siciliane derivate dal provençal:

o addumari – accendere (da allumar; notare sardo logudorese allumare)
o aggrifari – rapinare (da grifar)
o banna - lato, posto (da banda)
o burgisi – cittadini, proprietario (da borges)
o lascu - sparso, sottile, raro (da lasc)
o lavanca - precipizio (da lavanca)
o paru - uguale (da paratge)

 
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