Votare a destra o a sinistra ? Dipende dal DNA !

Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? Una questione di geni, si potrebbe rispondere al quesito posto da Giorgio Gaber in una celebre canzone. Lasciate perdere infatti l’educazione, la ragione, la formazione e l’ambiente in cui si è cresciuti: le convinzioni politiche di ciascuno sono dettate dai geni, e non dal bagaglio culturale e ideologico. Ne è convinto il ricercatore John Alford della Rice University di Houston, in Texas, dopo aver condotto uno studio su 30 mila gemelli identici e non.

“Politica, religione, energia nucleare, diritti delle minoranze. Le posizioni di ciascuno di noi – dice convinto dalle pagine del New Scientist – sono scritte nel nostro Dna e ben radicate nel profondo del nostro cervello. E resistono a qualsiasi argomento della ragione”. Dunque, le scelte politiche in senso lato sono determinate dalla biologia. “Quindi provare a persuadere qualcuno a cambiare orientamento, pur facendo appello ad argomenti razionali – assicura – è un po’ come convincere chi ha gli occhi marroni ad averli di un altro colore”.

Le conclusioni, che per lo scienziato “sovvertono quanto sostenuto finora sulle capacità della persuasione”, sono il frutto dell’analisi delle risposte dei gemelli ad alcune domande d’argomento politico e sociale. “Ebbene – prosegue Alford – di fronte allo stesso quesito i gemelli identici, con lo stesso Dna, molto più frequentemente rispondevano allo stesso modo, che non i gemelli eterozigoti”. (fonte Dagospia.com)

Le conclusioni sono in parte confermate da altre ricerche precedenti che avrebbero dimostrato tracciati cerebrali differenti tra conservatori e liberali. “Spesso – dice Alford – spendiamo molta energia cercando di convincere delle nostre ragioni e idee chi la pensa diversamente. E spesso siamo portati a pensare che le loro posizioni siano il frutto di cattiva informazione od ostinazione. Invece – conclude – dovremmo rassegnarci al fatto che il loro Dna potrebbe aver determinato le loro scelte”.

Meningite, il punto sulla situazione e strategie di prevenzione e controllo

In relazione ai casi di meningite registrati n Italia , ed in particolare in Veneto, si ritiene utile fornire un quadro complessivo della situazione sia dal punto di vista epidemiologico che da quello della prevenzione e del controllo della malattia.

Nonostante la meningite sia in costante diminuzione, ogni anno in Italia si verificano circa 900 casi di meningite batterica. Si tratta di una malattia infettiva grave, ma curabile, anche se si presenta con una mortalità significativa (14% dei casi), in particolare nella sua forma fulminante, come è accaduto nel caso del focolaio epidemico del Veneto provocato dal batterio Meningococco di gruppo C.
Dei 900 casi italiani circa un terzo è causato dal Meningococco (prevalentemente di gruppo C), un altro terzo da Pneumococco, mentre gli altri casi per oltre la metà erano causati dal batterio Emofilo, ormai sconfitto grazie alla vaccinazione specifica di massa dei neonati già attiva in Italia da 7 anni. L’altra metà (circa un sesto dei casi) è invece causata da diversi batteri.

In Italia il tasso di incidenza di meningite meningococcica, che è quella più contagiosa, è tra i più bassi in Europa.
Negli ultimi 7 anni si sono registrati in Italia 447 casi di meningiti da meningococco di gruppo C con 63 decessi (14%). Dal gennaio al settembre di quest’anno sono stati notificati 20 casi di meningite C e 2 decessi (non includendo quelli attuali): dopo un rapido aumento dei casi in Italia tra il 2000 ed il 2005 c’è stata una significativa riduzione dei casi nel 2006-2007, molto presumibilmente attribuibile all’incremento dell’offerta vaccinale specifica.

Si ricorda che il meningococco è un germe abitualmente presente in una significativa proporzione di soggetti che ne sono portatori, in oltre il 10% degli individui è infatti presente, nelle prime vie respiratorie, senza dare alcun problema; meno dell’1% degli infetti ha invece un rischio concreto di sviluppare la malattia.
Almeno 2/3 dei casi in Italia sono segnalati come sporadici, mentre non sono rari piccoli focolai epidemici (cosiddetti ‘cluster’): negli ultimi 7 anno abbiamo avuto in Italia 48 piccoli cluster definiti come almeno 2 casi nell’arco di 30 giorni in un raggio di 50 Km (2-5 casi) di questa malattia. La stragrande di questi cluster si è verificata nelle Regioni del centro-nord.

La maggioranza delle persone, quindi, non sviluppa la malattia e solo in casi rari il meningococco supera le difese dell’organismo provocando la meningite.

Il contagio avviene da persona a persona con contatti stretti, in ambienti affollati mentre il batterio non riesce a sopravvivere nell’ambiente, né in alimenti, bevande o su oggetti: per questo non sono efficaci disinfezioni ambientali e non v’è un rischio epidemico che oltrepassi il circuito dei contatti stretti dei casi.

Anche in questi ultimi eventi il contagio è prevenibile con l’apposita profilassi antibiotica.
Si ribadisce che episodi epidemici sono assolutamente infrequenti, mentre la maggioranza dei casi del nostro Paese si presenta come casi sporadici.

In Italia, in confronto con gli altri paesi Europei ed extraeuropei, la meningite ha una incidenza molto bassa, in progressiva diminuzione, anche grazie alla diffusione della vaccinazione. Mentre grandi epidemie di meningite sono ancora presenti in Africa, America latina ed Asia.

Va anche detto che il focolaio epidemico veneto è anche il prodotto di una concomitanza accidentale di diversi fattori predisponenti: locali affollati, contatti stretti e presenza di molti individui non vaccinati e provenienti da zone del mondo ad alta suscettibilità alla malattia.

La reazione dei Servizi di Sanità pubblica è stata comunque appropriata e tempestiva seguendo le linee guida nazionali ed internazionali, anche grazie alla pronta identificazione del germe offerta dal laboratorio di Padova: l’intervento di profilassi è stato massiccio così come l’avviso alla popolazione.

In Italia è inoltre operativo da tempo uno speciale sistema di sorveglianza meningiti coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il sistema raccoglie sistematicamente dati sui nuovi casi e sui microrganismi che li hanno causati e sulla loro tipizzazione.

Il sistema mostra due forme endemiche di questa malattia che si sviluppa prevalentemente nei mesi freddi:
piccoli focolai epidemici di pochi casi intorno a un luogo pubblico (ed è il caso del focolaio Veneto)
casi sporadici che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi: come quelli che si stanno registrando in diverse parti del Paese e che rientrano nella assoluta normalità epidemiologica della meningite in Italia.
Nei mesi invernali e primaverili, infatti, ci si attende il verificarsi di casi di meningite quali quelli segnalati in più città in questi giorni ed è ragionevole aspettarsi numerose altre segnalazioni, almeno fino alla fine del prossimo mese di aprile .

Redazione Ministerosalute.it – agg. 21 dicembre 2007

Meningite, il punto sulla situazione e strategie di prevenzione e controllo

In relazione ai casi di meningite registrati n Italia , ed in particolare in Veneto, si ritiene utile fornire un quadro complessivo della situazione sia dal punto di vista epidemiologico che da quello della prevenzione e del controllo della malattia.

Nonostante la meningite sia in costante diminuzione, ogni anno in Italia si verificano circa 900 casi di meningite batterica. Si tratta di una malattia infettiva grave, ma curabile, anche se si presenta con una mortalità significativa (14% dei casi), in particolare nella sua forma fulminante, come è accaduto nel caso del focolaio epidemico del Veneto provocato dal batterio Meningococco di gruppo C.
Dei 900 casi italiani circa un terzo è causato dal Meningococco (prevalentemente di gruppo C), un altro terzo da Pneumococco, mentre gli altri casi per oltre la metà erano causati dal batterio Emofilo, ormai sconfitto grazie alla vaccinazione specifica di massa dei neonati già attiva in Italia da 7 anni. L’altra metà (circa un sesto dei casi) è invece causata da diversi batteri.

In Italia il tasso di incidenza di meningite meningococcica, che è quella più contagiosa, è tra i più bassi in Europa.
Negli ultimi 7 anni si sono registrati in Italia 447 casi di meningiti da meningococco di gruppo C con 63 decessi (14%). Dal gennaio al settembre di quest’anno sono stati notificati 20 casi di meningite C e 2 decessi (non includendo quelli attuali): dopo un rapido aumento dei casi in Italia tra il 2000 ed il 2005 c’è stata una significativa riduzione dei casi nel 2006-2007, molto presumibilmente attribuibile all’incremento dell’offerta vaccinale specifica.

Si ricorda che il meningococco è un germe abitualmente presente in una significativa proporzione di soggetti che ne sono portatori, in oltre il 10% degli individui è infatti presente, nelle prime vie respiratorie, senza dare alcun problema; meno dell’1% degli infetti ha invece un rischio concreto di sviluppare la malattia.
Almeno 2/3 dei casi in Italia sono segnalati come sporadici, mentre non sono rari piccoli focolai epidemici (cosiddetti ‘cluster’): negli ultimi 7 anno abbiamo avuto in Italia 48 piccoli cluster definiti come almeno 2 casi nell’arco di 30 giorni in un raggio di 50 Km (2-5 casi) di questa malattia. La stragrande di questi cluster si è verificata nelle Regioni del centro-nord.

La maggioranza delle persone, quindi, non sviluppa la malattia e solo in casi rari il meningococco supera le difese dell’organismo provocando la meningite.

Il contagio avviene da persona a persona con contatti stretti, in ambienti affollati mentre il batterio non riesce a sopravvivere nell’ambiente, né in alimenti, bevande o su oggetti: per questo non sono efficaci disinfezioni ambientali e non v’è un rischio epidemico che oltrepassi il circuito dei contatti stretti dei casi.

Anche in questi ultimi eventi il contagio è prevenibile con l’apposita profilassi antibiotica.
Si ribadisce che episodi epidemici sono assolutamente infrequenti, mentre la maggioranza dei casi del nostro Paese si presenta come casi sporadici.

In Italia, in confronto con gli altri paesi Europei ed extraeuropei, la meningite ha una incidenza molto bassa, in progressiva diminuzione, anche grazie alla diffusione della vaccinazione. Mentre grandi epidemie di meningite sono ancora presenti in Africa, America latina ed Asia.

Va anche detto che il focolaio epidemico veneto è anche il prodotto di una concomitanza accidentale di diversi fattori predisponenti: locali affollati, contatti stretti e presenza di molti individui non vaccinati e provenienti da zone del mondo ad alta suscettibilità alla malattia.

La reazione dei Servizi di Sanità pubblica è stata comunque appropriata e tempestiva seguendo le linee guida nazionali ed internazionali, anche grazie alla pronta identificazione del germe offerta dal laboratorio di Padova: l’intervento di profilassi è stato massiccio così come l’avviso alla popolazione.

In Italia è inoltre operativo da tempo uno speciale sistema di sorveglianza meningiti coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il sistema raccoglie sistematicamente dati sui nuovi casi e sui microrganismi che li hanno causati e sulla loro tipizzazione.

Il sistema mostra due forme endemiche di questa malattia che si sviluppa prevalentemente nei mesi freddi:
piccoli focolai epidemici di pochi casi intorno a un luogo pubblico (ed è il caso del focolaio Veneto)
casi sporadici che costituiscono la stragrande maggioranza dei casi: come quelli che si stanno registrando in diverse parti del Paese e che rientrano nella assoluta normalità epidemiologica della meningite in Italia.
Nei mesi invernali e primaverili, infatti, ci si attende il verificarsi di casi di meningite quali quelli segnalati in più città in questi giorni ed è ragionevole aspettarsi numerose altre segnalazioni, almeno fino alla fine del prossimo mese di aprile .

Redazione Ministerosalute.it – agg. 21 dicembre 2007

https://it.wikipedia.org/wiki/Meningite