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Madonie: ARTE E CULTURA MADONITA

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GLI INSEDIAMENTI UMANI E LA STORIA

La presenza dell'uomo in queste montagne risale ad epoche antichissime, come confermano i rinvenimenti della grotta del Vecchiuzzo vicino Petralia Sottana (ceramiche e utensili conservati al museo archeologico di Palermo), di alcune grotte nei pressi di Isnello e Gratteri, i reperti pre-ellenici della Rocca di Cefalù. 

Ma segni forti e suggestivi della millenaria attività dell'uomo su queste terre spesso si incontrano, quasi per caso, lungo i sentieri di alta montagna o lungo le regie trazzere: pagliai, marcati (ovili), mànnare (ovili ricavati nella roccia), piccoli ricoveri in nuda pietra per lo più disabitati, antiche imponenti masserie, costruite spesso nei siti di più antichi casali romani. Sono questi gli insediamenti senza tempo della pastorizia della transumanza che resiste in forme residuali e dell'agricoltura del latifondo che sin dal tardo impero romano ha segnato profondamente il paesaggio siciliano e Madonita.

La Sicilia greca aveva nelle Madonie il suo confine con la Sicilia Punica.

Himera (648 a.C.), importantissimo punto di penetrazione verso l'interno attraverso la vallata dell'omonimo fiume, era, infatti, la più occidentale delle colonie greche sulla costa settentrionale. Le zone archeologiche di monte Riparato, e di «Terravecchia» a Caltavuturo e l'antichissimo insediamento di Sclafani testimoniano l'importante funzione strategica che questi luoghi avevano in difesa dell'antica Himera dalla parte di terra. Invece, sul versante sud del massiccio, in periodo romano, il centro più importante, in posizione dominante su tutto l'altopiano, è Petra (Petralia Soprana), che consolidò la sua funzione di centro amministrativo e strategico anche durante la dominazione musulmana. Una presenza, quella araba, che si riscontra ancora nei molti toponimi di località Madonite: Gibilmanna (GEBEL = monte della manna), Caltavuturo (CALAT = rocca e dal siciliano VUTURO = avvoltoio) e nell'assetto urbano di alcuni centri come Ganci, Geraci e Gratteri con marcati elementi di matrice islamica: strade ad andamento tortuoso, stretti passaggi e vicoli ciechi.

Il pieno sviluppo della maggior parte dei paesi madoniti e il definirsi del loro assetto urbanistico, così come pervenuto ai nostri giorni, ha avuto luogo, tuttavia, dopo l'infeudazione normanna, con la lunga e illustre dinastia dei Ventimiglia (sec. XIII). Mentre Cefalù nel 1131, per opera del re normanno Ruggero, edificava l'imponente cattedrale e diveniva sede vescovile nell'intento di riconvertire al cristianesimo un territorio fortemente islamizzato, avviandosi a un lungo periodo di splendore artistico e potenza economica; i borghi dell'interno si estesero attorno ai castelli, sulla sommità di contrafforti (sino a 1100 mt di altitudine), e si abbellirono di palazzi e chiese simboli del prepotente potere feudale isolano. 

Su una cresta rocciosa a 1077 mt, Geraci, (dal greco Ierax = avvoltoio) sede dell'omonima contea dai tempi di Serlone (1072) fu a lungo il centro politico e militare più importante di questo vasto territorio; sino a quando, nel 1438, Giovanni Ventimiglia trasferì la capitale della signoria a Castelbuono, luogo più ameno e mite, dove già si ergeva un austero castello ancora oggi visitabile. Castelbuono, assunse ben presto caratteristiche di città con intensa vita di corte e vivacità artistica. Ma anche tutti i paesi madoniti di più antica origine, Polizzi, che ebbe il titolo di «Generosa» da Federico II, Petralia Soprana e Petralia Sottana, Collesano, San Mauro Castelverde, Ganci ed i più piccoli centri di Gratteri, Isnello e Pollina si arricchirono di edifici monumentali e di pregevoli opere d'arte figurative che ancora oggi danno una forte impronta di isola culturale a tutta questa zona. L'aristocrazia dominante nei vari centri, anche dopo il decadere della signoria dei Ventimiglia, manifestò un grande amore per la scultura rinascimentale della bottega dei Gagini e per l'intensa espressività delle opere di Fra Umile di Petralia, favorendo inoltre lo sviluppo delle arti orafe e della pittura. Quest'ultima assume i caratteri di vera e propria scuola. Sono madoniti: Gaspare Vazzano, Giuseppe Lo Vasco, Giuseppe Salerno, più conosciuto come «lo Zoppo di Ganci». A Collesano si sviluppò inoltre nel XVII sec. una ricca produzione di ceramiche e maioliche.

Il territorio madonita si arricchisce anche di numerosi edifici religiosi, monasteri, eremi e chiesette rupestri, spesso suggestivamente isolati in alto sulle montagne (il Santuario della Madonna dell'Alto, l'abbazia di Gibilmanna, l'abbazia ormai in rovina di S. Giorgio, l'eremo di San Guglielmo, San Cosimano), altre volte lungo le vallate (Santuario della Madonna dell'Olio, ex monastero di Ganci Vecchio, chiesa dell'annunziata e altri ancora).

Dimenticati lungo le vie d'acqua, infine, i mulini, non più attivi, rappresentano testimonianze importanti di una economia arcaica, ricca di suggestioni: un fascino che si ripete nel visitare i paesi rurali di Scillato, Lascari, Castellana, Campofelice, sino ai più piccoli centri di Blufi e Bompietro che alla semplicità dell'edilizia contadina uniscono un interessante impianto ad orti urbani.

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