Poco lontano da Palermo, a circa 9 km, si trova il comune di Villabate, staccatosi dal capoluogo nel 1858. Il centro abitato è racchiuso dalla Montagna Grande lungo le cui pendici si distendono gli splendidi agrumeti della Conca d’Oro.

La popolazione ammonta a circa 20.000 abitanti, la sua economia è prettamente basata sull’agricoltura e sulla commercializzazione del mandarino.

Il nucleo originario del paese risale al settecento, allorquando l’abate Agnello vi pose la sua dimora; il sito adottò il nome di “Vill’Abate” e poi definitivamente quello di “Villabate”.

Il Santo Patrono del paese è San Giuseppe, che si festeggia il 19 Marzo con la solenne processione del simulacro, una statua di pregiato legno realizzata dal grande scultore Bagnasco, per le principali vie del paese.

Il fercolo è sostenuto ed accompagnato dalla confraternita di San Giuseppe Lavoratore fondata da pochi anni ma che vanta tradizioni antiche. Essa precede il simulacro un grande bastone infiorato sorretto da un abile sollevatore (nella foto), seguito dalle varie confraternite laicali, dalle Autorità civili e militari e dalla popolazione in raccoglimento.

La ricorrenza è l’occasione per ringraziare il Santo per le grazie ricevute. Nel pomeriggio del 18, dopo un lauto pranzo a casa di uno dei confrati, scelto da una lista di prenotazioni lunga diversi anni, i portatori si avviano per le strade del paese a far conoscere il bastone riccamente decorato, accompagnati dalla banda musicale e dal corteo popolare; di tanto in tanto si fermeranno, a richiesta di qualcuno per motivi devozionali, e saranno esultati da canti e spari di mortaretti.

Il gran bastone è un palo d’abete alto 2 metri munito, nella parte bassa, di un manico per sollevarlo.

Esso viene ricolmo da un’abbondante quantità di frutta di tutti i tipi, da alcuni ortaggi stagionali e da ogni esemplare di fiori.

Al centro della decorazione campeggia l’altarino con l’immagine del Santo con tanto di luce; il suo peso è di 70 kg. circa ed è trasportato a spalla, a turno, da valenti portatori, facilmente riconoscibili per la caratteristica fascia azzurra avvolta intorno alla vita.

I portatori, che non appartengono alla confraternita, hanno un ruolo ben definito: appartengono a gente che per tradizione,di padre in figlio, si tramandano questo compito,e a nessun altro è permesso portare il bastone.

Questa è una tradizione d’origine profana, ma il gesto vuole arrivare a suscitare l’attenzione del Santo affinché i raccolti delle prossime stagioni siano prosperi e abbondanti.

E’ un rito propiziatorio iniziato dai contadini delle campagne di Villabate nei tempi antichi e che continua tuttora.

L’indomani, per chi partecipa alla processione, il momento culminante è rappresentato dal rientro del simulacro in chiesa: viene infatti preso d’assalto il grande bastone per “a prisa”: ognuno vuole cioè venire in possesso almeno di uno dei fiori o dei frutti che adorna il bastone benedetto.

Qualora si tratti di un frutto, esso sarà consumato subito o deposto davanti al santino di casa, se invece si tratta di un fiore sarà conservato e sostituito l’anno successivo.

In quest’occasione si svolge la Sagra delle sfinci di San Giuseppe, con la quale si intende valorizzare l’arte pasticcera villabatese, che con ingredienti semplici e poveri raggiunge risultati ricchi e raffinati.

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