Ogni anno fin dal lontano sedicesimo secolo, il 30 novembre i farmacisti palermitani festeggiano il loro patrono, Sant’Andrea apostolo.

Uno di coloro che sono stati i testimoni diretti delle gesta di Gesù Cristo, nonché pietra fondamentale della costruzione della chiesa Cristiana.

Come Sant’Andrea sia divenuto il patrono di questa elogiabile maestranza che anticamente era rappresentata dalla categoria che riuniva i membri del Nobile e Salutifero collegio degli Aromatari di Palermo (gli antichi speziali) che avevano sede presso la chiesa di Sant’Andrea nel vecchio borgo degli Amalfitani, è qui di seguito spiegato.

Gli Amalfitani, che presenziarono a Palermo con la loro comunità di mercanti erano interessati al commercio di panni e di sete. Presenti subito dopo la conquista normanna, spinsero diverse nazioni italiche (Genovesi, Veneziani, Pisani, Lombardi ecc.) a commerciare con i siciliani ed in particolare con i palermitani.

Avevano la loro Loggia all’interno di un vasto perimetro che si estendeva tra il vecchio porto (Cala), l’odierno mercato della Vucciria e la Piazza Imperiale, oggi San Domenico.

Fulcro principale era la Piazza Sant’Andrea, in cui la comunità aveva la sua chiesa nazionale, in cui si venerava l’Apostolo Andrea protettore di Amalfi dove si venera il suo corpo, fatta costruire nel XIII secolo e, divenuta parrocchia ufficiale nel 1281 come attesta un documento testamentario conservato presso l’archivio della Magione di Palermo.

Sant’Andrea fratello di Simon Pietro, nativo di Betsaida in Giordania, fu pescatore, secondo il Vangelo di Giovanni divenne discepolo del Battista ed il primo ad essere chiamato da Gesù, procurandosi per ciò l’appellativo elegante di “primo chiamato”.

Anche lui diverrà “pescatore di uomini” essendo già pescatore di professione e per questo motivo è ufficialmente ritenuto patrono dei pescatori.

Nel Vangelo è indicato diverse volte perché presente in varie occasioni tra cui: nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando con Pietro, Giacomo e Giovanni è sul monte degli Ulivi o quando in compagnia di Filippo presenta Gesù ai Greci, il suo nome è citato nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, per essersi recato insieme a coloro che vanno a Gerusalemme dopo l’Ascensione.

Evangelizzatore in Epiro, Grecia, Macedonia e Asia minore morì martire a Patrasso, torturato e crocifisso, rimase legato per due giorni alla caratteristica croce a X a testa in giù, che la tradizione vuole che divenga la famosa “croce di Sant’Andrea” , predicando fino all’ultimo momento di vita agli astanti del suo supplizio.

Nel 357 le sue reliquie furono trasferite a Costantinopoli e ricomposte e riassettate nella chiesa degli Apostoli dove successivamente vennero trafugate dai navigatori Amalfitani nel 1210 e trasferite ad Amalfi, dove furono composte e sistemate nel duomo.

A Roma nel 1462 vi giunse da Amalfi il cranio che stazionò cinque secoli nella basilica di San Pietro, successivamente il papa Paolo VI restituì alla nazione greca, dove è particolarmente venerato nella Chiesa greca, inoltre è considerato patrono di Svezia e della nazione Russa.

Nella iconografia classica è sempre raffigurato con un corpo tozzo e ignudo, testa calva e barba lunga addossato alla croce decussata rappresentata da due tronchi d’albero incrociati presi come simbolo, a volte il paesaggio presenta l’acqua come mare o altro e quasi sempre è associata una rete da pescatore.

Nel tempio palermitano, scrive Valerio Rosso, nel XVI secolo, nella descrizione delle chiese di Palermo, si trova un reliquiario in argento con un frammento sacro di Sant’Andrea  lo conferma un marmo esistente al suo interno che cita: “Hic manet reliquia Santi Andrea Apostoli”, reliquia che a suo tempo fu consegnata alle autorità ecclesiastiche al momento in cui la congregazione dei farmacisti abbandonò la chiesa per le sue statiche condizioni, oggi di questo reliquiario si dice che sia conservato presso il tesoro della Cattedrale di Palermo.

Venuti meno gli Amalfitani, nella chiesa nel 1346 fu fondata una confraternita che ogni anno per il “Corpus Domini” presenziava alla celebrazione religiosa con un bellissimo fercolo processionale che portava la statua lignea di Sant’Andrea  scultura al momento conservata presso i magazzini del museo Diocesano di Palermo.

La maestranza degli Aromatari in cerca di una sede, il giorno 11 gennaio del 1579, si aggrega a questa confraternita e non sempre furono d’accordo, dopo pochi anni quest’ultimi lasciano la chiesa, anche perché l’edificio che si trovava in condizioni precarie, era bisognevole di costose riparazioni che i confrati non erano in grado di affrontare per le elevate spese, decidendo di cederla al Collegio degli Aromatari che ben presto la ricostruirono con più opportune forme.

La nuova chiesa dall’aspetto autorevole, ancora oggi si presenta come la rinnovarono nel XVI secolo gli Aromatari con la facciata tardo – rinascimentale divisa da due ordini con marcapiano aggettante è delimitato da pilastri laterali in pietra che si completano con due sfere ornamentali, il primo ordine è caratterizzato dalla presenza di tre ingressi di cui il centrale è spalleggiato da due colonne in pietra da taglio, ingentilite da un timpano semicircolare, tre finestre tamponate sempre in pietra arenaria sovrastano gli accessi.

Nel secondo ordine, un alto frontone con timpano triangolare contiene un oculo centrale e, questo è allacciato con volute e lesene.

L’interno, a croce greca, ha la volta sorretta da otto colonne che spartiscono l’ambiente e, portano degli archi a pieno centro, le quattro del quadrilatero centrale sostengono una falsa cupola dipinta su tavole lignee nel XVIII secolo dall’aromataio Giuseppe Quattrosi, è rappresentano un finto prospettico.

L’altare maggiore sovrastato da un timpano che reca un delicato gruppo scultoreo con puttini in stucco, conteneva un interessante quadro di ottima fattura raffigurante la glorificazione di Sant’Andrea dopo il martirio per mezzo della croce obliqua a X che da lui prese il mone, accolto in cielo da angeli e da cherubini, opera attribuita a Giuseppe D’Asaro, detto lo Zoppo di Gangi, attualmente è custodito presso la sede dell’Ordine dei Farmacisti di Palermo dove alcuni anni fa, è stato restaurato.

Alcuni locali limitrofi furono acquistati e inglobati nella struttura della chiesa per creare una canonica per il “Cappellano” e un piccolo ospedale ed una “spezieria” per i poveri del quartiere.

La chiesa fu donata agli aromatari con tutte le sue rendite e concessioni con atto rogato presso il notaio Vincenzo Lo Stagno di Palermo redatto in data 5 ottobre 1607.

In quella occasione gli fu imposte determinate e precise condizioni che con i secoli avvenire gli antichi aromatari e successivamente i nuovi farmacisti a tutto oggi mantengono in nome della loro tradizionale entità.

La più importante è fatto obbligo al collegio degli Aromatari di festeggiare e solennizzare il Santo Patrono Andrea Apostolo, ogni anno il 30 novembre con apparato e musica.

L’apparato, nel nostro tempo è costituito dalla presenza della confraternita, che da maestranza artigianale, nel suo percosso storico ha raggiunto una specifica configurazione di autorevoli professionisti al servizio di chi soffre mali corporali e spirituali.

L’onorare il festeggiamento con la musica è segno di festa ed esaltazione celestiale per glorificare il divino creatore.

“Che non sia mai cambiato alla chiesa il titolo di Sant’Andrea e che li rettori di essa siano sempre: il Console e i consiglieri del Collegio degli Aromatari”.

Attualmente la chiesa versa in condizioni precarie da diversi anni, un progetto di restauro e di attivazione della sede della confraternita è in fase di avviamento. Sarà utilizzata per mostre ed esposizioni.

Lasciti e testamenti andavano a beneficio della congrega che manteneva sia il sito adibito al culto che i confratelli, e il caso del Testamento dell’aromataro Stefano D’Angelo che stabilì che il Collegio doveva mantenere dieci figlie di confratelli nel conservatorio dell’ospedaletto, ubicato nei locali della chiesa e, quando esse andavano a marito, dava loro in dote 25 onze.

I confrati al momento del trapasso potevano usufruire della sepoltura che si trovava all’interno della chiesa ubicata al di sotto del pavimento, la lastra marmorea che la chiudeva recava una data del 30 settembre 1637 e vi era incisa un’iscrizione che avvertiva: nessun farmaco ferma la morte.

La congregazione, nasce come corporazione di mestiere, che è citata solo in un atto del 1579 dove si evince che in quel anno gli Aromatari si incaricarono di portare in processione la statua lignea di Sant’Andrea (“Cilio”) forse per la processione dell’Assunta.

Oggi, fanno parte integrante delle confraternite laicali i cui statuti sono stati emanati dal centro diocesano Palermitano, seguono direttive ben precise per l’ammissione e il mantenimento in vita della congrega.

Amministrati anticamente da un Console e due Consiglieri si dovevano attenere alle norme scritte nei “Capitoli”, dopo diversi anni il titolo di Console fu sostituito con quello di “Rettore” perché la corporazione non sopportava di essere messo alla pari con le maestranze.

I vetusti “Capitoli” del Nobile e Salutifero Collegio degli Aromatari risultano essere i più antichi che si conoscono, essi rimontano al 1407 e, riformati diverse volte nei secoli successivi.

L’archivio del Nobile collegio degli Aromatari da tempo si è purtroppo in gran parte disperso per via dei frequenti cambiamenti di sede, resti di questo glorioso monumento rimangono conservati al Museo Diocesano di Palermo.

La loro residenza amministrativa resta attualmente “il Collegio” che si avvale degli iscritti alla categoria dei farmacisti curandone le relative questioni dell’ordine, inoltre i praticanti “cristiani” si iscrivono alla congregazione.

Non portano un abitino particolare per la loro distinzione, ma si possono definire una congregazione di spirito, in quanto hanno perso il diritto di “vara”.

Solennizzano il loro momento eucaristico la domenica in un tempio della città di Palermo in attesa di ritornare presso la loro antica sede, che ancora oggi rimane di loro proprietà.

Anche i futuri farmacisti palermitani ogni anno festeggiano Sant’Andrea  presso la facoltà di farmacia alla presenza del preside e dal Rettore del Nobile Collegio dei farmacisti si ripercorrono le antiche vicende che hanno travagliato questa categoria e come vuole la tradizione e come è attestato nel rogato del 1607 stipulato in Palermo dal notaio Lo Stagno, bisogna festeggiare il patrono Sant’Andrea con “apparato e musica”.

Per questa occasione dopo aver ripercorso le origini di questa professione e l’istituzione della facoltà, la musica sarà la protagonista di una serata danzante.

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