I “Misteri” non sono cose incomprensibili per l’umano intelletto. In dialetto, con la maiuscola, stanno per mestieri, corporazioni artigiane.

La “Processione dei Misteri” del Venerdì Santo è uno spettacolo unico per fede e folklore. Ogni anno, per l’occasione, Trapani e l’intera popolazione agonizzano, muoiono e risorgono dietro alle venti “vare”. Che sono fercoli su cui dei gruppi di statue, realizzate in legno, tela e colla, raccontano Passione e Morte di Gesù Cristo.

Tra la fine del Cinquecento e i primi del Seicento la “Societas Sanguinis Christi”, su ispirazione dei Gesuiti, realizzò i primi gruppi statuari che furono affidati ai consoli delle arti e dei mestieri.

Dietro quei gruppi si rinnova, ogni anno, la stessa commozione, lo stesso dolore. Da secoli con lo stesso rituale di fiori, colori, luci, con il sottofondo delle note strazianti delle marce funebri. Una sorta di catarsi collettiva che dura esattamente venti ore: dal pomeriggio, alla notte fino all’alba. Gli attori sono le categorie artigianali, i “ceti” come ancora si chiamano.

Si parte dalla bella chiesetta barocca del Purgatorio con la “scinnuta”, cioè la discesa dei gruppi per il montaggio ,e l’addobbo che avviene sempre, per antica tradizione, tra polemiche e gelosie.

I venti gruppi furono ultimati nell’anno 1772 e da allora ogni trapanese ha il suo Mistero di appartenenza e quello di elezione.

A partire dal 1779 il Senato e l’aristocrazia entrarono eccezionalmente a far parte della processione al seguito dell’Addolorata.

Gli uomini incappucciati, un tempo custodi dei capitali per la gestione della processione, dipendevano dalla curia. Oggi è stato vietato il cappuccio per motivi di ordine pubblico e la gestione contabile è affidata esclusivamente a privati. Un tempo ogni “vara” aveva il suo seguito di incappucciati con tuniche di vari colori.

Le donne, rigorosamente vestite di nero, a capo coperto, qualcuna anche scalza, seguono e precedono la “vara” della Madonna Addolorata in gramaglie. Non indossa gioielli la Madonna se non quel cuore d’argento trafitto da sette spadini che sono i suoi “sette dolori”. Per tradizione è portata a spalla da giovani incappucciati di rosso. Il suo volto, a cui tutti levano gli occhi, mostra la grande sofferenza, il peso di quel grande lutto.

Nel 1954 la corona di spine di Gesù Cristo fu sostituita con una aureola d’oro.

La processione sfila lentamente e per rendere ancora più gravoso il compito di coloro che in divisa marinara debbono trasportare quei gruppi, spesso assai pesanti, si procede con “l’annacata”: un movimento dondolante quasi ossessivo che si adegua al ritmo delle marce funebri.

Le venti ore di sacra rappresentazione sono interrotte soltanto dalla sosta rituale in piazza Vittorio per la sacra funzione liturgica. Ne approfittano tutti quanti per una salutare e abbondante libagione che serve a infondere energia. Per resistere alla fatica e anche al vento freddo che proprio nel periodo pasquale soffia con insistenza dal mare.

All’alba, quando si fa sentire la fatica e il freddo diventa umido e penetra nelle ossa, si rientra. Dopo che il ciclo della vita e della morte è stato rappresentato in tutta la sua drammaticità.

I “Misteri” non sono fatto devozionale soltanto giacché costituiscono un patrimonio di grande valore storico, culturale e artistico. Nella sua storia si riflette la vita socio economica, rappresentativa della comunità cittadina.

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