 
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
   | 
      
          
            | 
               
              a cura di Pietro Giordano 
               | 
           
          
            
            
              
               
              La
              Montagna dei Cavalli, nota anche come Monte di S. Lorenzo, è
              un rilievo calcareo di forma pressocchè triangolare, che si
              allunga in senso est-ovest per circa due chilometri e mezzo nella
              settore orientale dei monti Sicani. Su due lati esso è delimitato
              da alte e ripide pareti rocciose a precipizio sui torrenti che
              alimentano l'alto corso del fiume Sosio. L'antico abitato occupava
              la parte orientale e più elevata del monte, che raggiunge sulla
              cima 1007 m. di altezza, mentre quella occidentale, dov'era
              situata una vasta necropoli, degrada con andamento irregolare
              verso il fondovalle. Su questo monte si sviluppò un grande e
              prospero abitato, che dalle testimonianze archeologiche finora
              raccolte, fu in vita in età greca e sino alla conquista Romana
              dell'isola, alla metà del III sec. a. C. 
               
                
              
            
              
              Le numerose ricognizioni del monte ci
              consentono di dare alcune indicazioni di carattere generale sulla
              tipologia dell'abitato del centro sorto su montagna dei Cavalli.
              In primo luogo va detto che al di fuori della cinta muraria
              inferiore, in nessun punto sono stati trovati elementi che possano
              far pensare ad un'estensione della città oltre questi limiti.
              Pertanto l'abitato doveva svilupparsi tutto all'interno delle
              mura, che ricordiamo delimitano un'area complessiva di circa 30/35
              ettari. Da questa superficie va sottratta quella dell'acropoli
              (poco più di 3 ettari), occupata, probabilmente per gran parte
              della sua estensione, da edifici a carattere pubblico. Se
              consideriamo infine che alcuni punti più scoscesi del monte,
              soprattutto sul versante meridionale, difficilmente vennero
              abitati, la superficie che indicativamente possiamo ritenere
              interessata dall'abitato vero e proprio doveva aggirarsi sui 25
              ettari. Le numerose tracce riscontrate sulla foto aerea e sul
              terreno, rivelano l'esistenza di un impianto dell'abitato disposto
              su terrazze, disposte concentricamente tra la linea della
              fortificazione inferiore e il pianoro dell'acropoli. Su queste si
              allineavano le case, sulla cui organizzazione, tuttavia, non
              possiamo al momento fornire alcuna indicazione. 
              Gli scavi clandestini degli ultimi anni hanno interessato
              particolarmente la porzione di abitato del versante nord orientale
              che si presenta fittamente boscato. Gli interventi di scavo
              clandestini hanno interessato per intero questa porzione del
              pendio nord orientale della montagna; sia le due balze che
              l'intero pendio tra queste due si presentano fortemente devastate
              da buche e cumuli di terra e pietre che hanno alterato l'orografia
              dei luoghi. L'area interessata a tappeto da interventi di scavo
              clandestino può essere ricompressa entro un rettangolo
              approssimato di m. 50 N/S x m. 150 E/O, e risulta pertanto estesa
              mq. 7500 ca. A parte questa porzione del pendio dove più forte ed
              esteso nel tempo è stato l'intervento clandestino, anche le aree
              circostanti si presentano a tratti interessate da buche più o
              meno grandi che corrispondono ad altrettanti tentativi di scavo
              eseguiti con l'ausilio di metal detector. 
              
              La prima occupazione stabile sulla
              Montagna dei Cavalli è relativa ad un abitato indigeno,
              fondato probabilmente dai Sicani, ed in vita almeno dal VII
              sec.a.C. Il sito si presenta ben difeso dalla natura dei luoghi,
              elemento questo che caratterizza la scelta di tanti altri villaggi
              di origine indigena sviluppatisi in questa zona centro-occidentale
              dell'isola. Ricordiamo tra i più vicini quelli del Cassero di
              Castronovo di Sicilia, di Polizzello (presso Mussomeli) e del
              Colle Madore di Lercara Friddi, abitati nei quali è documentato,
              sin dalla fine del VII-inizi VI sec.a.C., l'arrivo di prodotti
              greci, probabilmente attraverso i primi contatti con le colonie
              costiere di Gela, Himera ed Agrigento. Per il centro di Montagna
              dei Cavalli non va comunque dimenticato che esso si trova in
              un'area dove, oltre all'influenza coloniale greca, un ruolo non
              secondario dovette essere esercitato anche dalle colonie puniche
              di Palermo e Solunto. 
              
              Questa prima fase di benessere del
              centrò perdurò sino ai primi decenni del V sec.a.C.; dopo questi
              anni non si è al momento trovata alcuna traccia di frequentazione
              del sito. Non è improbabile che l'abitato, se non proprio
              abbandonato, dovette subire un forte ed improvviso calo
              demografico, al pari di quanto è attestato in diversi altri
              centri della Sicilia centro-occidentale. Tutto ciò fa ritenere
              che eventi storici più generali, legati al controllo di quest'area
              e ai rapporti tra Sicani, Greci e Punici possano avere determinato
              un riassetto del territorio, che ha comportato, se non una
              distruzione violenta, almeno un forte calo nel tenore di vita
              della città. 
              
              Nel IV sec.a.C., probabilmente
              intorno alla metà del secolo, l'abitato di Montagna dei Cavalli,
              visse una nuova, rinnovata fase di florida esistenza. In tutti i
              punti del monte in cui si è scavato è documentata una nuova fase
              edilizia, con l'impianto di nuove costruzioni, realizzate a spese
              delle strutture della fase arcaica, che vennero probabilmente
              dismesse per fare posto ad una generale ristrutturazione
              dell'abitato. 
              Venne eretta una doppia, imponente,cinta muraria , elevando
              una linea fortificata più a valle, a protezione dell'intera città,
              ed un'altra intorno al pianoro superiore dell'acropoli, riservato
              ad edifici prevalentemente di carattere pubblico. 
              A ridosso della cima fu costruito il teatro, segno di una
              città in forte crescita demografica e di benessere economico. Ma
              anche la ricca circolazione di monete, delle principali zecche
              siciliane, e ancora il rinvenimento di diademi dorati dalla
              necropoli, sono un'ulteriore prova concreta di un centro vivo, che
              godeva di una certa autonomia, pur se collocato all'interno di
              un'area, quella della Sicilia occidentale, della cosiddetta
              eparchia punica, e cioè posta in questi decenni e fino alla metà
              del III sec.a.C., nella zona di diretta influenza politica ed
              economica cartaginese. 
              Lo sviluppo e la floridezza della città continuano fino
              alla metà del III sec. a.C. In questa fase, soltanto negli anni a
              cavallo tra la fine del IV e i primissimi decenni del III sec.
              a.C. l'abitato sembra essere stato protagonista di un episodio
              violento, da collegare forse con le imprese di Agatocle o con la
              venuta di Pirro in Sicilia. La città venne definitivamente
              abbandonata intorno alla metà del III sec. a. C. Il centro fu
              probabilmente coinvolto in operazioni militari nell'ambito della I
              guerra punica, forse per i suoi legami con i cartaginesi fu preda
              dell'esercito romano, e in tal caso troverebbe maggiore credito la
              sua identificazione con la città di Hippana, che come racconta
              Polibio venne conquistata dai consoli Aulo Atilio e Caio Sulpicio
              nel 258. 
              Dopo la fine della I guerra punica, nel 241 a.C., caduta
              l'intera Sicilia sotto il controllo di Roma e mutati con la pax
              romana anche le modalità dell'insediamento abitativo della
              Sicilia interna, l'abitato di Montagna dei Cavalli dovette essere
              rapidamente abbandonato, come rivela l'assenza di ceramica e di
              altri reperti successivi a questa data. Solo il rinvenimento di
              due monete, databili una alla fine del III, l'altra al I sec. a.C.,
              costituisce finora il ricordo di una frequentazione del monte
              legata, probabilmente, a fatti sporadici ed occasionali. 
               
                
              
            
              
              La ricerca archeologica ha interessato fino ad ora solo le
              fortificazioni e l'acropoli. Più in particolare per quanto
              riguarda le fortificazioni sono state individuate due cinte
              murarie, una inferiore, lungo il perimetro esterno della città,
              l'altra superiore, costruita a coronamento del pianoro
              dell'acropoli. E' stato messo in luce un lungo tratto della cinta
              inferiore, inoltre dei diversi accessi esistenti lungo questo muro
              ne è stato individuato ed esplorato uno, probabilmente il più
              importante; si tratta di un complesso di strutture relative ad una
              torre addossata alla porta cittadina.   Anche la cinta superiore è stata individuata ed eplorata per
              un lungo tratto e lungo il suo perimetro, presso l'angolo
              nord-orientale dell'acropoli sono stati messi interamente in luce
              i resti di una torre posta a controllo del versante
              settentrionale del monte e a difesa di una piccola via di accesso
              (postierla) all'acropoli. Questa torre, in vita tra la seconda metà
              del IV e la metà del III sec. a. C., era ripartita in 3 vani
              durante una prima fase di vita ed in 5 vani durante la seconda
              fase di vita. 
              
              Sull'Acropoli, inoltre, sono stati
              individuati e messi in luce alcuni edifici; di questi l'Edificio
              B, a probabile destinazione sacra, si trova immediatamente a
              ridosso della cinta muraria superiore quasi sulla cima del monte,
              mentre gli altri edifici riportati alla luce si trovano
              quasi al centro della vasta spianata dell'acropoli. Tra questi è
              di particolare importanza un edificio a pianta circolare.
              Nella parte più alta del versante settentrionale si trova il
              Teatro di cui sono stati solamente individuati fino ad ora i due
              muri di analemmata. 
              I dati sull'impianto urbano e sulle abitazioni di questo
              centro sono estremamente limitati; è possibile ipotizzare una
              sistemazione delle case su terrazze che andavano degradando
              dall'acropoli, lungo i fianchi del monte, fino alla fortificazione
              inferiore, con percorsi e strade che ne collegavano in modo
              organico le varie parti, superando, probabilmente, anche con
              tratti gradinati, i forti dislivelli che caratterizzano ampie
              parti della città. La Necropoli occidentale di Montagna dei
              Cavalli è tristemente nota, da almeno un secolo, per i ripetuti e
              devastanti saccheggi perpetrati da scavatori clandestini, che
              hanno sistematicamente distrutto migliaia di sepolture. L'area
              cimiteriale si estende per una cinquantina di ettari sull'intero
              versante centrale e occidentale della montagna a partire dalla
              fascia immediatamente esterna alla cinta di fortificazione
              inferiore e fino al fondovalle. 
               
             | 
           
          |