Lo scenario dei monti che separano la piana di Palermo dalla piana di Carini, si raggiunge attraverso l’autostrada. Un ampio e pittoresco piano inclinato sul quale, in amena posizione, sorge Capaci, rigoglioso paese esteso in un territorio dalla forma stretta e allungata di cui il vertice principale è rappresentato dai contrafforti del monte Raffo Rosso e dal Pizzo Muletta.

In questa conca è adagiata l’odierna cittadina che, riparata dai venti, si protrae verso il limpido mare con la spiaggia di finissima sabbia.

Questo paesaggio, diviso tra mare e monti, ha segnato la presenza umana fin dalla lontana età della pietra, e i numerosi ingrottati presenti nei rilievi montuosi del circondario hanno contribuito a diffondere la conoscenza su coloro che abitarono questa porzione di territorio, che si affaccia sul golfo di Carini.

Le origini di grotte e concavità sono di varia natura: alcune sono dovute all’erosione marina, quando il mare rasentava le scarpate di Raffo Rosso, possibile tratto di costa del Pleistocene; le differenti cavità, di natura carsica, sono collegate allo stillicidio delle acque per l’esistenza di rocce solubili come i calcari.

I due rilievi denominati Pizzo Muletta e Montagnola di Santa Rosalia, che occupano la parte meridionale ove ha termine il paese, sono forniti di ingrottati che con il passare degli anni hanno assolto a svariate utilizzazioni da parte degli uomini.

Vi è, ad esempio, una grotta marina, poco profonda e con un’alta volta, incassata sul versante settentrionale, con una sporgenza rocciosa molto spettacolare che guarda verso il mare.

La Montagnola di Santa Rosalia assunse questa denominazione nel 1700, quando fu catastata al regio demanio poiché, secondo una memoria verbale, venne riconosciuta per qualche tempo dimora dell’ascetica Rosalia Sinibaldi, quando dai monti della Quisquina (Cammarata) si avvicinò a Palermo, prima di fermarsi nel definitivo eremo di Monte Pellegrino.

Nel 1100, in pieno dominio normanno, molti eremiti vivevano disseminati nei monti della nostra isola. Proprio in questo clima d’intenso ascetismo viene a collocarsi la tradizione dell’eremitaggio di Rosalia, giovane nobile imparentata con la casa reale normanna, che decise di abbandonare la propria famiglia per dedicarsi alla vita ascetica.

Questa sua presenza ha tramandato nella piccola comunità indigena il culto di Rosalia, avendola i pastori dell’epoca addirittura conosciuta personalmente e trasmesso oralmente, nei secoli successivi, questo fervore, fino ai giorni nostri, tanto che il 15 luglio d’ogni anno si dà luogo ad un pellegrinaggio che incamminandosi dalla cattedrale raggiunge il piccolo santuario, e tale è la devozione che, in quel periodo, sembra quasi che Rosalia abbia spodestato il Santo Patrono della cittadina (S.Erasmo).

L’ascensione alla grotta, che è di facile arrampicata, avviene percorrendo una gradinata tagliata nella roccia che si diparte dal paese ed è subito raggiungibile dall’abside della chiesa madre.

La scarpinata ripaga la fatica, per l’affascinante paesaggio che si gode da quel punto: il rifulgente scenario sul golfo di Isola delle Femmine, con la sua isoletta arida e deserta capeggiata dal rudere della vecchia torre d’avvistamento, l’adagiato paese di Capaci e l’ampio seno di mare carinese.

La grotta, trasformata in un sacrario, nel settecento ricevette un’adeguata sistemazione e venne dotata di una parete frontale in muratura a mo di facciata.

Di norma l’ingresso è sbarrato da una cancellata di ferro. All’interno, addossato quasi alla parete rocciosa, permane un altare in muratura di fattura vernacolare e, ai suoi piedi, il paliotto anteriore è stato trasformato in un’urna attraverso cui si può scorgere il simulacro giacente della Santa, effigie devozionale realizzata in legno da autore sconosciuto, oggetto della secolare attenzione.

Nel 1980 il tempio, appartenente alla Diocesi di Monreale, è stato elevato a parrocchia con rettore il Mons. G. Battista Vassallo ed è l’unica parrocchia d’Italia dove non è possibile arrivare attraverso una strada carrozzabile. A tal proposito il comune di Capaci si sta attivando affinché essa sia realizzata, per consentire un più facile accesso ai devoti e potere espletare le funzioni religiose.

Il 4 settembre gli abitanti di Capaci celebrano la ricorrenza di Santa Rosalia; la confraternita che ha residenza all’interno della cattedrale, dal 1986, anno della sua costituzione per opera del Superiore Sig. Rosolino Senzale e dei due Congiunti, è custode del culto in quanto lo scopo della sua fondazione è quello di continuare a mantenere viva negli anni la devozione per la Santa.

Giorni prima il simulacro è disceso a spalla da uno dei confratelli, selezionato a turno tra i più possenti dal punto di vista fisico, e trasferito alla Matrice dove sarà deposto sopra un fercolo (vara) adeguata ad essere condotta in solenne processione per le vie della cittadina.

Nel primo pomeriggio, un solenne pontificale sarà celebrato dai rettori delle tre parrocchie del paese. Alla cerimonia assisteranno i devoti e i confratelli dell’omonima congregazione che per l’occasione indossano i loro abitini di color cenerino-turchino bordato blu, in quanto tale era il colore dell’abito monastico. Sul davanti mostrano una placca con l’effige di S. Rosalia e sul dorso una corona di rose e il bastone, simboli attribuiti all’iconografia della Santa.

Il momento più commovente del corteo processionale è rappresentato da “le volate degli angeli”: dei bambini, vestiti da angioletti e sospesi per un gancio, pendono da una fune tesa dalle inferriate di due balconi, uno contrapposto all’altro, simulando un vero volo; la cerimonia viene accompagnata da preghiere e canti e sparo di mortaretti in tripudio a Santa Rosalia.

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