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La grotta dell'olio e dintorni

Diciamocelo francamente: a noi subacquei l’istituzione della Riserva Marina di Capo Gallo “ci pesa”.

Riconosciamo e condividiamo la bontà delle scelte ambientali ma... ci sentiamo derubati di una serie di punti di immersione che per anni hanno costituito mete settimanali di esplorazioni, ricerche, scoperte.

Pazienza allora, facciamo finta che i fondali inviolabili delle “Zone A” non esistano e concentriamoci su ciò che il resto della realtà sommersa circostante ci offre che fortunatamente non è poco credetemi.

Per questo sono qui a descrivervi una delle passeggiate più suggestive che è possibile organizzare a poca profondità, in un’ampia area che comprende la Grotta dell’Olio, a poca distanza dai confini della “Zona A” di Capo Gallo coincidente con la Baia del Silenzio.

Il nostro percorso inizia a poche decine di metri a sinistra dell’ingresso della grotta: su un fondale sabbioso , a circa 12 metri di profondità, si erge un maestoso arco di roccia calcarea, probabilmente i resti del collasso di quella che fu in un tempo lontano una caverna.

Il gioco di luci e ombre creato dalle pareti verticali e dagli anfratti si fa più intenso in prossimità dell’arco e qui è il caso di soffermarsi ad osservare alcuni organismi che prediligono la penombra come l’alga rossa, dall’aspetto di un piccolo ventaglio e l’alga verde che nella forma ricorda la fogliolina di una pianta terrestre. Dove poi l’intensità luminosa si attenua e tal punto che la fotosintesi non è più realizzabile, prevalgono gli organismi animali ed ecco le colonie di astroides che colorano di rosso le volte dell’arco mentre ampie macchie con infinite tonalità di arancio costituite da spugne incorniciano le pareti in ombra.

Seguendo la direzione indicata da uno sperone roccioso, che rappresenta il prolungamento basale dell’arco, traversiamo quindi una lente di sabbia sino ad arrivare, dopo una decina di metri all’ingresso sommerso della Grotta dell’Olio.

In alternativa è possibile arrivare alla grotta dirigendosi subito verso riva e costeggiando una parete rocciosa caratterizzata da forte pendenza. Si scivola ancora qualche metro sulla sabbia godendo della vista dell’ampia distesa di sabbia bianca e si presenta alla vista il grande ingresso sommerso della grotta. Anche qui, come sull’arco appena lasciato, sulla parete esterna si sviluppano insieme alla alghe, delicati rametti piumosi appartenenti all’idrozoo “Aglaophenia pluma” mentre inoltrandosi all’interno la componente vegetale scompare e le pareti sono in parte colonizzate da colorati organismi i cui toni cromatici virano dall’arancio carico della madrepora Astroides all’arancio scuro delle spugne.

Sul fondale sabbioso troneggiano grossi macigni, franati dalle pareti e dalla volta sui quali pure è possibile osservare formazioni spugnose dalla caratteristica colorazione bianca dovuta all’assenza di luce. E’ il momento di riaffiorare per qualche minuto per godere di uno spettacolo ricco di suggestioni. In un silenzio surreale, appena disturbato dai rumori del mare è possibile ammirare la maestosa volta a cupola, alta oltre 109 metri e dal diametro di circa 20.

La franata di massi prosegue sino in superficie verso la porzione più interna della grotta con blocchi di roccia dolomitica, resa umida e scivolosa da un sottile strato di organismi che le conferiscono una caratteristica colorazione rosa.

Alzando lo sguardo si intravede un raggio di luce proveniente da un cunicolo aperto nella volta. Ci reimmergiamo e con le lampade che diligentemente ci siamo portati andiamo alla scoperta delle cavità sommerse e qui una precisazione sembra opportuna: la Grotta dell’Olio non si estende significativamente in lunghezza come ad esempio la vicina Grotta della Mazzara che pure è della stessa natura carsica.

La nostra suggestiva caverna si ramifica all’interno in una serie di cunicoli di lunghezza limitata, alcuni con sifoni che portano a camere con d’aria dove è possibile emergere e respirare ma attenzione l’esplorazione di ognuno di questi “tunnel” è un’esperienza riservata ad esperti sempre e comunque guidati da una guida del luogo.

Ok, facciamo le dovute foto controluce, immortaliamo i nostri compagni attraverso gli anfratti con lo sfondo del blu dell’esterno e poi usciamo.

Ci dirigiamo a questo punto dritti di fronte l’ingresso della grotta e poco distante, tra i 10 e i 15 metri di profondità, il fondale si articola in un’architettura complessa i cui elementi di base sono ancora una volta rappresentati da rocce dolomitiche modellate da fenomeni carsici e dall’azione erosiva del mare nel corso di millenni.

La sintesi di queste azioni si esprime oggi attraverso la rappresentazione di una morfologia tormentata rappresentata da un dedalo di anfratti, archi ampi e profondi cunicoli. Dal fondale quindi sabbioso dove troneggiano numerosi macigni procedendo verso nord si incontra da un lato un tetto di roccia assai pronunciato incrostato al suo interno di coloratissimi astroides, e dall’altro un’apertura che introduce in un ampio tunnel sommerso profondo una quindicina di metri e variamente articolato che lascia intravedere due altri ingressi dalla parte opposta. Il fondale del tunnel è coperto da formazioni sabbiose ondulate che si formano a seguito di correnti o di movimenti di oscillazione dell’acqua sovrastane.

Stelle di mare dalla tonalità rosso-arancio la fanno da padrone ma con un po’ di fortuna è possibile imbattersi anche in piccole aragoste e con cicale di mare, senza contare i numerosi re di triglia che come sempre popolano le zone più buie delle piccole cavità. Torniamo indietro sulla stessa rotta per comodità di orientamento e prima di tornare in superficie – di aria anche dopo mezz’ora di esplorazione ne avremo ancora a sufficienza – facciamo un’ultima puntata a destra della grotta, ovvero a sinistra uscendo dal suo ingresso e dopo una ventina di metri potremo sbirciare all’interno di un altro reticolato di anfratti, un po’ meno esteso ma ugualmente suggestivo nei quali anche senza addentrarci per prudenza sarà bellissimo ispezionare con le nostre torce per scoprire ancora spugne, ancora stelle di mare, ancora nudibranchi come quelle “vacchette di mare” di forma tondeggiante, ben visibili per le loro macchie scure sul dorso.

Soddisfatti? Ne sono certo anche perché il piacere di girovagare per oltre 45 minuti in tutta sicurezza non fa rimpiangere le immersioni più impegnative ad alta quota.

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