Il Duomo fu fondato nel 1174 da Guglielmo II ed attorno ad esso venivano realizzati anche l’Abbazia, il Palazzo Reale e quello Arcivescovile costituendo, in tal senso il complesso monumentale di Monreale.
La nascita del Duomo è avvolta nella leggenda che vuole sia stata la stessa Madre di Gesù a scegliere quella terrazza naturale perché vi fosse edificato un Tempio in onore del Figlio. Un’altra leggenda narra come Buggero II, avendo sognato di trovare un tesoro nascosto sotto un albero di carrube ai cui piedi si era addormentato, fece il voto di edificare un tempio in onore del Salvatore se la profezia del sogno si fosse avverata.
L’esterno del Duomo è caratterizzato da una certa sobrietà stilistica con la facciata serrata da due poderose torri quadre che bilanciano la massa del Santuario a cui venne aggiunto, nel 1770, l’attuale portico che ne occulta una parte ed è decorato da una serie di archi intrecciati e da tarsie in tufo chiaro e pietra lavica. Tale decorazione si estende ai prospetti laterali ed alle absidi. Sul lato settentrionale della chiesa tra il 1546 ed il 1569 fu aggiunto un elegante portico su colonne di Giandomenico e Fazio Gagini.
Le porte in bronzo sono opera dei più importanti artigiani dell’epoca; quella principale del 1186 di Bonanno Pisano rappresenta 42 episodi biblici ed è esaltata dalla ricca cornice del portale dove si alternano decorazioni pla-stiche e musive. Nella parte inferiore della porta troviamo due leoni e due grifi, simboli della monarchia normanna. La porta settentrionale rappresenta, in 28 formelle, figure di santi ed evangelisti.
L’interno della chiesa è a pianta basilicale, a croce latina di m. 102×40, orientata ad Oriente secondo la tradizione bizantina.
Le tre navate sono divise da due file di nove colonne di granito con diverse dimensioni e sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. Il santuario quadrangolare a tre absidi è imponente per struttura ed altezza. La caratteristica davvero straordinaria di questa costruzione è l’addobbo musivo (6.340 mq) che si sussegue lungo tutto il perimetro interno della chiesa, realizzato con tessere incastonate nell’oro zecchino. La preziosità di questo mosaico non ha pari in Italia ed e secondo nel mondo soltanto a quello della Cattedrale di Santa Sofìa a Gostantinopoli.
Realizzato da artisti di diversa provenienza, sia bizantini che locali, si presenta non sempre costante per finezza di disegno ed espressività, svolgendo una narrazione del mondo secondo la Bibbia, cominciando dalle sette giornate della creazione e terminando con le attività degli Apostoli a cui, nell’abside, si aggiunge il Cristo Pantocratore con la corte celeste di angeli, profeti e santi. Il soffitto policromo, a capriate lignee, fu costruito nel 1816-37 dopo l’incendio del 1811, su disegno dell’originale. Il pavimento a dischi dì porfido e granito con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate è in parte originale ed in parte del 1559.
Notevoli sono le altre opere d’arte conservate all’interno tra cui: l’altare dì Luigi IX re di Francia, un reliquiario marmoreo gaginesco con rilievi sacri, un altare barocco in marmo con decorazioni a mischio, l’altare maggiore in porfido, in stile barocco eseguito a Roma da L. Valadier nel 1771, la tomba marmorea di Guglielmo II il Buono, la tomba in porfido di Guglielmo I del XII sec., la Cappella di S. Benedetto con “l’ Apoteosi di S. Benedetto” Marabitti (1766), la Cappella di S. Castrense.
Il Tesoro
Vi si accede attraversando la fastosa cappella del Crocifisso ricca di intarsi marmorei e sculture. Esso consta di un reliquiario barocco detto della Sacra Spina, altri reliquiari di varia età, una cassettina di rame di età normanna, una pregevole pisside con figure, un pastorale del XVII sec. e vari arredi sacri e codici.