Le diverse strade dei mandamenti del centro storico, anche quelli più strette, i vicoli e le piazze più solitarie, offrono capienze supplementari e, oltre che come vie di comunicazione, si prestano spesso a diventare vere e proprie “appendici” delle botteghe artigiane.

Il lavoro è organizzato all’aperto  Gli uomini operano per la strada, sia per necessità di spazio, quando questo scarseggia nei magazzini, sia per mantenere attivo il rapporto con altri artigiani, spesso impegnati nelle medesime attività.

Ed accade spesso che su di una strada o all’interno di un intero rione ci si dedichi ad un solo mestiere. Quando questo avviene, il rione o la via diventano il punto di riferimento per chi vuole acquistare quel tipo di prodotti.

Caratteristici sono i seggiai, i mobilieri, gli argentieri, i tornieri, i falegnami, i ceramisti, i fabbri ecc.ecc., raccolti in piazzette o viuzze dove il mestiere si esercita da tempo antico. Si vedono per la strada cataste e cataste di sedie, chi raschia, chi lava, chi inchioda, chi pialla, chi intreccia, chi piega assicelle e chi pianta: sono i “seggiari”, che occupano un intero quartiere, a Piazza Meschita o vicino alla fontanella del cortile di Santa Maria Grazia. Il lavoro ha carattere corporativo e ognuno ne esegue una parte, secondo precise direttive. Chi fa soltanto spalliere, chi gambe, chi carica sulle spalle sei, otto o dieci sedie, chi ne porta infilate a mazzi nelle braccia, per depositarle nei magazzini o per consegnarle ad un cliente; le donne, rannicchiate, con abili e veloci mani, impagliano.

La zona interessata è quella del Giardinaccio, un tempo attraversato dal torrente Kemonia: gli abitanti d’allora raccoglievano in loco gli arbusti che intrecciavano per impagliare. Col passare del tempo il fiume è stato deviato, ma è rimasto l’uso di allestire e rivestire di paglia le sedie.

Il quartiere è tutto occupato dalle sedie: ve ne sono per strada, nei magazzini, nelle piazze, sulle scalinate, ammucchiate ai muri, ammassate come fieno su motoape o furgoni. Sono tutte di legno ed hanno il fondo imbottito di paglia: Possono essere di tipo rustico, laccate, levigate, persino verniciate. Vicino agli uomini che lavorano, bambini e bambine giocano con minuscole sedie, sedie-giocattolo identiche a quelle vere.

I mobilieri hanno occupato Via Candelai, dove però non si fanno più candele. La strada, un po’ più larga delle altre viuzze, si presta meglio all’esposizione di sfilate di tavoli, di credenze, di spalliere da letto, di cornici per specchi.

Mescolati ai mobilieri trovano spazio anche i rivenditori di materassi (che originariamente occupavano la Via Materassai, dove erano ubicati prima che, per motivi di mercato, si trasferissero). Partendo da Piazza Monte di Pietà hanno invaso le vie limitrofe con ogni sorta di mercanzie: tavoli, sedie, elementi per la cucina, divani, reti da materasso e qualunque altro elemento per arredare una casa a buon mercato.

Gli argentieri che occupavano la Via Argenteria vecchia e nuova, si sono per la maggior parte dislocati anche in altre strade e piazze, come Piazza Meli, dietro San Domenico, o nelle zone adiacenti ad essa. E lì sono, attenti a pesare, su bilancine minime, l’oro, questo prezioso metallo tanto caro ai palermitani (e non solo).

Essi, all’origine delle loro attività, in realtà lavorano l’argento, realizzando ostensori, calici, piatti e posate d’argento e perfino ex voto realizzati a richiesta, orecchie, gambe, braccia, ed intere figure di uomo o di donna, da donare al Santo che per intercessione aveva contribuito alla Grazia.

Via Calderai è piena di botteghe le cui esposizioni offrono una ricchezza d’oggetti tale da portare l’acquirente all’imbarazzo della scelta: tazze, lanterne, vasi da notte, pentole, caldaie, bilance, padelle, focolari, ecc., tutti penzolanti sull’ingresso a nascondere quasi del tutto l’entrata della bottega.

In questa via la rivendita va occupando lentamente il posto dell’officina del fabbro. Ancora qualcuno, davanti alla sua bottega, fabbrica piccoli lanternini, battendo con colpi sincronizzati la lamiera sull’incudine e, creando inconsapevolmente ritmi diversi, riproduce antichi modelli che si usavano nel periodo in cui non era stata ancora diffusa l’energia elettrica o nel triste periodo della guerra. Il nome di questa via richiama la vecchia lavorazione delle caldaie (quarara).

Oggi questo tipo di lavorazione resiste con una sola bottega situata vicino al cimitero di S.Orsola, ed un’altra contigua al Ponte dell’Ammiraglio. In ambedue i calderai stanno per strada tra i grandi recipienti di rame e battono a tempo cantando.

La lavorazione dei vimini e del finocchino e, più raramente, del giunco e del bambù, si è anch’essa adeguata, al pari delle altre tradizioni, alle trasformazioni intervenute nel tempo. I raccoglitori che stazionavano nei pressi del fiume Oreto, oggi non esistono più, anzi è proprio il giunco a non esistere più sul fiume Oreto, e gli artigiani che da essi si rifornivano, oggi importano le materie prime ed eseguono anche su ordinazione, mobili ed oggetti pregevoli, divani, letti, appendiabiti e carrelli. Dei vecchi artigiani, l’unico ancora presente si è stabilito in Via Volturno con il suo banchetto, e si esibisce con intrecci e curvature.

Una vasta esposizione di questi prodotti, ovviamente costruiti altrove se non addirittura d’importazione, si trova in alcuni posti strategici ad alta densità di traffico (più gente, più clienti potenziali), alla Cala, lungo il Foro Italico, negli spazi adiacenti la Fiera del Mediterraneo e, in alcune occasioni come la fiera di Pasqua, anche in piazze più interne della città.

In via dei Carrettieri un tempo si stabilirono molti costruttori e conduttori di carri, dando così il nome alla via. Scomparsi i carri e i carrettieri; con l’avvento delle automobili, gli artigiani, di loro iniziativa, si sono “riconvertiti” trasformandosi in costruttori di luminarie. Chi pianta assi di legno, chi inventa forme particolari, fili elettrici di ogni genere, portalampade e lampadine multicolori accatastate in attesa di essere introdotte in quelle forme bianche che daranno luce e colore alle varie feste patronali e di quartiere. Ed è interessante vederli all’opera mentre montano le luminarie: un paio di scale, l’uso sapiente delle funi ed ecco che in un attimo la luminaria, spesso composta da migliaia di lampadine, viene issata all’altezza giusta, tassello di un gigantesco tunnel che la sera illuminerà la via.

Per antonomasia, la strada delle calzature è la Via Sant’Agostino  ma negozi di scarpe a Palermo ce ne sono in ogni quartiere. La città, infatti, vanta una nobile tradizione calzaturiera e molte piccole fabbriche lavorano a pieno ritmo esportando anche i loro prodotti.

I negozi più chic si trovano nelle nuove strade salotto della città ed è facile individuarli. In Via Sant’Agostino si possono invece acquistare calzature alla moda e a buon prezzo. Le scarpe sono esposte anche al di fuori della bottega, accatastate in banconi che vengono smontati e rimontati ogni giorno. Ai negozi di calzature si sono uniti altri negozi che vendono abbigliamento, biancheria intima, calze, tendaggi e stoffe per confezionare abiti, anch’essi rigorosamente esposti al di fuori del negozio, per facilitare la contrattazione tra cliente e commerciante, pratica molto usata in questo tipo di vendita.

Sulla Via Bandiera, che è il proseguimento della via Sant’Agostino, si commerciano prevalentemente articoli che riguardano abbigliamento, sia all’interno dei negozi sia per la strada.

Nelle vie limitrofe alcune fabbrichette realizzano, su ordinazione, bottoni di tutte le specie e materiale, insieme a fibbie per scarpe, borse e cinture. Sono altresì presenti le Modiste, che realizzano cappelli e abiti da sposa e da cerimonia, applicazioni di moda assemblate da mani abili.
[nelle adiacenze: il teatro Biondo, la “vuccirìa”,la chiesa S. Domenico,l’oratorio S. Zita, il Conservatorio]

’E Casciara (Ai Cassàri) si fabbricavano casse, scale di legno, tavoli tondi e “mizzini”, “pili”, “seggi di zabbara” e altri oggetti di legno meno pregiato. La via, in ossequio al tipo di attività, porta ancora il suo antico nome. Manufatti di cuoio si potevano trovare in un’antica strada che conduceva alla Basilica di San Francesco, la Via Cinturinai, odierna via Paternostro, dove ancora esistono diversi negozi che vendono articoli in pellame: borse di una certa qualità, valige di tutti i tipi e forme, cinturini, borselli e altri articoli che utilizzano questo tipo di materiale.

Nella medesima via alcuni artigiani oltre a vendere questo tipo d’oggetti, li producono a richiesta per una clientela più esigente e, nello stesso tempo, si occupano della riparazione di prodotti in pelle.
[nelle adiacenze: la chiesa di S.Francesco d’Assisi, la antica focacceria].

L’antiquariato a Palermo ha un passato di tradizione illustre. La zona delle botteghe è concentrata lungo il Corso Alberto Amedeo ,e accanto a loro operano diversi laboratori di artigiani (tornieri, verniciatori, stuccatori, intagliatori ecc…) che si dedicano al restauro. Molti di questi occupano anche le zone limitrofe, come Via D’Ossuna. A ridosso di questi operatori esistono le bancarelle del Mercato delle Pulci (al Papireto).
[nelle adiacenze: il Palazzo Reale, il Giardino d’Orleans, la Cattedrale].

Chi deve acquistare una bicicletta o qualcosa di equivalente trova una sterminata varietà di prodotti in Via Divisi. Qui troverà anche tutto quanto riguarda questi prodotti, officine per le riparazioni, pezzi di ricambio, potrà farsi assemblare qualche prototipo di ciclo, insomma veramente tutto! Nonostante la bicicletta a Palermo sia un mezzo di locomozione poco usato e, di conseguenza, molte officine ciclistiche si sono “convertite” al ciclomotore, sicuramente più diffuso.

La fedeltà alle tradizioni, il mantenimento delle antiche ubicazioni, la continuità delle attività artigiane, la disponibilità dei negozianti. Tutto questo, unitamente alla imponenza degli edifici che contornano le vie di cui abbiamo parlato, contribuisce a mantenere quello stato di socialità e di umanità da sempre riscontrabile nella nostra città.

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