Nella fondamentale cultura contadina gli animali domestici hanno anche la loro festa, essi vengono solennizzati il diciassette di gennaio di ogni anno.

Cani, gatti, asini, cavalli, oche, galline, maiali, pecore, mucche e buoi, (bene preziosissimo) lustrati e bardati di tutto punto venivano abbigliati con fettuccine e fiocchi multicolori, colore predominante: il rosso, al collo gli venivano attaccati dei bubboli e campanellini che servivano ad informare la loro presenza.

Così agghindati si conducevano in chiesa e prostrati ai piedi del loro Santo Patrono ricevevano la Santa Benedizione affinché questa li mantenesse sani e robusti per l’anno intero.

Il celebrante che officiava la benedizione, avvisato dal tintinnio che procuravano gran rumore, riceveva da parte dei proprietari degli animali una lauta elemosina e di conseguenza costui consegnava una effige del Santo benedetta da attaccare in groppa alla bestia e un panetto votivo che si faceva mangiare all’animale per preservarlo da ogni inconveniente.

Il Santo che si festeggia in questo giorno è Sant’Antonio Abate monaco egiziano che comunemente i palermitani chiamano “ù Santu rì puorci” per distinguerlo da Sant’Antonio di Padova che si festeggia il tredici giugno, costui per antonomasia è stato definito il Santo protettore degli animali domestici.

Nome attribuito a questi due Santi popolari ha origine Etrusche il cui significato è del tutto sconosciuto, la forma latina “Antonius” che indicava una denominazione gentilizia che con il tempo è diventato nome individuale.

L’appellativo “Abate” proviene dall’ebraico “abba” che sta ad indicare “padre” in riferimento a quei monaci che pur non avendo una guida giuridica si comportavano con vita esemplare e spirituale.

Oltre agli animali è il protettore del fuoco che riscalda dal freddo intenso, un proverbio siciliano e palermitano ricorda il freddo di questo giorno:

Sant’Antoni la gran freddura,
San Lorenzu la gran calura;
L’unu e l’autru pocu dura.

La sera della vigilia in alcuni paesi del palermitano si accendono i falò, manifestazione che si ricollega al potere che ha il Santo monaco sul fuoco ed è invocato contro gli incendi, a la potenza di guarire dal “fuoco sacro” cioè l’herpes zoster, conosciuto comunemente come “fuocu rì Sant’Antuoniu”, nonché per tutte le malattie della pelle che sono contagiose, perché per i suoi combattimenti con il diavolo che lo riduceva malconcio e sanguinante, il grasso di questo animale serviva per guarire le persone da queste affezioni.

Ma è fondamentale aver assegnato a questo Santo tra tutti gli animali: il maiale, nell’iconografia popolare il Santo è raffigurato quasi sempre un imperturbabile porco che porta un campanello al collo e la pelle scura come la sua, perché egiziano.

Come mai il maiale? Che i cristiani indicano come mezzo del male, la cosa si rifà ad un culto pagano ed in particolare a quello celtico, il loro dio era rappresentato da un cinghiale e poiché le reliquie del Santo furono trasportate dai crociati in Francia nel IX secolo, furono i primi cristiani celti ad attribuire al Santo le peculiarità del dio pagano e nelle leggende a lui riferite si inserisce il cinghiale che successivamente mutò in maiale per sradicare il ricordo pancristiano.

Quasi sempre tratteggiato come un vecchio monaco con la barba lunga e bianca, gli viene attribuito il bastone del Tau con una campanella, non mancano i simboli come: il fuoco che tocca con le mani, il libro aperto con la frase evangelica che lo attrasse, il porcello non manca mai quale specifico attributo delle tentazioni e il demonio sotto forma di un fantasioso amorino o di una creatura mitica che combatté con molto vigore.

Poiché il Santo originario dell’Egitto nasce a Coma nel 251 d.C., di religione cristiana, andando dietro agli avvertimenti evangelici, a venti anni abbandona tutto compreso i beni materiali che regalerà agli ultimi e si dedica alla vita ascetica.

Lanciatosi a vivere nel deserto diede l’inizio al movimento del monachesimo occidentale, ammirevole esempio di anacoreta cristiano il suo profilo biografico venne composto da San Atanasio Vescovo di Alessandria d’Egitto.

Tentato da ogni forma demoniaca ne usci sempre vittorioso, tanto da divenire famoso per questa sua prerogativa di sapere sconfiggere il diavolo.

Dedicò l’intera sua vita al servizio di Dio che glorificò sempre con la preghiera e le sue opere di bene e nella lotta contro l’eresia ariana.

La festa del Santo monaco secondo la tradizione dà inizio al carnevale, in alcune pasticcerie palermitane vengono esposte delle teste di maiale in buffe visioni, di grandi e piccole dimensioni, i vari frequentatori pensano ad un dolce locale (pasta reale) che serve per un qualunque scherzo carnevalesco.

Oltre ad essere il patrono degli animali domestici e il difensore degli allevatori, degli stallieri, dei macellai che trattano carni bianche e dei salumieri in particolare.

In Sicilia e nel palermitano è protettore delle campagne, fino a qualche tempo fa nelle case coloniche non era rado vedere negli altarini l’immagine di Sant’Antonio, alcuni la tenevano dentro la stalla appesa al muro con un ramoscello d’ulivo come ulteriore benedizione.

A Mezzojuso in provincia di Palermo, la mattina del 17 si svolge il rito della benedizione degli animali che sfilano davanti alla statua del Santo esposta davanti l’ingresso laterale della chiesa cristiana, ricevendola dal sacerdote che per l’occasione benedice i sacchetti con la cenere dei falò, consumatosi tra la notte del 16, tenuti in tasca serviranno come amuleti per tenere lontano malattie e guai in genere.

A questo Santo a Palermo gli è dedicata una chiesa che si trova in via Roma e che comunemente i palermitani la indicano come quella delle Hecce Omo per via di un’immagine del Cristo.

Qui vengono a farsi benedire, in tempi moderni cani e gatti che sono rimasti i singolari destinatari di una tradizione ormai perduta di una città non più contadina.

Morto nel 356 d.C., ultracentenario, nel 1491 le sue spoglie furono sistemate ad Arles dove venne costruita una chiesa a lui dedicata dove si trovano attualmente e morì veramente il 17 gennaio.

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