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 Archeologia in Sicilia !

Recenti ricerche hanno verificato che gruppi di uomini vivevano in Sicilia già 500.000 anni fa dal paleolitico (20.000 a.c. circa) e in seguito col mesolitico, essi lasciarono le prime tracce di tecnologia litica e di abitazioni concentrate in particolare sulla costa settentrionale tra Palermo e Trapani.

La loro arte ci è testimoniata a Levanzo nella grotta di Cala dei Genovesi da graffiti rupestri raffiguranti animali e figure umane (10.000 a.c. circa) riprodotti con eccellente naturalismo e prospettiva, e sul monte Pellegrino a Palermo nella grotta dell'Addaura, dove si trovano esempi di particolare interesse che rappresentano, tra l'altro, scene di sacrifici umani. Ritrovamenti sepolcrali e resti scheletrici sono stati invece rinvenuti nella grotta di San Teodoro tra Palermo e Messina.

Dopo il 5000 a.c. col neolitico si ebbe una lenta generale trasformazione che vede la nascita dell'agricoltura e della pastorizia (in notevole ritardo rispetto al vicino oriente): la più antica cultura neolitica in Sicilia sembra essere quella nota come civiltà di stentinello. Adesso un'altra importante attività umana fa la sua prima comparsa: il commercio. La straordinaria diffusione dell'ossidiana di Lipari in Sicilia e in Italia meridionale ne è una prova.

Intorno al 3000 a.c. compaiono la metallurgia (che determina l'abbandono dell'uso dell'ossidiana) e le tombe a camera scavate nella roccia. L'età del rame fu in Sicilia un'età in cui la pietra e l'osso continuarono comunque ad essere il materiale duro più in uso. L'età dei metalli ebbe veramente inizio in Sicilia con l'uso del bronzo intorno al 1900-1800 a.c. che causò una ripresa di prosperità in diverse isole dell'arcipelago eoliano.

Dal 1800 a.c. circa, si ebbe un importante evoluzione culturale a Castelluccio, cultura caratterizzata dalla ti pica ceramica dipinta e dalle tombe a grotticella.

Sin dal 1600 a.c. giungevano al villaggi eoliani considerevoli quantità di prodotti dall'Egeo. Finalmente, dal 1400 a.c. circa, la ceramica egea giunse anche in Sicilia insieme ad altri oggetti ed influenze culturali, in particolare nella penisoletta di Thapsos da cui deriva l'omonima cultura.

Poco prima del 1200 a.c. si verificò però un declino delle importazioni dall'oriente che comportò per le isole Eolie un periodo di abbandono quasi definitivo. Solo a Lipari la vita continuò importando dall'Italia nuovi stili e un nuovo tipo di sepoltura: la cremazione.

Siamo già intorno al 1000 a.c.: questo potrebbe essere il momento in cui i siculi penetrarono in Sicilia nella zona orientale, mentre i Sicani, i più primitivi tra questi popoli, occupavano la zona centro meridionale dell'isola con centro egemone nella zona dell'attuale Sant'Angelo Muxaro; gli Elimi si stanziarono invece nei territori nord occidentali. Contemporaneamente i villaggi della zona costiera tra Siracusa e Ragusa furono abbandonati e la popolazione si rifugiò sulle colline in agglomerati relativamente grandi, a giudicare dalla vastità dei cimiteri (Pantalica). Per 400 o 500 anni la storia culturale siciliana appare molto complessa e varia. La Sicilia proseguì la sua strada fino all'ottavo secolo, quando greci e fenici (che già da tempo frequentavano le coste siciliane) cominciarono a migrare nell'isola, introducendola finalmente nell'età storica.

Le colonie greche
I greci cominciarono a frequentare le coste della Sicilia orientale sin dall'VIII sec. a.c. e dopo un breve periodo vi stabilirono i loro primi insediamenti. sebbene la tradizione dei greci sia unanime nell'affermare che i fenici li avevano preceduti in occidente, l'archeologia non ha potuto dimostrare in modo sicuro la presenza di greci o fenici nel mediterraneo occidentale in tempi molto anteriori all'850 a.c.; dopo questa data vediamo le tracce dei due popoli comparire più o meno contemporaneamente. Naxos, Siracusa, Zancle, Catania, Megara Iblea, Lentini, Milazzo e Gela furono il risultato della prima ondata migratoria proveniente dall'egeo.
L'arrivo dei greci determinò una radicale trasformazione nella vita economica e culturale dell'isola già dal VII sec. a.c., in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle città.

Parallelamente nella Sicilia occidentale, i punici (fenici d'occidente, fondatori della città di Cartagine) potenziarono i loro capisaldi di Palermo, Sòlunto e, soprattutto, Mozia con lo scopo di contrastare l'espansione ellenica: si delinearono così gli elementi del conflitto che nei secoli successivi caratterizzò la vita politica e militare dell'isola. Attraverso gli scambi commerciali con i greci, il mondo punico-elimo e indigeno subì una profonda influenza culturale, artistica e sociale. Ciò che resta delle rovine di questi popoli mostra una profonda ellenizzazione dei costumi anche sociali e religiosi.

Periodo arcaico
Questa profonda grecizzazione dell'isola si completò nel corso del VI sec. a.c. dell'assetto urbanistico di questo periodo resta poco a causa delle successive distruzioni. Oggi, a Selinunte ed, in parte, ad Agrigento è possibile vedere l'assetto arcaico delle strade, della città e dell'acropoli. E' questo il periodo in cui sorsero i grandi templi dorici policromi in pietra, come l'apolloion di Siracusa, e la grande scultura arcaica, caratterizzata dalla solenne fissità delle forme con cui era rappresentato il corpo umano (metope del tempio "C" di Selinunte). Alla ricerca d'equilibrio e d'armonia che caratterizza la scultura, corrisponde la ricerca di proporzionalità e di razionalità dell'architettura e dell'urbanistica. Le nuove città erano basate sugli schemi dettati da ippodamo damileto, consistenti nella divisione ortogonale degli assi viari (plateiai e stenopoi) con grandi spazi dedicati alla vita sociale della collettività. L'assetto generale della città era caratterizzato da un'ampia piazza (agorà), fiancheggiata spesso da portici (stoai), e da una zona destinata al culto (acropoli) dove sorgevano santuari ed edifici rappresentativi. La città era protetta da una cinta muraria che aveva vari accessi ed era solitamente situata su alture che permettevano un migliore controllo per la difesa.

Periodo classico
Nel V sec. a.c. Siracusa ottenne due grandi vittorie militari contro i cartaginesi (una a Himera nel 480 a.c., e l'altra contro gli ateniesi nel413 a.c.), confermandosi come potenza egemone sull'isola e completandone il processo di ellenizzazione. La scultura greca raggiunge il massimo dell'equilibrio e della naturalezza, e, nell'architettura, forme più eleganti si sostituiscono a quelle potenti e massicce del periodo arcaico. la Sicilia occidentale fu anch'essa influenzata dall'architettura e dalla scultura greca classica: lo stile dorico fu adottato pienamente nel famoso tempio che si trova nel sito elimo di Segesta, e la bellissima statua di giovane auriga ritrovata nell'insediamento punico di Mozia è in perfetto stile classicheggiante.

Il secolo si concluse con una nuova offensiva dei cartaginesi (409 -405 a.c.) contro Siracusa, ma, nonostante la distruzione di numerose città siceliote, i siracusani riuscirono a sferrare una controffensiva che si concluse con la conquista di mozia nel 397 a.c. e con la disfatta dei cartaginesi nel 386 a.c. nella seconda metà del IV secolo a.c., sotto la guida di timoleonte, la Sicilia visse un lungo periodo di stabilità e di ricostruzione in cui rifiorirono le città che i cartaginesi avevano di strutto (Gela, Camarina, Agrigento, Sòlunto): uno splendido esempio di questo rinnovamento sono le mura in mattoni crudi di capo soprano a gela, che ancora resistono nel tempo malgrado siano di difficilissima conservazione.

Periodo ellenistico
Nel passaggio dal IV al III sec. a.c. l'architettura siciliana comincio a ricalcare i modi dello stile ellenistico. Le città assunsero un aspetto generalmente più scenografico e spettacolare, movimentato da terrazze, agorà e monumenti vari. In questo periodo si affermò la forma classica del teatro per il quale i greci amavano scegliere spettacolari posizioni naturali aperte sul mare o sui monti. Nel modo di costruire i teatri si coglie una delle principali caratteristiche della cultura greca: la ricerca di un rapporto armonico tra uomo e natura. L'architettura non si contrapponeva mai all'ambiente naturale, ma al contrario vi si inseriva con elementi che mantenevano un perfetto equilibrio con lo spazio circostante. I siti di Siracusa, Eraclea minoa, Segesta, Sòlunto, Morgantina, Palazzolo Acreide, Taormina e Catania mostrano ancora questa tipologia edilizia nella sua forma originaria o, in qualche caso, nei rifacimenti e riadattamenti d'epoca romana (arene per spettacoli gladiatori).

I romani
Nel III a.c., i romani, dopo aver sconfitto i cartaginesi, conquistarono anche Siracusa, mettendo così fine alle contese greco-puniche e riducendo la Sicilia a provincia romana. Essi, come nel resto delle province, intervennero nell'architettura ma in tono molto minore, limitandosi a potenziare infrastrutture civili come acquedotti, strade, viadotti e porti. Le città siciliane mantennero però invariato il loro carattere ellenistico. Con l'avvento dell'impero, i romani vollero sfruttare l'isola per le sue potenzialità agricole. Le campagne cominciarono così a popolarsi di piccoli villaggi, fattorie e ville private che avrebbero dato luogo in epoca più tarda al latifondo. Nella tarda età imperiale, nelle campagne dell'isola furono edificate sontuose ville come quella del casale a Piazza Armerina, da visitare soprattutto per le sue incomparabili decorazioni musive.

Con i romani l'isola accentuò sempre più il suo ruolo di importante sito di approvvigionamento cerealicolo alimentare, fino a diventare il "granaio di Roma".

Nel III sec. d.c., con diocleziano, la Sicilia, dipendendo direttamente da Roma come "regio suburbicaria", acquistò nuova forza.

La politica amministrativa dei secoli seguenti si basò sulla formazione di immensi latifondi che resistettero, dal medioevo sino all'inizio di questo secolo. dopo i romani, infatti, l'isola subì diverse dominazioni (bizantini, arabi, normanni e spagnoli) che nei secoli successivi ne segnarono la storia. l'attuale aspetto dell'isola è il risultato dello stratificarsi delle culture che si sono sovrapposte sul suo territorio, ciascuna con le proprie caratteristiche.

Isole Eolie
La storia delle Eolie, nella fase insediativa pregreca è caratterizzata da una forte autonomia. La frequentazione di Lipari inizia nel IV millennio a.c. quando popolazioni del neolitico, interessate allo sfruttamento dell'ossidiana per la fabbricazione di armi e utensili da taglio o da incisione, approdano nel sito di castellaro vecchio.

Si succedono diverse culture, che con varie testimonianze si ricollegano ad altre civiltà coeve del mediterraneo. Tra i momenti più importanti vanno menzionati lo stile di serra d'alto e quello di diana. Con l'inizio della metallotecnica ci fu un periodo di crisi per il commercio dell'ossidiana che aprì una fase di decadenza economica.

Poco prima della metà del III millennio a.c. si affermò a Lipari la cultura di piano conte, una facies piuttosto povera per la diminuita importanza dell'ossidiana in seguito al diffondersi del rame.

Con la cultura di piano quartara a Panarea (ultimi secoli del III e inizio del II millennio a.c,) l'arcipelago ebbe una notevole ripresa e iniziò a gravitare nell'area culturale della Sicilia.

L'età del bronzo eoliana è rappresentata a Filicudi dalla cultura di capo graziano (dal XVIII fino al XV secolo a.c., contemporanea a quella di Castelluccio nella Sicilia orientale), caratterizzata da intensi scambi con il mondo egeo. Fra il 1400 e il 1270 a.c. a Panarea si svolge la cultura del milazzese, dove la ceramica assume forme e decorazioni simili a quella contemporanea di thapsos. alla fine di questo periodo i villaggi sono completamente distrutti e a Lipari si sostituisce una nuova popolazione proveniente dalla Campania: gli ausoni. Con l'Ausonio I (1270-1125 a.c.) e l'Ausonio II (fine 1125-850 a.c.), che segna il passaggio all'età del ferro, le capanne sono costruite con tetti a capriate e le ceramiche sono lavorate al tornio.

In seguito le isole furono colonizzate da superstiti della spedizione di pentatlo che spartirono la terra con gli abitanti del posto.

Il museo eoliano è diviso in sezioni che raccolgono importanti reperti di tutti questi periodi.

Thapsos
Nei pressi di Siracusa si trova uno dei siti chiave per la ricostruzione della protostoria siciliana. Thapsos fu il più importante ed esteso emporio commerciale tra oriente e occidente della media età del bronzo, collocato al centro della penisoletta di magnisi. L'influenza orientale trasformò il modo di concepire gli spazi: la tipologia a capanna fu rimpiazzata con strutture simmetriche costituite da più vani organizzati attorno ad un cortile centrale (megaron) con un disegno programmato e più unitario. Come nei palazzi micenei. Nelle tombe a grotticella e dromos sono stati ritrovati vasi, ornamenti e bronzi provenienti dall'egeo.

Pantalica
Tra i paesi di Ferla e Sortino, in mezzo alle valli del cava grande e dell'Anapo, si trova il promontorio di pantalica. L'antica hybla, capitale del mondo siculo. Questo è il più importante sito protostorico della Sicilia orientale. Dalle ricche necropoli oltre 5000 tombe distribuite lungo le pareti della collina prendono nome due periodi della protostoria sicùla: quello di Pantalica nord (tardo xiii-xi a.c.) e quello di Pantalica sud (850-730 a.c.). Un'altra testimonianza ci è data dal monumentale edificio detto anaktoron o sede del principe.

Sant'Angelo Muxaro
Il paese di Sant'Angelo Muxaro sorge su un colle che probabilmente, insieme con altri vicini, costituiva il regno sicano di kamikos, tra la tarda età del bronzo e quella del ferro. Oggi è possibile vedere la necropoli che sforacchia la collina di Sant'Angelo. I reperti contenuti nelle tombe mostrano evidenti collegamenti col mondo miceneo.

Mozia (700 a.c.)
Con Panormo e Sòlunto, Mozia rappresenta uno dei tre insediamenti fenici della Sicilia occidentale. Essa ebbe un'importanza notevole, strategica e commerciale, confermata dalle rilevanti emissioni di monete.

L'isolotto, della laguna dello stagnone di Marsala, è interamente ricoperto dagli scavi che hanno portato alla luce i resti della cultura fenicio punica: il luogo dei sacrifici umani (tophet), le quattro porte nella cinta muraria che lambisce il mare, la necropoli, il santuario di cappiddazzu, il kothon (porto artificiale), la scala che scende al mare e le abitazioni con mosaici.

Interessantissimo è il museo Whitaker dove, tra gli altri reperti, si trova la bellissima scultura di giovane auriga.

Nel 397 a.c. Mozia fu distrutta da Dionisio II di Siracusa.

Sòlunto
Fu fondata su una città più antica d'origine punica, ma presenta l'aspetto tipico degli insediamenti ellenistici. La pianta ortogonale mostra oggi le antiche vie ben conservate.

L'antiquarium ricco di reperti, alcune case ellenistiche con interessanti dipinti, i resti di un teatro e di un bouleuterion sono le testimonianze che questo sito ci offre. Fu conquistata dai romani nel 250 a.c.

Panormo
Fu, probabilmente, con quello di Mozia, lo scalo navale cartaginese più importante, che in origine doveva essere assai più arretrato rispetto all'attuale (500 metri) e circondava per tre lati la città (Panormo vuol dire tutto porto)

Nel IV sec. a.c. fu interamente fortificata in funzione antigreca. Fu conquistata dai romani nel 254 a.c.

Il museo archeologico regionale è uno tra i più importanti di tutta l'area del mediterraneo. Tra gli altri, i reperti più importanti di questo museo sono le sculture provenienti dai templi di Selinunte (alcune metope dei templi "C" ed "I" e l'Efebo bronzeo del V sec. a.c.), il famoso "ariete da Siracusa" del III sec. a.c. e da Pompei il gruppo di Ercole che abbatte un cervo di epoca romana.

Lilibeo
Dopo la distruzione di mozia, le popolazioni fenicie, sicane ed elime si concentrarono qui costruendo, nel 397 a.c. una fortificazione che ne fece un'importante base punica.

I romani la conquistarono nel 241 a.c. e la sfruttarono come scalo navale per l'africa. importante per la conoscenza della cultura fenicio-elima è il museo archeologico. Tra i ruderi si noti l'edificio termale del III sec. d.c.

Erice
Fu fondata, secondo la mitologia da Erige, re degli elimi, figlio di Venere. Oggi la cittadina si presenta ai visitatori con un carattere più spiccatamente medioevale, e di quella storia antichissima mostra soltanto le sue ciclopiche mura elimo-puniche dell'VIII sec. a.c.

Il tempio dove si praticava il culto di venere ericina era situato dove oggi è visitabile il castello di venere raggiungibile dal giardino del balio, splendido punto panoramico sulla pianura sottostante e sul mare.

Segesta
Con Erice ed Entella, Segesta fu uno dei tre centri principali del popolo elimo di cui divenne presto la città guida.
Centro internazionale, per quei tempi, era popolato da elimi, sicani, fenici, ionici e anatolici.
Rappresentò un ostacolo all'espansione di Selinunte verso il Tirreno e per questo fu la prima città siciliana ad allearsi con Roma durante le guerre puniche.

Vi si trova il famoso tempio dorico del V sec. a.c. e, sulla sommità del monte barbaro, i resti della città antica ed il teatro del III sec. a.c., sotto il quale sono state trovate tracce di costruzioni che dimostrano che il sito era già attivo dall'XI sec.

Naxos (734 a.c.)
E' la più antica città greca in Sicilia. Gli scavi condotti all'estremità di capo schisò, hanno portato alla luce parte del tracciato urbano, le mura megalitiche, tempietti e sacelli.

l'antiquarium ospita resti del neolitico (cultura di stentinello, iv-iii millennio), dell'età del bronzo (cultura di thapsos 1400 a.c.) e della cultura sicùla sino all'arrivo dei greci. vi sono conservati, inoltre, reperti greci, romàni e bizantini.

Siracusa (733 a.c.)
Siracusa fu fondata un anno dopo Naxos dal corinzio Archia. I coloni corinzi si sostituirono agli abitanti indigeni del sito, fondando il nucleo originario di quella che divenne subito la più importante città dei greci d'occidente. In poco tempo, infatti, l'espansione della città rese necessaria là fondazione di altre colonie (Camarina, Eloro,Casmene). I tiranni siracusani dettero impulso allo sviluppo urbanistico della città e a Dionigi il vecchio deve la fortificazione di Ortigia e le mura che circondano la città, culminanti nel castello di Furialo. a Ierone II si devono il teatro e l'altare che sorgono nella zona di neapolis.

Siracusa inizia il suo declino con la caduta in mano dei romani nel 212 a.c.

Nell'isola di Ortigia si possono osservare il tempio di Apollo (VI sec.), il duomo costruito sul tempio di Atena (V sec.), le fondazioni di un tempio ionico nel palazzo vermexio e la fonte aretusa. Sulla terra ferma, in zona neapolis, si trova l'anfiteatro romano, le famose latomie, il teatro greco e l'altare di Ierone. Il museo regionale Paolo Orsi a villa Landolina, oltre ad una sezione dedicata alla preistoria e alla protostoria, ospita opere famose come l'afrodite anadiomène, il kouros di sombroditas (VI) e la kourotrophos, un kouros dello stile severo (V sec.a.c.) e, inoltre, tre rarissime xoana (statuette lignee in stile dedalico del VII sec. a.c.)

Megara Hyblaea (729 a.c.)
Nelle vicinanze del porto d'Augusta, nonostante la contraddittoria presenza degli impianti petroliferi, merita una visita Megara Hyblaea. Sorta in un sito abitato già in epoca neolitica. Prosperò e s'ingrandì, ma non poté espandersi perché circondata dai territori occupati dalle altre colonie. Nel VI sec. a.c. ebbe il suo periodo migliore, testimoniato dalla quantità di opere d'arte ritrovate: nel 483 fu distrutta dai siracusani e abbandonata. Fu rifondata nel 340 e conquistata dai romani nel 213 a.c..

Tra le rovine s'incontrano le mura arcaiche e quelle ellenistiche, l'agorà, un tempietto in àntis e infine il tempio di Era, nelle cui vicinanze sorge un piccolo museo.

Gela (688 a.c.)
Già nel 1900 Paolo Orsi iniziò scavi sistematici che, ancora oggi, continuano a riportare alla luce testimonianze della presenza dell'uomo fin dai tempi preistorici. Nel 668 a.c. i coloni rodio-cretesi fondarono la città sulla parte orientale della collina, controllando ben presto la costa e la pianura.

In prossimità del museo si estende l'acropoli, con i resti del tempio dorico (sec. v a.c.) e del tempio arcaico dedicato ad Atena (sec. vi a.c.). A nord della collina sono affiorati un quartiere della città timoleonteà e un tratto delle mura arcaiche.

Attraversata la nuova espansione urbana, si raggiunge capo soprano dove le alte dune sabbiose hanno conservato le mura che chiudevano l'abitato ad ovest: il tratto (circa mt. 300) è in conci di pietra arenaria per la parte inferiore, e mattoni crudi, delicati e di difficilissima conservazione, in quella superiore; poco distante si può esplorare il complesso termale del periodo timoleonteo.

Palazzolo Acreide (664 a.c.)
Dell'antica colonia siracusana di Akrài (664 a.c.), tra ciò che gli scavi hanno portato alla luce, è da notare il teatro greco ed il complesso di sculture (i santoni) del III secolo, dedicato alla dea Cibele.

Himera(650a.c.)
Fu il luogo della battaglia in cui i greci fermarono i cartaginesi nel 480 a.c.
Presenta oggi da vedere due diversi impianti urbanistici. Nell'area sacra sorge il basamento del tempio dorico della vittoria.  Fu distrutta dai cartaginesi nel 409 a.c.

Selinunte (630 a.c.)
fondata da coloni megaresi, rappresentò l'avamposto occidentale dell'espansionismo greco d'occidente, creando, con Himera, un asse contro il mondo punico. suoi coloni crearono eraclea minoa.
Proprio sul mare sorge l'emozionante acropoli che mostra ancora la cinta muraria con porte ben conservate e i resti di alcuni templi in stile classico ed ellenistico, tra i quali il famoso tempio c.
Fuori dall'acropoli, verso ovest un importante santuario dedicato a Demetra (o della malophoros). Era destinato al misterioso culto che vi si praticava.
Ad oriente sorgono i templi più rilevanti, tra i quali il "tempio G" del VI secolo.

Camarina (600 a.c.)
Il parco archeologico di Camarina si trova sopra un altura tra due bellissime spiagge protette da un bosco. Oltre al museo archeologico, vi si possono osservare i resti del tempio di Athena, i ruderi dell'antico abitato e vaste necropoli.

Eraclea minoa
e' uno dei siti archeologici più belli della sicilia situato com'é, su un promontorio d'argilla bianca (capo bianco), tra la macchia mediterranea e il mare. l'insediamento iniziale risale al neolitico, divenne poi colonia fenicia, micenea, quindi passò a sparta e infine a selinunte vi si trova un bellissimo teatro col proscenio rivolto verso il mare e i resti del quartiere residenziale d'epoca ellenistico-romana.

Akracas (580 a.c.)
Fu fondata da coloni gelesi. L'area archeologica, particolarmente vasta, si estende tra le valli di due torrenti (akragas e hypsas), formando un quadrilatero circondato dal perimetro della cinta muraria.
Nella famosa "valle dei templi" si trovano i resti spettacolari delle vestigia greche: il tempio di Giunone, il tempio della concordia (meglio conservato), il tempio d'Ercole, il tempio di Giove olimpico (il più grande, sorretto da telamoni), mai completato, il tempio dei dioscuri con l'annesso santuario di Demetra e kore e, infine, il tempio di Vulcano.

Importante è il museo archeologico regionale che conserva reperti di grande importanza: la famosa scultura greco-romana dell'efebo del v sec. a.c., un telamone originale, la statua di guerriero accasciato, crateri. Ceramiche e svariato materiale preistorico e protostorico.
Di particolare importanza è il sarcofago di Fedra, conservato nell'adiacente chiesa di S. Nicola.
Il quartiere ellenistico-romano mostra pezzi di abitato di epoca romana.
Ai margini della valle si trova il santuario rupestre di Demetra (extraurbano).
Nel cuore della città medioevale le fondazioni della chiesa di Santa Saria dei greci sono costituite dalle colonne del tempio di atena.

Morgantina (4s9 a.c.)
Sorge vicino al paese di Aidone. Nell'antichità divenne importante per la sua posizione strategica nei commerci con la costa tirrenica. Prende nome da morges, il re di una delle popolazioni che occuparono la Sicilia in epoca proto-storica (i morgeti). Le rovine risalgono però in gran parte, al periodo ellenistico-romano, epoca in cui Morgantina raggiunse il suo maggiore sviluppo. Gli scavi hanno portato alla luce l'agorà, il bouleuteiron, il gymnasium, il macellum, le fornaci, il granaio, i quartieri residenziali e, soprattutto, il teatro del iv sec. a.c.

Tindari (396 a.c.)
Colonia siracusana, ci appare oggi nell'aspetto assunto in seguito al rimaneggiamenti operati dai romani: le mura, il teatro, la basilica, le strade con un' "insula", mosaici, terme e terrazze.

Taormina (396 a.c.)
Celebre per il suo teatro d'epoca ellenistica, poi trasformato dai romani per ospitarvi i giochi circensi. Da una apertura nella scena del teatro si ammira l' Etna che domina sul mare.
Inoltre sono visibili le potenti strutture murarie costruite dai romani per raccogliere le acque sorgive (naumachie)

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