Il nome moderno della città è di origine araba e vuol
dire porto di Allah, mentre quello antico di Lilibeo
derivava, secondo lo storico Diodoro, da un pozzo d’acqua a cui fu
poi connesso il culto di una Sibilla.
Ma lo stesso Diodoro riporta la notizia che Annibale,
in rotta verso la Sicilia, si era diretto verso il promontorio che è
opposto alla Libia, Capo Boeo, e questa potrebbe essere, in verità,
l’origine del nome.
A questa stessa teoria rimandano gli scritti di
Polibio e Strabone.
Dal comprensorio provengono importanti testimonianze
di epoca preistorica, ma la città di epoca classica fu fondata in
seguito alla distruzione di Mozia, nel 397 a.C. circa, dai
superstiti di questa.
Da quel momento la città fu il più importante centro
punico della Sicilia e riuscì a resistere agli assedi di Dionigi,
Timoleonte, Pirro e degli stessi Romani.
Qui, nel 250 a.C. furono deportati dalla distrutta
Selinunte dai Cartaginesi.
La città divenne dominio romano nel 241 a.C., in
seguito al trattato di Erice e da quel momento fu il porto romano in
Sicilia, da cui partirono le spedizioni per l’Africa al tempo di
Scipione e durante la terza Guerra Punica.
Sesto Pompeo la utilizzò come base navale nella sua
lotta contro i triumviri.
La città in epoca romana visse un periodo di notevole
floridezza, essendo sede del governatore della Sicilia; fu municipio
sotto il principato di Augusto e in seguito fu colonia col nome di
Colonia Helvia Augusta Lilybitanorum sotto l’imperatore Pertinace,
come testimonia un iscrizione latina conservata attualmente presso
il municipio.
Fu nel V secolo d.C. conquistata dai Vandali.
Gli edifici della città moderna hanno coperto la
città antica, ricordata come civitas splendidissima da
Cicerone, che vi ricoprì la carica di questore tra il 76 e il 75
a.C.
La città si presentava saldamente fortificata da una
poderosa cinta muraria e da un fossato, di cui un tratto è
ancora visibile a nord della città moderna.
Questo fossato era molto profondo e largo e la
notevole distanza dalle mura (circa m. 27) le rendeva inavvicinabili
dalle macchine da guerra, e quindi difficilmente espugnabili.
In lavori edilizi recenti e anche in passato sono
state segnalate parti delle mura della città, che appaiono
realizzate a doppia cortina in blocchi di tufo, con un riempimento
in pietrisco, per una lunghezza complessiva di quasi 6 metri.
Ciò che resta di una torre nelle mura è tutt’oggi
visibile presso Porta Trapani.
Dell’impianto urbanistico della città, essenzialmente
regolare, resta traccia all’interno delle fortificazioni spagnole
del XVI secolo, e l’attuale via XI Maggio (o via Cassero) segue
l’asse principale della città antica, attraversato da 21 vie
perpendicolari minori.
Resti dell’abitato sono visibili in vari punti della
città. Soprattutto presso la zona di Capo Boeo è una grande casa
dotata di atrio, peristilio e varie stanze riccamente decorate e
con pavimentazioni musive (vi sono rappresentati Medusa, le
Stagioni, Tritoni, ma anche pantere e leoni che assalgono cavalli e
antilopi e perfino il simbolo della Trinacria, a queste devono
aggiungersi decorazioni spiccatamente geometriche).
La domus era anche dotata di ambienti termali,
riccamente decorati.
La necropoli della città è stata scavata
nell’area a nord-est di questa e presenta sepolture tipicamente
puniche. Al suo interno sono state scoperte tombe del II – I secolo
a.C. che testimoniano che la necropoli fu usata almeno fino ad
allora. Le tombe più antiche, invece, risalenti al IV secolo a.C.
confermerebbero la datazione degli storici antichi riguardo alla
fondazione della città.
In una fattoria sul lungomare è stato allestito il
Museo Archeologico del Baglio Anselmi, in cui sono esposti e
conservati reperti preistorici, reperti di epoca classica, corredi
funerari; inoltre un relitto di una nave punica, risalente
al III secolo a.C., scoperto a Capo San Teodoro, presso l’Isola
dello Stagnone.