Distante 38 km. da
Enna, il sito posto in un
luogo strategico era posto a controllo di una vasta area fertile
attraversata da fiumi e delle vie di comunicazione tra vari punti
della Sicilia.
Dai ritrovamenti il
sito risulta abitato da popolazioni sicule sin dall’Età del Bronzo (XVII
secolo a.C.), ma le prime notizie storiche sul sito risalgono al 414
a.C., quando Centuripe si schierò contro Siracusa a favore degli
Ateniesi.
Salda fu anche la
sua alleanza con i Romani, tanto che Cicerone nelle “Verrine”
definisce gli abitanti consanguinei dei Romani per una comune
discendenza dai Troiani.
La città fu ricca e
prospera sotto il dominio di Roma, soprattutto in età imperiale e fu
un importante centro commerciale per la vendita dei prodotti che si
trovavano nelle sue vicinanze, tra questi ricordiamo innanzitutto lo
zolfo.
All’interno della
città antica sorgevano vari santuari, di cui sono visibili
delle colonne risalenti al IV secolo a.C.
Lungo la via
Umberto I sono stati identificati i resti di un edificio di grosse
dimensioni, considerato dagli studiosi un mausoleo di età
imperiale; presso la Chiesa del Crocifisso sono le vestigia dell’
“Edificio degli Augustali”, i cui resti murari in conci
squadrati e i pavimenti in marmo tradiscono l’antica ricchezza della
costruzione.
A oriente della
città, sono i ruderi di un impianto termale, nei pressi della
sorgente chiamata “Acqua amara”.
Tra gli altri resti
sono da segnalare quelli di una cisterna e quelli di una casa
ellenistica al Monte Porcello, datata al I secolo a.C., di cui
sono giunti fino a noi pavimenti a mosaico con disegno geometrico.
Ma i resti più
imponenti sono visibili presso il Vallone dei Bagni, a nord-ovest
della città, in cui si conservano i muri di una costruzione
straordinaria in mattoni, con cinque absidi, tutte di notevoli
dimensioni. La quarta abside è la maggiore e mostra una specie di
bancone.
Si tratta, con
molta probabilità, di grandiose terme di epoca imperiale
romana.
I reperti rinvenuti
negli scavi sono conservati presso l’Antiquarium cittadino, ma si
veda anche al Museo Pepoli di Trapani.