Per i palermitani a Lui devoti, S.Francesco di Paola è il Santo della carità per antonomasia: “u Santu Patri“.
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Un padre caritatevole cui rivolgersi per essere garantiti, il santo invocato per avere l’acqua nelle campagne. Al suo culto il popolo palermitano tributava grandi festeggiamenti, tanto da definirli “u fistinu nicu“ della città, in riferimento al “fistinu di Santa Rosalia”, patrona della città.
Annualmente la sua festa è solennizzata tra la seconda e la terza domenica seguente la Pasqua e, poiché essa cade sempre agli inizi della primavera, spesso, casualmente, le condizioni atmosferiche evocano la pioggia!
Il Santo fu molto venerato dai contadini del luogo, sin dai tempi in cui la chiesa sorgeva in una zona della città tutta orti e giardini. In tale contesto era infatti inserito il complesso conventuale dei frati Minimi di S.Francesco di Paola, terminato nel 1594, fuori la cerchia delle mura nel piano di S.Oliva, oggi completamente assorbito dall’espansione urbanistica.
Intorno alla chiesa veniva allestita una fiera, allora sontuosa, che oggi ha perduto molto della sua importanza ed è in parte ridotta a festa rionale.
A gestire la processione del Santo è la confraternita dei Terziari di S.Francesco di Paola, congrega che dal 1739 ha l’onere di proseguire e diffondere la devozione del Santo il quale, con una regola, chiamò i suoi figli “Minimi”, cioè ultimi, perché da ultimi fossero di testimonianza e di servizio alla chiesa.
La confraternita, al tempo della sua fondazione, era costituita da proprietari terrieri, coltivatori, artigiani, industriali, costruttori ed impiegati che, sentendo il bisogno di realizzare grandi opere per il loro Santo, lo magnificarono con una grande statua in argento, a grandezza naturale e portante una reliquia: oggi risulta essere l’unica un tutto il palermitano. La statua, opera del XVII secolo degli argentieri palermitani Placido e Antonino Carini, fu realizzata secondo i canoni di quel periodo ed è in lamine sbalzate ad eccezione del volto, dei piedi e delle mani che furono invece realizzati a getto.
Il Santo è raffigurato con il mantello e l’abitino, reca al centro una piccola teca contenente un ossicino della costola come reliquia e indossa una collana a grosse maglie da cui pende un medaglione con la scritta CHARITAS. La confraternita da tempo adotta lo stesso abitino di colore nero, come i sai che indossano i frati Minimi, con il cappuccio ed una placca in metallo con la scritta CHARITAS.
I festeggiamenti, all’inizio del XVII secolo si ripetevano per tre domeniche consecutive. Per l’occasione il simulacro si portava in cattedrale e vi rimaneva per otto giorni. Nel XVIII secolo le domeniche furono ridotte a due e così rimasero fino al 1969 quando, per disposizione delle Autorità ecclesiastiche, i festeggiamenti furono ridimensionati ad una sola domenica.
Ma la gran devozione dei palermitani non è venuta mai meno e fa sì che in ogni casa dei devoti non manchi una statuetta del santo o quantomeno una sua effige a mezzo busto o a corpo intero, vestito con il saio, dall’aspetto invecchiato, con il cappuccio e il mantello utilizzato nel miracolo dell’attraversamento dello stretto di Messina, in balìa delle onde, senza bagnarsi. Per tale miracolo Papa Pio XII, nel 1943, lo proclamò celeste Patrono della Gente di mare.
Il santo viene sempre raffigurato con in mano il bastone, ausilio per mantenersi. Una reliquia di esso è custodita in una teca argentea che, durante i festeggiamenti, la confraternita porta in processione. Nell’immagine viene rappresentato un cerchio (il sole) con la parola CHARITAS e, in alcune stampe, l’immagine è racchiusa in una cornice attorno alla quale, entro una serie di archi, sono rappresentati i suoi miracoli.
Ma la sua consacrazione avviene tutto l’anno e in special modo nei primi tredici venerdì da gennaio a marzo. Essi vengono celebrati con grande solennità in chiesa e sono proverbiali sotto il titolo di “i tririci vienneri”.
Ma perché questo giorno favorito della settimana ? Perché 13 e perché il Rosario di 13 Pater Noster ?
E’ presto detto: San Francesco di Paola, secondo la storia nacque, il 27 marzo 1416 di venerdì e morì nel 1507 di venerdì. Il 13 è dovuto all’apparizione dell’Immacolata che gli parlò per 13 ore, e 13 erano le grazie al giorno che doveva dispensare ai suoi devoti.
La processione, oltre a accompagnare il simulacro del santo per le vie del quartiere, dal 1982 si spinge fino all’area portuale, dove la statua argentea viene accolta da una cerimonia religioso-militare che attira sempre più fedeli da ogni parte della città. Per l’occasione, con una motovedetta, viene deposta una corona per i caduti del mare.
Un tributo particolare, con il ritorno de simulacro in cattedrale, lo si ebbe nel 1989, per la ricorrenza del 250° anniversario della fondazione della confraternita. In quella occasione furono richiamate vecchie usanze da tempo oscurate.